Climate Change: PMI, Assicurazioni e Protection Gap

Il cambiamento climatico rappresenta una delle sfide più pressanti e universali del nostro tempo, i cui segnali - che si manifestano prevalentemente attraverso fenomeni meteorologici estremi, l’innalzamento del livello del mare, la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi terrestri e marini - sono sempre più tangibili e ricorrenti nella vita quotidiana. Tali eventi, sempre più imprevedibili e di magnitudo elevata, portano impatti significativi sul settore agricolo, sulle industrie, sulla logistica e sulla produzione energetica, e di rimando sull’offerta dei servizi ai cittadini (turismo, commercio, sanità, trasporti) anche nel contesto italiano. In alcune circostanze, tali eventi possono causare gravi conseguenze sull'economia e sulla struttura sociale delle regioni coinvolte. Negli ultimi anni sono emerse, quindi, esigenze preminenti di protezione contro rischi derivanti dal Climate change che hanno messo in discussione i meccanismi dei sistemi assicurativi contemporanei e stimolato un ripensamento delle dinamiche di risposta degli operatori in tutti i settori economici.

L'Italia, Paese fortemente interessato dalle dinamiche di cambiamento climatico, risente in questo senso dell’esigenza di affrontare la questione della resilienza del proprio sistema produttivo con particolare determinazione. Tuttavia, l’elevata esposizione a tali rischi richiede risposte politico-normative complesse a livello nazionale, europeo e internazionale, che implicano delicati compromessi e richiedono significative riallocazioni di risorse. In questo contesto, le compagnie assicurative possono assumere un ruolo ancor più rilevante, offrendo prodotti personalizzati, equi e rispondenti alle esigenze del pubblico, comunicando in maniera efficace e interagendo con i clienti in modo trasparente e tempestivo; a tale ruolo deve essere però associata una maggiore consapevolezza degli operatori di mercato rispetto agli strumenti a disposizione, e uno sforzo di miglioramento continuo della cultura della prevenzione del rischio.

1.1 Analisi delle dinamiche di Climate Change

Dal 1995, anno in cui si è svolta la prima Conferenza delle Parti (in inglese Conference of the Parties, COP) ad oggi, il tema della lotta al cambiamento climatico ha acquisito una rilevanza crescente, con un’attenzione sempre più marcata negli ultimi anni: è in continuo aumento, infatti, la consapevolezza di quanto sia importante regolamentare l’azione di imprese, intermediari finanziari e attori economici nell’ottica di garantire il corretto funzionamento delle filiere produttive e la correlata stabilità del sistema finanziario.
Negli ultimi cinquant'anni, il sistema climatico globale ha subito cambiamenti significativi ed evidenti; governi e istituzioni, affiancati dalla comunità scientifica, si stanno rendendo conto delle urgenti realtà derivanti dal cambiamento climatico. Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), comitato di esperti provenienti da tutto il mondo organizzato dalle Nazioni Unite, ha concluso che le emissioni antropiche in atmosfera sono aumentate criticamente dall'era preindustriale, trainate in gran parte dalla crescita economica e demografica, portando ad un aumento delle concentrazioni di gas serra senza precedenti, le quali sono state identificate come la causa dominante del riscaldamento globale osservato a partire dalla metà del ventesimo secolo[1].
 
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1. Introduzione al cambiamento climatico e ai rischi per le imprese

Il cambiamento climatico rappresenta una delle sfide più pressanti e universali del nostro tempo, i cui segnali - che si manifestano prevalentemente attraverso fenomeni meteorologici estremi, l’innalzamento del livello del mare, la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi terrestri e marini - sono sempre più tangibili e ricorrenti nella vita quotidiana. Tali eventi, sempre più imprevedibili e di magnitudo elevata, portano impatti significativi sul settore agricolo, sulle industrie, sulla logistica e sulla produzione energetica, e di rimando sull’offerta dei servizi ai cittadini (turismo, commercio, sanità, trasporti) anche nel contesto italiano. In alcune circostanze, tali eventi possono causare gravi conseguenze sull'economia e sulla struttura sociale delle regioni coinvolte. Negli ultimi anni sono emerse, quindi, esigenze preminenti di protezione contro rischi derivanti dal Climate change che hanno messo in discussione i meccanismi dei sistemi assicurativi contemporanei e stimolato un ripensamento delle dinamiche di risposta degli operatori in tutti i settori economici.

L'Italia, Paese fortemente interessato dalle dinamiche di cambiamento climatico, risente in questo senso dell’esigenza di affrontare la questione della resilienza del proprio sistema produttivo con particolare determinazione. Tuttavia, l’elevata esposizione a tali rischi richiede risposte politico-normative complesse a livello nazionale, europeo e internazionale, che implicano delicati compromessi e richiedono significative riallocazioni di risorse. In questo contesto, le compagnie assicurative possono assumere un ruolo ancor più rilevante, offrendo prodotti personalizzati, equi e rispondenti alle esigenze del pubblico, comunicando in maniera efficace e interagendo con i clienti in modo trasparente e tempestivo; a tale ruolo deve essere però associata una maggiore consapevolezza degli operatori di mercato rispetto agli strumenti a disposizione, e uno sforzo di miglioramento continuo della cultura della prevenzione del rischio.

1.1 Evoluzione e analisi delle dinamiche in materia di Climate Change

Dal 1995, anno in cui si è svolta la prima Conferenza delle Parti (in inglese Conference of the Parties, COP) ad oggi, il tema della lotta al cambiamento climatico ha acquisito una rilevanza crescente, con un’attenzione sempre più marcata negli ultimi anni: è in continuo aumento, infatti, la consapevolezza di quanto sia importante regolamentare l’azione di imprese, intermediari finanziari e attori economici nell’ottica di garantire il corretto funzionamento delle filiere produttive e la correlata stabilità del sistema finanziario.
Negli ultimi cinquant'anni, il sistema climatico globale ha subito cambiamenti significativi ed evidenti; governi e istituzioni, affiancati dalla comunità scientifica, si stanno rendendo conto delle urgenti realtà derivanti dal cambiamento climatico. Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), comitato di esperti provenienti da tutto il mondo organizzato dalle Nazioni Unite, ha concluso che le emissioni antropiche in atmosfera sono aumentate criticamente dall'era preindustriale, trainate in gran parte dalla crescita economica e demografica, portando ad un aumento delle concentrazioni di gas serra senza precedenti, le quali sono state identificate come la causa dominante del riscaldamento globale osservato a partire dalla metà del ventesimo secolo[1]. Le temperature che si registrano ad oggi sono di almeno 1°C al di sopra dei livelli preindustriali e, secondo gli studi dell’IPCC, qualora le emissioni continuino a salire nel breve-medio termine (orizzonte 2040), è probabile che il riscaldamento globale raggiunga oltre +1,5°C anche nello scenario emissivo più positivo, fino a picchi oltre il 4,4°C per uno scenario molto alto[2]. Ciò causerebbe cambiamenti di lunga durata in tutte le componenti del sistema climatico, aumentando la probabilità di impatti gravi, pervasivi e irreversibili per persone ed ecosistemi. Dall’analisi integrata degli scenari climatici per l’Italia[3] emerge che i cambiamenti climatici sono un elemento determinante sui fattori di rischio, a volte facendone emergere di nuovi, a volte amplificando quelli già esistenti in una realtà di per sé critica, interessando direttamente molti settori socioeconomici quali, ad esempio, agricoltura e foreste, salute, dissesto geo-idrologico, risorse idriche.

