Esportare Bio: un'occasione da cogliere con le certificazioni giuste

Il mercato globale dei prodotti biologici è in costante crescita, alimentato da una crescente richiesta di alimenti sostenibili e di alta qualità. Per le imprese italiane, questo rappresenta un'ottima opportunità per espandere il proprio business e affermarsi sui mercati internazionali. Tuttavia, per esportare prodotti biologici all'estero è necessario ottenere le opportune certificazioni, che variano a seconda del Paese di destinazione. Scopriamole insieme!

In un mondo in cui la salute e l'ambiente sono sempre più al centro dell'attenzione, non sorprende che la domanda di prodotti biologici stia crescendo a ritmi vertiginosi. Nonostante il contesto economico incerto, infatti, i consumatori di tutto il pianeta scelgono sempre più spesso di acquistare prodotti bio.

Perché questo boom? I motivi sono sostanzialmente due:

  • Più consapevolezza, più salute: i consumatori sono sempre più informati e attenti a ciò che mettono nel piatto. Sanno che i prodotti bio sono più ricchi di nutrienti e privi di pesticidi e sostanze chimiche dannose, e questo si traduce in una scelta consapevole per il proprio benessere.
  • Pianeta sano, futuro sicuro: la crescente attenzione all'impatto ambientale delle nostre scelte ha portato a una maggiore sensibilità verso l'agricoltura biologica. I consumatori sanno che i prodotti bio sono più ecocompatibili, rispettano la biodiversità e tutelano l'ambiente, e questo li spinge a preferirli a quelli convenzionali.

I numeri parlano chiaro. Secondo il rapporto "The World of Organic Agriculture - statistic and emerging trends 2024" pubblicato dall'Istituto svizzero di ricerca sull'agricoltura biologica FiBL e dall'Organizzazione Internazionale del Biologico IFOAM, le vendite globali di prodotti biologici hanno raggiunto quasi 135 miliardi di euro nel 2022, con una crescita costante negli ultimi anni.

In questo articolo parleremo di: 

  • Dati del mercato bio;
  • Italia - leader nell'export di prodotti bio;
  • principali certificazioni per l'export

 

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Il mercato globale dei prodotti biologici è in costante crescita, alimentato da una crescente richiesta di alimenti sostenibili e di alta qualità. Per le imprese italiane, questo rappresenta un'ottima opportunità per espandere il proprio business e affermarsi sui mercati internazionali. Tuttavia, per esportare prodotti biologici all'estero è necessario ottenere le opportune certificazioni, che variano a seconda del Paese di destinazione. Scopriamole insieme!

In un mondo in cui la salute e l'ambiente sono sempre più al centro dell'attenzione, non sorprende che la domanda di prodotti biologici stia crescendo a ritmi vertiginosi. Nonostante il contesto economico incerto, infatti, i consumatori di tutto il pianeta scelgono sempre più spesso di acquistare prodotti bio.

Perché questo boom? I motivi sono sostanzialmente due:

  • Più consapevolezza, più salute: i consumatori sono sempre più informati e attenti a ciò che mettono nel piatto. Sanno che i prodotti bio sono più ricchi di nutrienti e privi di pesticidi e sostanze chimiche dannose, e questo si traduce in una scelta consapevole per il proprio benessere.
  • Pianeta sano, futuro sicuro: la crescente attenzione all'impatto ambientale delle nostre scelte ha portato a una maggiore sensibilità verso l'agricoltura biologica. I consumatori sanno che i prodotti bio sono più ecocompatibili, rispettano la biodiversità e tutelano l'ambiente, e questo li spinge a preferirli a quelli convenzionali.

I numeri parlano chiaro. Secondo il rapporto "The World of Organic Agriculture - statistic and emerging trends 2024" pubblicato dall'Istituto svizzero di ricerca sull'agricoltura biologica FiBL e dall'Organizzazione Internazionale del Biologico IFOAM, le vendite globali di prodotti biologici hanno raggiunto quasi 135 miliardi di euro nel 2022, con una crescita costante negli ultimi anni.

