Dalla crisi climatica alle nuove opportunità

Il rischio climatico rappresenta una delle più grandi sfide del nostro tempo. I cambiamenti climatici stanno provocando disastri naturali sempre più frequenti e intensi, con gravi conseguenze per l’ambiente, l’economia e la società. L’Unione Europea ha compreso la gravità della situazione e si è posta l’ambizioso obiettivo di diventare climaticamente neutrale entro il 2050.

Il rischio climatico è ormai una realtà innegabile. Eventi meteorologici estremi, come ondate di calore, siccità prolungate e alluvioni devastanti, si intensificano anno dopo anno, provocando danni sempre più gravi. Le conseguenze economiche e sociali di questa crisi sono enormi, mettendo a repentaglio la nostra salute, i nostri ecosistemi e, in ultima analisi, la nostra stessa sopravvivenza.


in questo articolo scoprirai le nuove opportunità legate alla protezione del rischio climatico

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Il rischio climatico rappresenta una delle più grandi sfide del nostro tempo. I cambiamenti climatici stanno provocando disastri naturali sempre più frequenti e intensi, con gravi conseguenze per l’ambiente, l’economia e la società. L’Unione Europea ha compreso la gravità della situazione e si è posta l’ambizioso obiettivo di diventare climaticamente neutrale entro il 2050.

Il rischio climatico è ormai una realtà innegabile. Eventi meteorologici estremi, come ondate di calore, siccità prolungate e alluvioni devastanti, si intensificano anno dopo anno, provocando danni sempre più gravi. Le conseguenze economiche e sociali di questa crisi sono enormi, mettendo a repentaglio la nostra salute, i nostri ecosistemi e, in ultima analisi, la nostra stessa sopravvivenza.

Negli ultimi cinque anni, i cambiamenti climatici hanno causato danni economici quantificabili in ben 170 miliardi di euro, con ripercussioni sempre più gravi sulla popolazione.

Di fronte a questa emergenza, l’Unione Europea ha posto la lotta ai cambiamenti climatici al centro della sua agenda politica. A febbraio 2024, la Commissione Europea ha presentato un piano climatico senza precedenti che prevede una profonda trasformazione del modello energetico europeo. L’obiettivo è tagliare le emissioni nette di gas serra del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990, segnando un punto di non ritorno verso un’economia più sostenibile e resiliente ai cambiamenti climatici. Questo traguardo ambizioso, in linea con il Green Deal europeo  e gli obiettivi della legge europea sul clima, delinea una traiettoria chiara per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. L’obiettivo intermedio del 2030, con una riduzione del 55% delle emissioni, rappresenta una tappa fondamentale in questo percorso, fungendo da trampolino di lancio verso la realizzazione della visione a lungo termine.

La transizione energetica non è solo una necessità impellente, rappresenta anche un’opportunità unica per rilanciare l’economia europea, creando nuovi posti di lavoro nei settori delle energie rinnovabili e delle tecnologie pulite. Investire in un futuro a basse emissioni significa garantire la prevedibilità necessaria per le imprese e gli investitori, evitando sprechi di risorse in settori destinati a declinare. In questo modo, l’Europa potrà rafforzare la sua competitività a livello globale e assumere un ruolo da protagonista nella definizione degli standard tecnologici del futuro.

Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, sarà necessario un impegno congiunto e coordinato a tutti i livelli.

In primo luogo, è fondamentale attuare pienamente e con rigore le normative europee già esistenti volte a ridurre drasticamente le emissioni di gas serra. Questo significa adottare misure concrete e incisive in tutti i settori, dall'industria all'agricoltura, passando per i trasporti.

Parallelamente, sarà cruciale promuovere una profonda decarbonizzazione dell'industria, sfruttando al massimo le potenzialità delle energie rinnovabili come l'eolico e l'idroelettrico. Nuove tecnologie, come gli elettrolizzatori, apriranno la strada a processi produttivi più puliti e sostenibili. Per accelerare questa transizione, la Commissione Europea ha proposto di investire in soluzioni innovative per catturare, stoccare e riutilizzare il carbonio, riducendo così l'impatto ambientale delle attività industriali.

Un altro elemento chiave sarà lo sviluppo di una produzione interna più forte e diversificata in settori strategici come le batterie, i veicoli elettrici, le pompe di calore e le celle solari. Questo non solo contribuirà a ridurre la dipendenza dalle importazioni di fonti fossili, ma stimolerà anche la crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro.

Tuttavia, la transizione verso un’economia a basse emissioni non può prescindere da una forte attenzione alle questioni sociali e all’equità. È essenziale garantire che i benefici della transizione ecologica siano distribuiti in modo equo tra tutti i cittadini, sostenendo in particolare le regioni e le comunità più vulnerabili. Strumenti come il Fondo sociale per il clima e il Fondo per una transizione giusta saranno fondamentali per accompagnare questo processo di trasformazione.