In questo contesto emergenziale, l'Unione Europea svolge un ruolo chiave nel promuovere azioni concrete per affrontare il cambiamento climatico e nel plasmare il quadro normativo globale attraverso le sue politiche e regolamentazioni. La risonanza degli effetti derivanti dal cambiamento climatico impone, altresì, ai Paesi di tutto il mondo un elevato livello di collaborazione, che nel 2015 con gli Accordi di Parigi, si è concretizzato nella ratifica di obiettivi ambiziosi nell’ottica di limitare il riscaldamento globale. Questi accordi internazionali hanno rappresentato il primo passo orientato alla creazione di un piano d'azione per ridurre il riscaldamento globale e perseguono l’obiettivo di limitare ben al di sotto di 2°C il riscaldamento medio globale rispetto al periodo preindustriale, puntando a un aumento massimo pari a 1,5 gradi e mirando a orientare i flussi finanziari verso uno sviluppo a basse emissioni di gas serra.

In linea con questo impegno, l'UE ha presentato la sua strategia di lungo termine per la riduzione delle emissioni climalteranti, varando un piano ambizioso che mira a far diventare l’Europa il primo continente a impatto climatico zero. Lo strumento atto a realizzare questa profonda trasformazione è il cosiddetto Green Deal Europeo (GDE), un insieme di iniziative politiche sottoscritto da tutti i 27 Stati membri che costituisce una priorità strategica per la Commissione Europea e abbina gli obiettivi di sviluppo verso un’economia decarbonizzata, agli obiettivi di sostenibilità climatica tramite un piano di riduzione delle emissioni di gas serra, puntando alla neutralità carbonica entro il 2050.

Una tale ambizione necessita l’imposizione di una serie di obiettivi intermedi, tra cui la riduzione di almeno il 55% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030, oltre che una serie di iniziative che consentano di stimolare l’industria verso la leadership in nuovi settori ad alto contenuto tecnologico.

Per quanto concerne il panorama normativo italiano, il legislatore nazionale ha dato seguito agli obiettivi fissati dalla Commissione Europea tramite la Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC), che ha identificato 18 settori strategici, i relativi impatti, e le azioni per l’adattamento. L’Italia ha successivamente iniziato il processo di definizione di un piano che realizzasse gli obiettivi programmatici della SNAC. È stato così sviluppato il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), approvato nel dicembre 2023, il quale riconosce che l’adattamento debba essere affrontato a livello locale, in quanto gli impatti possono essere differenti in base alle condizioni climatiche (l’Italia, per conformazione, ospita infatti climi molto diversi), ai differenti beni esposti e alle diverse traiettorie di sviluppo locale. L’obiettivo è quello di offrire uno strumento di indirizzo per la pianificazione e l’attuazione delle azioni di adattamento più efficaci nel territorio italiano, in relazione alle criticità riscontrate e alla vulnerabilità territoriale, e per l’integrazione dei criteri di adattamento nelle procedure e negli strumenti di pianificazione esistenti.

In aggiunta alla messa a terra delle normative europee tramite la redazione di piani nazionali in risposta al Climate change, nel dicembre 2023 in Italia è stata approvata la nuova Legge di Bilancio che introduce una declinazione specifica per le piccole medie imprese, in merito alle azioni da intraprendere nell’ottica di salvaguardare l’impresa italiana dai rischi catastrofici. In questo contesto nasce infatti per le imprese con sede legale in Italia (e quelle aventi sede all’estero con stabile organizzazione in Italia) l’obbligo di stipulare un contratto per la protezione da rischi catastrofali entro il 31 dicembre 2024 (dal quale vengono però esentate le imprese agricole)[4]. I contratti assicurativi obbligatori per la nuova legge dovranno coprire terreni, fabbricati, impianti, macchinari, attrezzature industriali e commerciali da danni derivanti da calamità naturali o eventi catastrofali avvenuti sul territorio italiano. Questa novità si configura come un’importante svolta nelle modalità di gestione e prevenzione dei rischi da calamità naturali nel nostro Paese.

1.2 Analisi dei rischi climatici nel reporting aziendale

Analizzare e comprendere il sistema di rischi e opportunità a cui gli operatori economici possono essere soggetti è un esercizio complesso ma fondamentale per la strategia aziendale. Tale affermazione è oltremodo valida per quanto concerne le dinamiche di cambiamento climatico, che possono essere prese come cartina tornasole della maturità del reporting di sostenibilità di un’azienda.

In generale, il rischio è la probabilità che un evento causi danni economici. Con specifico riferimento al Climate change, il rischio rappresenta la possibilità di perdite economiche dovute a fenomeni naturali, come costi di riparazione, mancati guadagni o interruzioni di servizio. La valutazione del rischio si basa su diversi fattori, tra cui rileva citare:

●     pericolosità: la probabilità che si verifichi un evento naturale, indipendentemente dai danni economici che potrebbe causare. Ad esempio, la probabilità di un'inondazione in un'area specifica;

●     vulnerabilità: la predisposizione di un asset a subire perdite economiche in seguito a un evento naturale. Ad esempio, un edificio con una copertura leggera potrebbe essere più vulnerabile a una tromba d'aria rispetto a uno con una struttura più solida;

●     esposizione: le caratteristiche intrinseche di un bene che determinano l'entità delle potenziali perdite economiche (l'ubicazione, il valore del bene esposto).

La combinazione di questi tre fattori, che a seconda delle specificità possono essere integrati da altri elementi, fornisce una stima accurata del rischio e al contrario, una valutazione basata su un solo fattore non sarà esaustiva.

Date quindi le molteplici sfide e rischi associati al cambiamento climatico che possono influenzare le attività delle imprese italiane, è diventato sempre più importante definire il quadro di rappresentazione dei presidi a copertura dei potenziali impatti. L'iniziativa internazionale più significativa riguardante la rendicontazione dei rischi legati ai cambiamenti climatici è la Task Force on Climate-related Financial Disclosure (TCFD[5]), istituita sotto la guida del Financial Stability Board. La TCFD mira a facilitare la diffusione di informazioni sui rischi finanziari derivanti dai cambiamenti climatici, promuovendo così un'allocazione più efficiente delle risorse, basata su informazioni complete per migliorare la resilienza del sistema finanziario.  La Task Force ha definito, ai fini divulgativi, due macrocategorie di rischi legati ai cambiamenti climatici:

●     rischi fisici: questi rischi implicano costi economici e finanziari associati alle perdite causate dalla crescente gravità e frequenza di eventi meteorologici estremi legati al cambiamento climatico, così come ai cambiamenti progressivi del clima in un'ottica di lungo termine. Questi possono includere variazioni delle precipitazioni, estrema variabilità del tempo, acidificazione degli oceani e aumento della temperatura media.