I principali mercati per i prodotti biologici sono gli Stati Uniti (58,6 miliardi di euro), la Germania (15,3 miliardi di euro), che insieme ai Paesi Bassi è anche tra i principali importatori a livello mondiale, la Cina (12.4 miliardi di euro) e la Francia (12,1 miliardi di euro).

Il Paese che ha sperimentato la crescita maggiore nel 2022 è stato il Canada, dove si è registrato un incremento del 9,7%, seguito dal Giappone (+8,4%) e dall’Estonia (+6%).

La Svizzera è il Paese con il più alto consumo pro capite (437 euro) a livello mondiale, seguita da Danimarca (365 euro), Austria (274 euro) e Lussemburgo (259 euro). Guardando alle quote di mercato del biologico sul totale del mercato, il paese leader è la Danimarca (12%), seguita da Austria (11,5%) e Svizzera (11,2%).

 

 

 

 

Italia leader nell’export di prodotti biologici

E l'Italia? In questo scenario positivo, il nostro Paese si distingue come leader nell'export di prodotti biologici, confermando la sua eccellenza nel settore agroalimentare e la sua attenzione verso la qualità e la sostenibilità.

Secondo i dati elaborati da Nomisma e presentati alla scorsa edizione di SANA, la principale manifestazione fieristica italiana del settore, nel 2023 l’export di prodotti agroalimentari italiani bio ha raggiunto i 3,6 miliardi di euro, segnando un +8% (anno terminante luglio) rispetto all’anno precedente. Il riconoscimento per il bio made in Italy sui mercati internazionali risulta rafforzato dall’evoluzione di lungo periodo (quasi +200% rispetto al 2013) e dal crescente ruolo del bio sul paniere dei prodotti made in Italy esportati (il peso nel 2023 ha raggiunto il 6% a fronte del 4% registrato 10 anni fa).

Secondo le imprese intervistate da Nomisma, i Paesi più promettenti per le esportazioni di prodotti bio nel prossimo triennio saranno Germania (55%), Nordics (36%) e Stati Uniti (31%) per il food. Nel caso del vino le imprese punteranno soprattutto su Nordics (61%), Germania (43%), Stati Uniti (32%) e Canada (30%).

Le certificazioni biologiche per l’export

Il biglietto da visita del nostro bio sui mercati internazionali è indubbiamente rappresentato dalla qualità dei prodotti e dal generale interesse del consumatore straniero per il made in Italy, ma sono considerati elementi di successo anche l’equivalenza del marchio bio europeo, l’elevata spesa media pro-capite per i prodotti biologici e le garanzie associate ai prodotti agroalimentari bio.

Sì, perché acquistare prodotti bio significa acquistare prodotti la cui qualità è certificata, ma bisogna sapere che le certificazioni possono variare a seconda del Paese di destinazione poiché gli standard di riferimento possono essere molto diversi.

Ecco una panoramica delle certificazioni necessarie per esportare prodotti biologici nei principali mercati di destinazione per le imprese italiane.

  • Certificazione biologica UE

    Per esportare prodotti biologici all'interno dell'Unione Europea, è necessaria la Certificazione Bio UE 848/2018. Questa viene rilasciata da un ente terzo indipendente ed autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MiPAAF) e consente alle aziende di dimostrare al proprio mercato di riferimento il rispetto dei requisiti di conformità delle produzioni ottenute con metodo biologico, rafforzando la propria reputazione e garantendo, al tempo stesso, attenzione all’ambiente e tutela della biodiversità.

    L'ottenimento della certificazione comporta un processo di controllo che include, tra le altre cose, la verifica del rispetto dei metodi di produzione e trasformazione biologici, della tracciabilità dei prodotti e dell’utilizzo di prodotti fitosanitari e fertilizzanti consentiti.

  • Certificazioni biologiche equivalenti

    Tale certificazione è riconosciuta anche in numerosi altri Paesi tra cui Argentina, Australia, Canada, Costa Rica, India, Israele, Giappone, Svizzera, Tunisia, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Corea del Sud con i quali l’Unione Europea ha stipulato accordi di equivalenza in modo che possano esserci scambi commerciali di prodotti biologici certificati da e verso paesi extra UE senza l’ottenimento di ulteriori certificazioni e/o controlli. Gli accordi assicurano ai consumatori e agli operatori che, da qualunque Paese provengano, le regole adottate per il biologico sono applicate e verificate in ogni fase della filiera di produzione, trasformazione e commercializzazione e sono quindi equivalenti ai regolamenti vigenti nel proprio Paese.