Infine, sarà indispensabile coinvolgere attivamente tutti gli attori coinvolti in questo processo, dalle imprese agli agricoltori, passando per le organizzazioni sindacali e i cittadini. Un dialogo aperto e costruttivo sarà la chiave per superare le resistenze e costruire un consenso ampio attorno agli obiettivi climatici dell’Unione Europea.

Il ruolo delle imprese e le soluzioni assicurative

Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, superando di gran lunga il precedente record del 2016. Ondate di calore prolungate e intense hanno colpito numerose regioni del globo, mentre incendi devastanti, come quelli in Canada, hanno contribuito ad un aumento delle emissioni globali di carbonio del 30% nel 2023.

Le conseguenze economiche sono state devastanti, superando i 250 miliardi di dollari. In Nord America, le perdite assicurate legate agli eventi metereologici estremi hanno superato i 50 miliardi di dollari, mentre in Europa, hanno raggiunto quasi 8 miliardi di dollari. L’Asia è stata l’area più esposta all’aumento delle temperature, due volte più rapido rispetto alla media globale, insieme all’Africa (dalle alluvioni in Sudafrica e Nigeria, alla desertificazione del Sahel e ai cicloni in Madagascar, Malawi e Mozambico).

Il riscaldamento globale, tuttavia, non colpisce il pianeta in modo uniforme. Esistono delle “zone calde” o hotspot climatici, come la regione mediterranea, dove gli effetti del cambiamento climatico sono particolarmente intensi e rapidi. L’Italia, incastonata in questo hotspot, sta sperimentando un aumento esponenziale di eventi estremi, con un incremento del 22% nel 2023 rispetto all'anno precedente. Regioni come l’Emilia-Romagna, la Toscana e le Marche sono state particolarmente colpite da alluvioni, mentre il Nord-Est ha dovuto far fronte a grandinate, frane e mareggiate, raggiungendo un totale di 378 episodi.

Questo scenario, confermato dalla Mappa dei Rischi 2023 di SACE, evidenzia come l’incertezza climatica si intrecci con quella geopolitica ed energetica, creando un contesto di instabilità persistente. La frequenza e l'intensità degli eventi naturali estremi, sempre più integrati nelle valutazioni di rischio d'impresa, sottolineano l'urgente necessità di adottare misure di adattamento e mitigazione. Per rispondere a questa nuova realtà, la Risk & Export Map di SACE ha introdotto nuovi indicatori, tra cui quello relativo al rischio climatico, sviluppato in collaborazione con Fondazione Enel, per fornire alle imprese uno strumento più completo per valutare i rischi legati al cambiamento climatico e alla transizione energetica.

L’indice di rischio climatico è stato costruito attraverso un modello che tiene conto di tra fattori principali: la probabilità che si verifichino eventi estremi (pericolosità), la vulnerabilità delle persone e delle infrastrutture (vulnerabilità) e l’entità dei potenziali danni economici e sociali (esposizione). Combinando dati climatici, demografici ed economici, questo indice offre una fotografia dettagliata dell'esposizione di un territorio ai rischi legati al cambiamento climatico, consentendo di prevedere gli impatti futuri e di pianificare adeguate misure di prevenzione e adattamento.

SACE, in linea con questo impegno, ha lanciato “Protezione Rischio Clima”, una nuova polizza digitale che protegge le imprese domestiche dalle implicazioni derivanti da eventi climatici estremi. Questa copertura assicurativa tutela beni aziendali come fabbricati, impianti e macchinari da danni causati da terremoti, alluvioni e frane, permettendo alle aziende di continuare a operare anche in seguito a calamità naturali. L’Italia, infatti, con il suo territorio esposto a rischi sismici e idrogeologici, è il Paese europeo più vulnerabile agli eventi climatici estremi. Questo strumento assicurativo, combinato con l’analisi approfondita del rischio climatico, permette alle imprese italiane di affrontare le sfide del cambiamento climatico e cogliere le opportunità legate alla transizione sostenibile.

La transizione verso un’economia a basse emissioni è una sfida complessa ma necessaria. L'Unione Europea, con il suo ambizioso piano climatico, ha tracciato una roadmap chiara per il futuro, ma il raggiungimento di questo obiettivo richiederà sforzi sostenuti da governi, imprese e individui. Investendo in energia pulita, promuovendo pratiche sostenibili e sostenendo le comunità vulnerabili, è possibile costruire un futuro più resiliente e prospero. Il ruolo delle imprese, supportate da strumenti come le assicurazioni contro i rischi climatici, è fondamentale in questo processo.

 


 

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