○     Il rischio fisico può essere classificato in due categorie principali: acuto e cronico. Il rischio acuto è causato da eventi estremi e repentini, come siccità, alluvioni e tempeste, che possono avere effetti immediati e gravi sulle attività aziendali. D'altra parte, il rischio cronico è provocato da mutamenti progressivi nel clima, come l'aumento delle temperature, l'innalzamento del livello del mare, lo stress idrico, la perdita di biodiversità, il cambio di destinazione dei terreni, la distruzione degli habitat e la scarsità di risorse.

○     Questi rischi possono avere conseguenze dirette, come danni materiali o una diminuzione della produttività, oppure indirette, come l'interruzione delle catene di approvvigionamento e produttive. È essenziale per le aziende comprendere e gestire entrambe queste categorie di rischio fisico per garantire la loro resilienza e sostenibilità di fronte alle sfide del cambiamento climatico;

●     rischi di transizione: questi rischi si riferiscono al processo di adeguamento verso un'economia a basse emissioni di carbonio. Poiché le emissioni devono essere ridotte per prevenire ulteriori cambiamenti climatici, il processo di riduzione delle emissioni avrà probabilmente un impatto significativo su tutti i settori dell'economia, con conseguenti impatti finanziari. Mentre è auspicabile un'azione urgente, una transizione improvvisa potrebbe avere conseguenze sulla stabilità finanziaria e sull'economia nel complesso.

Analizzando questa cornice, è semplice comprendere la rilevanza delle analisi e Disclosure relative ai rischi nel panorama strategico aziendale. In questo senso, i rischi climatici finiscono per essere uno dei driver che influenzano in senso più ampio la struttura del reporting di sostenibilità. I nuovi Standard europei sul rapporto di sostenibilità[6] (ESRS), in linea con la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), prevedono che a perimetrare i contenuti della Disclosure sia una analisi di materialità, che indaga:

●       la sfera inside-out (materialità d'impatto): gli impatti che le azioni e le politiche di un'azienda possono avere sull'ambiente e sulla società;

●       la sfera outside-in (materialità finanziaria): l'analisi di come i fattori ESG possono influenzare la stabilità finanziaria e operativa di un'organizzazione. Ad esempio, i cambiamenti climatici possono rappresentare un rischio finanziario se in grado di danneggiare gli impianti di produzione o influenzare la catena di approvvigionamento[7].

Con riferimento alla maturità del mercato nazionale, ad esempio, è interessante evidenziare come la percezione dei rischi fisici da parte delle imprese italiane sia superiore rispetto a quella registrata a livello europeo. Secondo una recente indagine della Banca Europea per gli Investimenti[8], infatti, il 25% delle imprese della penisola italiana ritiene che i cambiamenti climatici e le trasformazioni della normale ciclicità metereologica abbiano un impatto rilevante sulle proprie attività (19% il dato medio europeo). A dispetto di ciò, tuttavia, delle oltre 1 milione di aziende agricole attive in Italia, solo circa il 9% risultava assicurato contro i rischi climatici nel 2023. È significativo notare che in termini di valori assicurati (8,9 miliardi di euro) tali polizze coprono poco meno di un quarto del valore totale della produzione del settore primario, segno che sono per lo più le imprese più grandi ad assicurarsi[9]. Questo indica una bassa copertura assicurativa nel settore, nonostante l'alto livello di esposizione agli eventi meteorologici avversi. Gli imprenditori italiani si trovano, dunque, a fronteggiare una serie di rischi derivanti dai cambiamenti climatici, inclusi eventi come grandinate, gelate e siccità, che possono influenzare in modo significativo la produzione e i risultati economici. In particolare, l'aumento delle temperature e l'alterazione dei regimi delle precipitazioni stanno contribuendo a rendere l'attività agricola ancora più soggetta a incertezze e rischi.

In questo contesto, il settore assicurativo svolge un ruolo importante, consentendo agli imprenditori di trasferire parte del rischio associato alle attività agricole alle compagnie assicurative. Nonostante ciò, esistono delle limitazioni alla copertura assicurativa nel settore agricolo italiano. Le asimmetrie informative e il rischio sistemico possono ostacolare l'accesso delle imprese ad adeguate forme di copertura assicurativa. Pertanto, è necessario un impegno congiunto da parte di regolatore, categorie di settore e compagnie assicurative per sviluppare soluzioni efficaci che possano garantire la resilienza dei settori più esposti - quali quello agricolo, il manifatturiero e la logistica - di fronte alle sfide ambientali in evoluzione, considerate anche le nuove tendenze di disciplina e normativa introdotti o emergenti.

2. Sfide, impatti e rischi del cambiamento climatico

Le sfide poste dal cambiamento climatico richiedono un ripensamento globale delle pratiche commerciali e finanziarie. Per le imprese, ciò implica non solo una revisione dei modelli di business esistenti ma anche l'innovazione e lo sviluppo di prodotti e servizi eco-sostenibili. Questo cambiamento di paradigma può aprire nuove opportunità di mercato e stimolare la crescita economica verde, riducendo al contempo l'impronta ecologica dell'attività umana.

Gli intermediari finanziari, da parte loro, hanno già da tempo avviato l’integrazione dei rischi climatici nelle loro valutazioni, premiando le aziende che mitigano i rischi di sostenibilità a cui sono esposti. La crescente importanza degli investimenti ESG testimonia questo cambiamento, con investitori sempre più attenti all'impatto ambientale delle loro scelte di investimento. Le istituzioni governative e internazionali giocano un ruolo chiave nell'orientare questa transizione, attraverso la formulazione di politiche, incentivi e regolamentazioni che promuovono la sostenibilità ambientale. L'implementazione di tasse sul carbonio, l'impegno verso obiettivi di riduzione delle emissioni e il sostegno a tecnologie pulite sono esempi di come i governi possano indirizzare l'economia verso una maggiore sostenibilità.

Tuttavia, la transizione verso un'economia sostenibile presenta delle sfide significative. Le imprese devono affrontare i costi iniziali dell'adattamento ai nuovi standard ambientali, mentre i mercati finanziari devono navigare l'incertezza legata ai cambiamenti normativi e alle fluttuazioni dei prezzi delle energie rinnovabili. Questo richiede strategie di gestione del rischio sofisticate e una pianificazione attenta per minimizzare gli impatti negativi e massimizzare le opportunità. Le compagnie assicurative emergono come partner cruciali in questo contesto, offrendo prodotti che permettono di gestire e mitigare i rischi climatici. Polizze multirischio, assicurazioni contro eventi estremi e soluzioni finanziarie innovative possono aiutare le imprese a proteggere il valore dei beni strumentali e garantire la continuità operativa di fronte a disastri naturali e altri impatti del cambiamento climatico.