    Ecco alcune tra le più note certificazioni biologiche equivalenti:

    • USDA Organic e NOP (USA)

      Il marchio USDA è gestito dallo U.S. Department of Agriculture (USDA) e si rifà alla normativa NOP (National Organic Program): essi garantiscono che i prodotti siano stati prodotti seguendo metodi che integrano le risorse naturali, promuovono la biodiversità e applicano standard elevati di benessere animale, proibendo al contempo l’uso di sostanze OGM e pesticidi e fertilizzanti sintetici.  Grazie al regime di equivalenza EU/NOP, i prodotti biologici già certificati ai sensi del Regolamento CE 834/07 possono essere esportati negli USA riportando in etichetta anche il logo NOP senza necessità di richiedere una specifica certificazione NOP e ricontrollare l’intera catena di fornitura. Le restanti indicazioni dovranno rispettare le normative statunitensi in materia di etichettatura.

    • JAS Organic (Giappone)

      È il sistema di certificazione biologica del Giappone: il Japanese Agricultural Standard (JAS) garantisce che i prodotti rispettino gli standard biologici nazionali, ed è ampiamente riconosciuto per il suo rigore e per la promozione di pratiche agricole sostenibili. Similmente agli altri standard biologici internazionali, i requisiti includono il non utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici, la promozione della rotazione delle colture e il mantenimento della biodiversità. La certificazione JAS è obbligatoria per chi voglia esportare prodotti bio in Giappone, e anche in questo caso esistono accordi di equivalenza con l’UE.

    • COR (Canada)

      Il COR (Canadian Organic Regime) è l’ente canadese che regolamenta l’agricoltura biologica e stabilisce le norme per la produzione e l’etichettatura dei prodotti biologici di origine vegetale e animale. Il regime di Equivalenza tra EU e Canada garantisce la validità del certificato biologico: di conseguenza, i prodotti possono essere venduti sia con il logo comunitario che con il logo COR.

    • BIO Suisse (Svizzera)

      Bio Suisse è l’associazione delle aziende svizzere che utilizzano il marchio “Gemma”, di cui è proprietaria. Il marchio Gemma identifica le aziende che aderiscono agli standard Bio Suisse e garantisce il rispetto dei suddetti standard di produzione biologica. Le norme legate agli standard Bio Suisse sono, spesso, più restrittive di quelle previste dal Reg. UE 2018/848, ma tra i due regolamenti esiste comunque un accordo di equivalenza.

      Oltre alla certificazione in equivalenza, alcuni Paesi potrebbero richiedere ulteriori requisiti, come ad esempio la certificazione di ispezione (e-COI), il certificato di origine o un’etichettatura specifica. Pertanto, vanno sempre verificate, di caso in casi, le normative nazionali di riferimento.

  • Certificazioni nazionali

Per i Paesi con i quali non è stato stipulato alcun accordo di equivalenza è necessario dotarsi delle specifiche certificazioni nazionali. 

 

 

 

Come ottenere le certificazioni?

Per ottenere le certificazioni necessarie per esportare prodotti biologici all'estero, è consigliabile rivolgersi a un organismo di consulenza specializzato.

L'organismo di consulenza potrà fornire assistenza nella scelta della certificazione appropriata, nella preparazione della documentazione necessaria e nel superamento del processo di controllo.

Consigli utili

  • Informarsi in anticipo sui requisiti del paese di destinazione.
  • Scegliere un organismo di controllo accreditato con esperienza nel settore.
  • Avviare la procedura di certificazione con largo anticipo rispetto alla data prevista per l'esportazione.
  • Mantenere la documentazione relativa alla certificazione aggiornata.

Esportare prodotti biologici all'estero non è un traguardo facile da raggiungere, ma con la giusta strategia e l’opportuna preparazione può trasformarsi in un'occasione per valorizzare il proprio lavoro, per contribuire a un futuro alimentare più sano e sostenibile e per affermarsi come protagonisti di un mercato in continua evoluzione.

 


 

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