2.1 L'importanza del settore assicurativo e il concetto di Protection Gap

Il comparto assicurativo, già da tempo ha assunto consapevolezza del ruolo e della responsabilità che la sua azione ha per la transizione verso un’economia ecosostenibile, a bassa emissione di carbonio. Il tradizionale contributo del settore assicurativo allo sviluppo economico è duplice:

●     in veste di settore professionale in grado di offrire coperture ai rischi cui sono tipicamente esposte le imprese e le famiglie;

●     e nella figura di supporto agli investitori istituzionali, con la crescente responsabilità nel sostenere la transizione tramite politiche di investimento che includono la valutazione dei rischi in ottica di sostenibilità ambientale.

L'assicurazione legata al cambiamento climatico può essere uno strumento chiave per gestire il rischio finanziario, consentendo alle imprese di riprendersi dai disastri, riducendo la loro vulnerabilità e promuovendo la loro resilienza. Costruire dunque un modello di governance che preveda l’adozione di meccanismi assicurativi di natura pubblico-privata, oltre che ridurre l’onere di pagamento delle perdite che ricadrebbero in gran parte sui singoli cittadini o sui governi, con un impatto significativo sui bilanci pubblici, favorirebbe la crescita dell’attenzione e della conoscenza dei rischi legati al cambiamento climatico, innescando così comportamenti di prevenzione, tutela e adattamento.

Alla luce del cambiamento climatico, l'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA) ha espresso la propria volontà di monitorare che sia garantita l'accessibilità delle coperture assicurative per catastrofi naturali e che la diffusione delle polizze raggiunga standard elevati su tutto il territorio dell’Unione, sia in termini di capillarità e che di personalizzazione delle polizze.

In questo contesto l’Italia risulta, per caratteristiche geomorfologiche e idriche, un’area ad elevata pericolosità in cui il cambiamento climatico, con l’aumento delle precipitazioni invernali e della siccità estiva, sta accrescendo la frequenza delle alluvioni improvvise (flash floods) e dei danni meteo-idraulici. Nell’ottica di incrementare le misure "cautelative" da parte delle imprese, riguardanti la sottoscrizione di polizze, l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS) sta lavorando al fine di ridurre il “gap di consapevolezza” in merito all’educazione assicurativa, in modo tale da garantire che cittadini e imprese abbiano a disposizione i migliori strumenti per poter affinare la loro conoscenza dei rischi ambientali e di prodotti assicurativi in grado di fronteggiarli. L’IVASS ha infatti stabilito già dal 2019 una serie di obiettivi[10] che mirano a:

●     migliorare la consapevolezza di cittadini e aziende sull’esistenza e l’intensità dei rischi e sulle possibili conseguenze sul patrimonio (es. abitazione, capannoni industriali) o sulla sostenibilità del business;

●     diffondere la conoscenza di base degli strumenti assicurativi in grado di trasferire e mitigare gli effetti negativi conseguenti a una calamità naturale, unitamente a dettagli sui loro meccanismi di funzionamento (franchigie/scoperti) che possono incidere sull’entità del rischio trasferito e quindi sull’ammontare del premio;

●     far comprendere che la massima efficacia in termini di protezione si ottiene quando si adottano efficaci misure di prevenzione, a livello territoriale o di singoli beni e infrastrutture (argini, rispetto dei piani urbanistici, costruzioni e ristrutturazioni a norma, serre climatizzate, ecc.), in grado di mitigare il rischio “residuo” e per questa via contenere il premio assicurativo e in generale ottenere il miglior risultato in termini di resilienza.

L’esistenza di un ampio gap di protezione (“Insurance protection gap”), che esprime la differenza tra il livello di assicurazione (misurato dalle perdite assicurate) e l’importo delle perdite economiche, dimostra la necessità dell’ampliamento delle coperture assicurative. Attualmente nell'Unione Europea le catastrofi naturali nel 2023 hanno provocato danni per 280 miliardi di dollari, di cui solo 108 miliardi coperti dalle assicurazioni.[11] Solo il 35% dei danni totali causati da eventi meteorologici e climatici estremi in tutta Europa è assicurato. Quota consistente del 65% di perdite economiche non assicurate per eventi legati al clima è riconducibile a operatori italiani, con l’Italia che misura il punteggio totale più alto di gap di protezione assicurativa per le catastrofi naturali[12]. Ciò è dovuto al fatto che il nostro paese presenta rischi elevati (inondazioni costiere, terremoti, alluvioni, incendi e tempeste di vento) e una penetrazione assicurativa molto bassa. In particolare, come evidenziato dalla dashboard dell’EIOPA, il terremoto è il rischio catastrofico più elevato in Italia in termini di frequenza e gravità e l'attuale gap di protezione è criticamente rilevante per gli eventi sismici e deve essere monitorato per le alluvioni[13].

L'assicurazione contro eventi legati al cambiamento climatico può aiutare a mitigare gli effetti macroeconomici negativi delle catastrofi in diversi modi. In primo luogo, consente all'economia di riprendersi più rapidamente, fornendo tempestivamente i fondi necessari per la ricostruzione e limitando il periodo di minore produzione. Può aumentare la resilienza, migliorando la comprensione e la valutazione dei rischi legati al cambiamento climatico e promuovendo misure di riduzione del rischio. Consente infine la mutualizzazione dei rischi e il loro trasferimento a compagnie assicurative private, che possono incentivare l’adozione di buone pratiche di resilienza[14].

2.2 Le principali strategie di risposta alle vulnerabilità aziendali

Le assicurazioni offrono i propri servizi a piccoli e medi imprenditori non solo per la protezione finanziaria contro i danni causati da eventi climatici estremi, ma più in generale per ottenere un supporto nella gestione complessiva dei rischi. Un’impresa dovrebbe considerare seriamente la sottoscrizione di un’assicurazione verso eventi catastrofici per diverse ragioni:

●     tutela del patrimonio aziendale: calamità naturali, come terremoti, alluvioni, uragani, possono causare danni devastanti alle strutture aziendali e alle attrezzature. Un’assicurazione eventi catastrofici può coprire questi danni, consentendo all’impresa di ripristinare rapidamente le operazioni senza subire gravi perdite finanziarie.

●     continuità operativa: certi eventi imprevisti possono interrompere le operazioni aziendali per periodi prolungati e generare delle perdite economiche rilevanti.

●     riduzione del rischio finanziario: le catastrofi possono comportare costi di riparazione o d’intervento significativi, nonché perdita di beni, attrezzi e strutture per danni indiretti. Senza copertura assicurativa l’impresa potrebbe dover affrontare tali spese direttamente dal proprio bilancio, mettendo a rischio la stabilità finanziaria.

●     conformità contrattuale: in alcuni casi i partner commerciali, i fornitori o le istituzioni finanziarie richiedono che un’impresa abbia specifiche assicurazioni da eventi catastrofali come condizione contrattuale. La mancata conformità a tali requisiti potrebbe comportare la perdita di opportunità commerciali o finanziarie. Avere questo tipo di coperture può inoltre aumentare la percezione di “affidabilità” agli occhi dei diversi stakeholder, dimostrando che l’azienda è attenta alla gestione del rischio e che è pronta ad affrontare situazioni impreviste.

In quest’ottica le assicurazioni offrono una gamma di prodotti e servizi progettati appositamente per mitigare i rischi climatici e fornire una sicurezza finanziaria in caso di catastrofi naturali. Tra i principali aspetti che i piccoli e medi imprenditori si aspettano dalle assicurazioni vi è la possibilità di trovare soluzioni personalizzate e flessibili, in grado di adattarsi alle specifiche esigenze della propria attività e del contesto ambientale in cui opera. In termini di rischio, possiamo discriminare tre grandi categorie di polizze:

●     monorischio: anche dette single risk, sono le polizze più diffuse, che coprono i danni derivanti da un solo evento dannoso, non prevedibile, (ad esempio una pesante grandinata o anche eventi più dilazionati nel tempo come un periodo di prolungata siccità);

●     pluririschio: anche dette polizze di rischio combinato, uniscono in un solo contratto assicurativo più garanzie che, altrimenti, richiederebbero la stipula di separate polizze. L'obiettivo è quello di fornire una soluzione assicurativa più completa, semplificata ed economica, che possa coprire una gamma più ampia di eventualità senza la necessità per l'assicurato di gestire più polizze. Le polizze pluririschio sono focalizzate rispetto a target settoriali, e seguono tendenzialmente modelli standardizzati adatti a specifici gruppi di assicurati;

●     multirischio: ulteriore categoria che combina in un unico contratto assicurativo più garanzie che, altrimenti, richiederebbero la stipula di separate polizze, fornendo una soluzione assicurativa più completa, semplificata ed economica. Le polizze multirischio offrono un livello molto elevato di personalizzazione e flessibilità, sono adatte per coprire un'ampia gamma di rischi in modo dettagliato e specifico e tengono conto, eventualmente, anche della compromissione della qualità del prodotto offerto dall’impresa. Essendo legate a parametri statistici come perdite di produzione basate sulle performance storiche delle imprese assicurate, le imprese assicurative che dispongono di informazioni contestuali relative, ad esempio, alle manifestazioni degli eventi, possono veder garantito un maggior grado di tutela per quanto concerne la valutazione degli indennizzi.

Per quanto concerne l’oggetto delle polizze, come intuibile esso è fortemente customizzato sui settori e le industry di riferimento. Con specifico riferimento al settore agricolo, ad esempio, gli imprenditori hanno accesso a polizze che garantiscono la copertura di specifici prodotti derivanti dalle proprie coltivazioni, garantendo un elevato grado di specificità della protezione che può essere estesa a più prodotti (polizze assicurative multiprodotto) e a più eventi catastrofali (multi-evento).

A titolo di esempio, si riportano alcune tra le principali polizze Corporate disponibili sul mercato suddivise per oggetto, con l’obiettivo di fornire una sintesi non esaustiva della varietà di prodotti disponibili sul mercato considerando anche la possibilità di declinazione sul contesto e sul settore di riferimento e di combinazione tra le diverse coperture - fino all’estremo delle cosiddette polizze “all risks.

Danni da catastrofi naturali Questa polizza copre i danni diretti a edifici, attrezzature e inventario causati da eventi come terremoti, inondazioni, uragani e altri disastri naturali. È particolarmente importante per le imprese situate in aree esposte a rischi climatici specifici.
Interruzione di attività Polizza che compensa l'impresa per la perdita di reddito e le spese fisse sostenute durante la chiusura temporanea dell'attività a causa di danni causati da eventi climatici estremi. Questo può aiutare un'impresa a mantenere la solvibilità finanziaria mentre riprende le operazioni.
Responsabilità civile Utile in caso l'azienda venga ritenuta responsabile per danni a terzi causati da eventi climatici estremi, come danni causati da detriti o da crolli strutturali durante una tempesta. Questa tipologia di assicurazione include tipicamente la copertura per spese legali e risarcimenti.
Responsabilità ambientale Polizza che tutela le aziende da reclami per danni ambientali o inquinamento che possono essere aggravati dal cambiamento climatico.
Catena di fornitura Polizza che copre le perdite economiche dovute all'interruzione della catena di fornitura causata da eventi climatici, come inondazioni o tempeste che colpiscono i fornitori o i canali di logistica, trasporto e distribuzione.
Polizze parametriche Polizze che forniscono un pagamento automatico basato sul verificarsi di un evento climatico predefinito che supera una certa soglia, come l'intensità di un uragano o il livello di precipitazioni. Questo tipo di assicurazione può offrire una rapida liquidità per la ripresa post-disastro.

 

Ulteriore elemento che rileva citare in questa sede è come i gruppi assicurativi più virtuosi definiscano i propri premi anche considerando positivamente iniziative volte a ridurre le emissioni, come interventi di efficientamento energetico degli edifici o l’acquisto di veicoli elettrici. Anche se tali azioni non garantiscono direttamente la protezione degli asset dai cambiamenti climatici, la loro adozione solitamente riflette una maggiore consapevolezza del rischio da parte degli assicurati, il che indirettamente ne riduce la vulnerabilità. In questo senso, l’introduzione di premialità correlate alle strategie di adattamento adottate dalle imprese sembra essere una strada percorribile che alcune compagnie assicurative stanno già esplorando.

Poiché tutte queste polizze possono variare ampiamente a seconda della geografia, del tipo di rischio, e dell'entità della copertura, scegliere la giusta combinazione di copertura assicurativa richiede una valutazione accurata dei rischi specifici legati al clima che un'impresa può affrontare, in base alla sua ubicazione, settore di attività e altre variabili. Questi strumenti non solo garantiscono un maggiore livello di protezione per le PMI ma contribuiscono anche a promuovere una cultura aziendale orientata alla sostenibilità e alla responsabilità sociale.

Al fine di comprendere appieno le strategie di risposta alle vulnerabilità aziendali, soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI), è essenziale considerare l'impatto dei rischi climatici e le azioni che possono essere intraprese per mitigarli. Di seguito, viene presentata una tabella con possibili approcci da adottare in risposta ai rischi climatici:

Le principali strategie di risposta delle PMI ai rischi climatici
Rischio Esempio pratico Esempio di strategia di risposta delle PMI
Rischio fisico acutoAlluvione in un'area a rischio Acquisizione di una polizza assicurativa contro danni da alluvione, o altri eventi climatici ad essa connessi (es. frane). Implementazione di misure di mitigazione del rischio come sbarramenti anti-alluvione o sistemi di allarme tempestivo nell’ottica di eventuali sconti sui premi concessi dalle società assicurative in caso di adeguamento delle infrastrutture agli eventi catastrofali legati al Climate change.
Rischio fisico acutoVento forte, bufera o tornado Adozione di un’assicurazione parametrica, in grado di considerare la probabilità che si verifichi l’evento dannoso. Così facendo l’assicurato, al verificarsi del sinistro, non è tenuto a fornire prova del danno occorso, venendo allo stesso offerto un indennizzo prestabilito parametrato sulla probabilità dell’evento e su specifici indicatori relativi a livelli prestabiliti di velocità del vento, con conseguente maggiore celerità e certezza nella liquidazione nell’ipotesi di evento dannoso. Tale strumento consente di evitare eventuali dispute sull’entità dei danni e controversie riguardanti la definizione della copertura offerta dalla polizza.
Rischio fisico cronicoInquinamento delle risorse idriche Sottoscrizione di un’assicurazione per la responsabilità civile, contro il rischio di contaminazione dell'acqua e delle risorse naturali e/o adozione di pratiche di gestione ambientale. Taluni eventi catastrofali possono causare il trasporto di inquinanti dai suoli, dalle strade e dalle strutture industriali verso i corpi idrici, aumentando l'inquinamento dell'acqua e causando un danno alle imprese che utilizzano l’acqua nei processi produttivi. Tramite l’adozione di questa tipologia di assicurazione l’impresa si tutela da eventuali danni, in assenza di dolo o eventuali responsabilità personali, arrecati ai clienti o alle imprese commerciali la cui attività ne dipende, sollevandola da spese legali e risarcimenti.
Rischio di transizioneAdozione di politiche più rigorose sull'uso delle risorse idriche La sottoscrizione di un’assicurazione per la catena di fornitura garantisce la copertura da eventuali danni derivanti dall’interruzione dei rapporti commerciali con i fornitori di beni e servizi o da ritardi nella produzione o interruzioni delle forniture. L'adesione rapida ad eventuali normative sull'uso sostenibile delle risorse idriche risulta essenziale per preservare il regolare funzionamento delle operazioni e proteggere la reputazione aziendale, ma potrebbe tuttavia inficiare sull’operatività di un’impresa sottoposta ad obblighi di compliance e sollecitata all’implementazione di modifiche infrastrutturali in ottica di adesione alle normative introdotte.

 

Quanto sintetizzato rappresenta solo alcune delle molteplici risposte che le PMI possono adottare per affrontare i rischi climatici. È importante che le imprese valutino attentamente il proprio contesto e le proprie esigenze specifiche per sviluppare un piano di gestione dei rischi climatici adeguato ed efficace.

3. Suggerimenti per la gestione dei rischi climatici per le PMI e le Microimprese

Nel mondo delle piccole e medie imprese (PMI) e delle microimprese, la gestione dei rischi climatici è uno dei tanti elementi rilevanti per assicurare una sostenibilità economica del business nel lungo periodo. Peraltro, valutare, divulgare e tutelarsi dai rischi legati al clima porta anche alla possibilità di identificare nuove opportunità di business o di finanziamento, poiché investitori e prestatori di capitale sono sempre più interessati alle pratiche di sostenibilità e alla gestione dei rischi ambientali, sociali e di governance.

3.1 Elementi chiave per le PMI

Nei paragrafi precedenti è stata offerta una disamina che ben rappresenta la molteplicità di soluzioni assicurative a disposizione delle imprese, i rischi la cui copertura deve essere valutata e le opportunità connesse alla stipula di polizze. Da questa rappresentazione è chiaro come ogni azienda debba necessariamente definire un proprio percorso personalizzato, con un consulente dedicato che supporti nella valutazione delle specificità sia interne che di contesto.

Con l’intento di divulgare un supporto pratico e mirato, seppur a carattere preliminare e generalista, si propone di seguito una linea guida che offre una panoramica generale sui passaggi minimi utili a comprendere a pieno le dinamiche collegate alle necessità assicurative e per approcciarsi al meglio alla richiesta di una consulenza assicurativa dedicata.

Fase 1: Assessment delle geografie e della vulnerabilità del contesto e identificazione dei possibili danni ambientali
Conduzione di analisi dettagliate delle geografie in cui l’impresa opera e valutazione della vulnerabilità del territorio ai cambiamenti climatici e ad altri rischi ambientali. Ciò consiste nella mappatura delle aree geografiche in cui l'azienda è presente o svolge attività, identificando i potenziali impatti del cambiamento climatico su tali territori. Svolgimento di analisi dei fattori di esposizione ai fenomeni meteorologici estremi (ad esempio, alluvioni, siccità, tempeste), in merito alla disponibilità di risorse idriche, alla topografia del terreno e altri elementi che possono influenzare la vulnerabilità dell'azienda. L'obiettivo è individuare i potenziali danni ambientali che potrebbero minacciare le operazioni aziendali e iniziare a comprendere come mitigare tali rischi attraverso strategie di adattamento e prevenzione.
Fase 2: Valutazione dell'impatto potenziale
Conduzione di valutazioni dettagliate dell'impatto potenziale del cambiamento climatico e di altri rischi ambientali sulle operazioni e le attività dell’impresa. Ciò comporta l'analisi degli effetti diretti e indiretti che i cambiamenti climatici potrebbero avere sui processi aziendali, sulle risorse e sulle infrastrutture. Vanno considerati i potenziali impatti su elementi chiave come la catena di approvvigionamento, la produzione, la distribuzione, la domanda di mercato, i costi operativi e la reputazione aziendale. L'obiettivo è identificare in modo completo e accurato i rischi e le opportunità derivanti dai cambiamenti climatici, al fine di sviluppare strategie di adattamento e di mitigazione efficaci per proteggere l'azienda e garantirne la sostenibilità nel lungo termine.
Fase 3: Pianificazione e implementazione delle misure preventive attraverso la sottoscrizione di polizze
Sviluppo e implementazione di un piano dettagliato al fine di mitigare i rischi identificati durante le fasi precedenti. Una delle strategie chiave potrebbe essere la sottoscrizione di assicurazioni mirate a proteggere l'azienda da potenziali perdite finanziarie dovute a eventi climatici estremi o altri rischi ambientali. Questo potrebbe includere polizze di assicurazione contro alluvioni, incendi, danni da tempeste, siccità o altre calamità naturali che potrebbero danneggiare le attività aziendali. La PMI lavorerà con compagnie di assicurazione per valutare le opzioni disponibili e personalizzare le polizze in base alle sue esigenze specifiche. L'obiettivo consiste pertanto, nel ridurre al minimo l'impatto dei rischi ambientali sulle operazioni aziendali e garantire la continuità delle attività anche in caso di eventi imprevisti.
Fase 4: Monitoraggio e aggiornamento
Implementazione da parte della PMI, di un sistema di monitoraggio costante con cadenza annuale per valutare l'efficacia delle misure preventive implementate durante le fasi precedenti. Potranno essere inoltre sviluppate assicurazioni annuali per rivalutare l'assessment di rischio, soggetto a variazioni come l'aumento del premio in caso di rischio più alto o altri cambiamenti nel contesto ambientale. Questo monitoraggio e aggiornamento regolari permettono all'azienda di rimanere flessibile e reattiva, garantendo la continuità delle operazioni e la protezione dagli imprevisti climatici e ambientali.
Fase 4: Strategie di risposta ai danni effettivi
Attuazione di strategie di risposta per affrontare danni effettivi causati da eventi climatici o altri rischi ambientali. Una volta che l'assicurazione è stata ripristinata, potranno essere adottate misure per adeguare le strutture aziendali in modo da mitigare gli impatti futuri, riducendo al minimo il rischio di danni ricorrenti. Inoltre, la PMI potrebbe considerare di investire in progetti green e sostenibili al fine di ridurre i premi assicurativi e migliorare la sua resilienza ambientale. Questa strategia non solo offre benefici finanziari attraverso la riduzione dei costi assicurativi, ma contribuisce anche a promuovere la sostenibilità ambientale e a mitigare i rischi futuri legati al cambiamento climatico.
Fase 5: Monitoraggio e adattamento ai cambiamenti di contesto (sia fisici che di transizione)
Monitoraggio costante dei cambiamenti normativi e legislativi relativi alla gestione dei rischi ambientali e climatici. Questo permette l’identificazione e la valutazione delle nuove normative che potrebbero influenzare le attività aziendali al fine di adottare misure volte ad adeguarsi e a conformarsi ai nuovi requisiti legali. Questo monitoraggio costante delle normative consente all'azienda di rimanere conforme alle leggi e ai regolamenti vigenti e di adattare le proprie strategie di gestione dei rischi in modo tempestivo ed efficace. Inoltre, la PMI potrebbe considerare di coinvolgere esperti legali o consulenti specializzati per garantire una comprensione approfondita delle implicazioni normative e per sviluppare strategie di conformità mirate. L'obiettivo è garantire che l'azienda operi in modo legale e responsabile, riducendo al minimo l'esposizione ai rischi legali e proteggendo la sua reputazione aziendale.

 

Come riportato, tale impostazione è puramente rappresentativa di un possibile approccio virtuoso ai processi assicurativi. Resta la necessità, per ogni operatore, di valutare accuratamente il proprio contesto di business e le proprie esposizioni, sia attraverso consulenze dedicate con gli operatori assicurativi, sia facendo affidamento sui suggerimenti di associazioni di categoria ed enti pubblici, specialmente quelli di natura locale quali Comuni o Province, o delle Camere di Commercio.

3.2 Sfide, opportunità e strategie di approccio per le Microimprese

Le microimprese affrontano una serie di sfide uniche nel panorama aziendale, spesso caratterizzate da risorse limitate e vulnerabilità ai rischi esterni. Tuttavia, l'adozione di strategie proattive, come la stipula di polizze assicurative in diversi ambiti, può offrire livelli di tutela in grado di influenzare la sostenibilità economica dell'impresa e la sua capacità di resistere alle avversità di contesto.

In questo senso, è fondamentale per gli operatori con una limitata capacità di spesa, definire accuratamente le proprie esposizioni, agendo in via prioritaria verso quei rischi capaci non di creare i danni economicamente maggiori nel breve periodo, ma di influire sulla continuità aziendale, intesa come capacità dell’organizzazione di continuare a svolgere le proprie attività ed erogare i propri prodotti e servizi.

Il concetto di “protection gap” introdotto nei paragrafi precedenti di questo modulo, per le microimprese, si estende quindi non solo ai rischi di cambiamento climatico ma in generale ai rischi, anche di natura di sostenibilità o responsabilità sociale d'impresa, in molteplici ambiti: credito, sicurezza dei dati, pratiche giuslavoristiche (previdenza, salute), responsabilità civile, furti e rapine, tutele legali sono solo alcune delle possibilità assicurative a disposizione dei piccoli operatori, che possono valutare di assicurarsi per ottenere protezione finanziaria, miglior reputazione aziendale e accesso a incentivi e finanziamenti di natura pubblica.

4. Caso Studio: l’attuale contesto italiano

Viene presentato il seguente case study per evidenziare l'importanza cruciale di una copertura assicurativa efficace contro i rischi ambientali, concentrandosi sull'impatto devastante dell'alluvione che ha colpito l'Emilia-Romagna nel 2023. Questo studio mira a rappresentare l'urgenza di misure preventive e di una maggiore consapevolezza sull'importanza delle assicurazioni nella gestione del rischio.

Nel contesto attuale, le catastrofi naturali rappresentano una minaccia sempre più rilevante per la sicurezza economica e sociale, non solo in Italia ma su tutto il perimetro UE. Nel 2023, queste catastrofi hanno causato danni estesi per un valore di 280 miliardi di dollari, ma solo il 35% è stato coperto dalle assicurazioni, sottolineando la necessità di rafforzare la protezione finanziaria contro eventi meteorologici estremi e cambiamenti climatici.

Un esempio eloquente di questa necessità si è manifestato nell'alluvione che ha colpito l'Emilia-Romagna nel maggio 2023 che ha rappresentato la catastrofe naturale più costosa mai registrata in Italia. I danni stimati ammontano ad oltre 8,8 miliardi di euro, ma solo il 6% di tali danni è risultato come coperto da polizze assicurative, evidenziando una significativa disparità tra i danni subiti e la protezione assicurativa disponibile.

Tale scostamento ha avuto gravi conseguenze per l'economia della Regione, rallentando la ripresa post-catastrofe, aumentando il carico finanziario sulle istituzioni e mettendo in ginocchio la comunità locale. L'alluvione ha dimostrato una volta di più l’imprevedibilità degli eventi estremi nell’attuale contesto di cambiamento climatico, e l'importanza cruciale delle assicurazioni come misura preventiva contro le catastrofi naturali e la necessità di aumentare la consapevolezza e l'accessibilità delle polizze assicurative. È significativo considerare come l'alluvione abbia impattato il settore agricolo, coinvolgendo circa 12.000 imprese, prevalentemente di piccole e medie dimensioni con danni stimati per 1,1 miliardi di euro, includendo stime di perdite di produzione, ripristini fondiari, terreni persi e bestiame coinvolto dall'evento alluvionale.

Da questa fotografia emerge l’urgente necessità di un cambiamento culturale che non consideri l'assicurazione come un asset di business accessorio e costo non prioritario, ma piuttosto come un valore aggiunto essenziale per gestire rischi concreti e capaci di influenzare, a volte anche significativamente e in modo repentino, la vita di tutti i giorni e la continuità delle attività aziendali.

 

 

Link e riferimenti

●     Banca d’Investimento Europea, Indagine sugli investimenti della Banca europea per gli investimenti https://www.eib.org/en/publications/econ-eibis-2021-eu#:~:text=The%202021%20edition%20delves%20into,businesses%20more%20green%20and%20digital

●     Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, Analisi del Rischio - I cambiamenti climatici in Italia, https://files.cmcc.it/200916_REPORT_CMCC_RISCHIO_Clima_in_Italia.pdf

●     Climate Adapt, Valutazione dei rischi e della vulnerabilità ai cambiamenti climatici https://climate-adapt.eea.europa.eu/it/knowledge/tools/adaptation-support-tool/step-2-2-t#:~:text=La%20vulnerabilit%C3%A0%20%C3%A8%20una%20funzione,l%27unica%20causa%20di%20vulnerabilit%C3%A0

●     CMCC, Analisi del rischio: i cambiamenti climatici in Italia https://files.cmcc.it/200916_REPORT_CMCC_RISCHIO_Clima_in_Italia.pdf

●     EIOPA, Dashboard sul gap di protezione assicurativa per le catastrofi naturali  https://www.eiopa.europa.eu/tools-and-data/dashboard-insurance-protection-gap-natural-catastrophes_en?prefLang=it

●     EIOPA, Uno studio dell'EIOPA fa luce sui motivi per cui le famiglie e le imprese sono riluttanti a sottoscrivere l'assicurazione NatCat https://www.eiopa.europa.eu/eiopa-research-sheds-light-why-households-and-businesses-are-reluctant-take-out-natcat-insurance-2023-07-05_en?prefLang=it&etrans=it

●     Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, Regolamento Delegato (UE) 2023/2772 della Commissione  https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=OJ:L_202302772

●     Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, Rapporto di sintesi sul cambiamento climatico 2023 https://www.ipcc.ch/report/ar6/syr/downloads/report/IPCC_AR6_SYR_SPM.pd

●     Il Sole 24 Ore, Assicurazioni, dalle catastrofi naturali una stangata da 108 miliardi di danni https://www.ilsole24ore.com/art/assicurazioni-catastrofi-naturali-stangata-108-miliardi-danni-AFjdIzCD

●     Il Sole 24 Ore, Disastri naturali: in Italia vulnerabilità più elevata d’Europa https://lab24.ilsole24ore.com/disastri-naturali-italia-indice-vulnerabilita-alto/

●     IPCC, Cambiamento climatico 2023 https://www.ipcc.ch/report/ar6/syr/downloads/report/IPCC_AR6_SYR_SPM.pdf

●     IVAAS, Sostenibilità e assicurazione https://www.ivass.it/media/interviste/documenti/interventi/2023/rc-aiba-29-03-2023/RC_Sostenibilita_e_Assicurazione_AIBA_29_03_2023_it.pdf

●     IVAAS, La sfida della sostenibilità: transizione ecologica e finanza pubblica https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-direttorio/int-dir-2023/Signorini-03.10.2023-Insurance-Summit.pdf

●     IVAAS, Il rischio climatico e il ruolo delle assicurazioni nel settore agricolo,2023 https://www.ivass.it/media/interviste/documenti/interventi/2023/sdp-02-10-aida/SDP_CONVEGNO_AIDA_10.02.23.pdf

●     IVAAS, Il rischio climatico e il ruolo delle assicurazioni nel settore agricolo,2024 https://www.ivass.it/media/interviste/documenti/interventi/2024/2024-03-06-sdp-trento/SDP_Convegno_Trento_07_03_24.pdf

●   IVASS, Il ruolo del settore assicurativo a sostegno della transizione dalla brown alla green economy, 2019 https://www.ivass.it/media/interviste/documenti/interventi/2019/30-10-sdp-finanza-sostenibile/Sdp_finanza_sostenibile_30_10_.pdf

●     IVAAS, Cambiamento climatico e assicurazione come strumento di sicurezza alimentare https://www.ivass.it/media/interviste/documenti/interventi/2023/sdp-02-10-aida/SDP_CONVEGNO_AIDA_10.02.23.pdf

●     IVASS, Rischi da catastrofi naturali e di sostenibilità: monitoraggio annuale https://www.ivass.it/pubblicazioni-e-statistiche/pubblicazioni/stabilita-finanziaria/2023/esg-2023/Rapporto_monitoraggio_rischi_natcat_sostenibilita_2023.pdf

●   IVASS, Il ruolo del settore assicurativo a sostegno della transizione dalla brown alla green economy https://www.ivass.it/media/interviste/documenti/interventi/2019/30-10-sdp-finanza-sostenibile/Sdp_finanza_sostenibile_30_10_.pdf


●     SACE, Comunicato Stampa “SACE C’È: nasce Protezione Rischio Clima”,  https://www.sace.it/media/comunicati-e-news/dettaglio-comunicato/sace-c-%C3%A8--nasce-protezione-rischio-clima

●     SACE, “Evento Rischi catastrofali: analisi del contesto e strumenti di mitigazione per le imprese” https://www.sace.it/media/eventi/dettaglio/rischi-catastrofali-strumenti-di-mitigazione-per-le-imprese

●     TCFD, Task Force on Climate-Related Financial Disclosures  https://www.fsb-tcfd.org/

[1] Intergovernmental Panel on Climate Change, Climate Change 2023 Synthesis Report

[2] Intergovernmental Panel on Climate Change, Climate Change 2023 Synthesis Report

https://www.ipcc.ch/report/ar6/syr/downloads/report/IPCC_AR6_SYR_SPM.pdf

[3] Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, Analisi del Rischio - I cambiamenti climatici in Italia, 2020

https://files.cmcc.it/200916_REPORT_CMCC_RISCHIO_Clima_in_Italia.pdf

[4] IVASS, Il rischio climatico e il ruolo delle assicurazioni nel settore agricolo https://www.ivass.it/media/interviste/documenti/interventi/2024/2024-03-06-sdp-trento/SDP_Convegno_Trento_07_03_24.pdf

[5]Per maggiori approfondimenti si rimanda al sito ufficiale della TCFD: https://www.fsb-tcfd.org/

[6]Per maggiori approfondimenti si rimanda al Modulo 1 “Reporting di Sostenibilità”.

[7] La doppia dimensione dell’assessment fa sì che si parli di “double materiality”. Si rimanda al Modulo relativo al Reporting di Sostenibilità per una disamina estesa della tematica, che risulta comunque di fondamentale importanza anche in ottica di aggregazione e analisi di dati di settore e di mercato.

[8] Banca d’Investimento Europea, Indagine sugli investimenti della Banca europea per gli investimenti

https://www.eib.org/en/publications/econ-eibis-2021-eu#:~:text=The%202021%20edition%20delves%20into,businesses%20more%20green%20and%20digital.

[9] IVASS, Cambiamenti climatici e assicurazioni nel settore agricolo, 2023 https://www.ivass.it/media/interviste/documenti/interventi/2023/sdp-02-10-aida/SDP_CONVEGNO_AIDA_10.02.23.pdf

[10] IVASS, Il ruolo del settore assicurativo a sostegno della transizione dalla brown alla green economy, 2019 https://www.ivass.it/media/interviste/documenti/interventi/2019/30-10-sdp-finanza-sostenibile/Sdp_finanza_sostenibile_30_10_.pdf

[11] Il Sole 24 Ore, Assicurazioni, dalle catastrofi naturali una stangata da 108 miliardi di danni, 2024

https://www.ilsole24ore.com/art/assicurazioni-catastrofi-naturali-stangata-108-miliardi-danni-AFjdIzCD

[13] EIOPA, Dashboard sul gap di protezione assicurativa per le catastrofi naturali

https://www.eiopa.europa.eu/tools-and-data/dashboard-insurance-protection-gap-natural-catastrophes_en?prefLang=it

[14] Per ulteriori informazioni si faccia riferimento all’articolo “SACE - Comunicato Stampa SACE C’È: nasce Protezione Rischio Clima”. Si rimanda inoltre alla presentazione del progetto SACE - Evento Rischi catastrofali: analisi del contesto e strumenti di mitigazione per le imprese.



 

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