Guida per la Redazione di un Business Plan per l'Internazionalizzazione Aziendale Parte V
Il piano operativo in un business plan è una sezione dettagliata che si concentra sull'implementazione pratica delle attività delineate nel piano strategico. Mentre il piano strategico definisce la direzione generale e gli obiettivi a lungo termine di un'azienda, il piano operativo si occupa delle attività quotidiane e delle operazioni necessarie per raggiungere quegli obiettivi. Si abbandona in questa sezione la dimensione strategica sviluppata in quelle precedenti e ci si concentra su come realizzare quanto deciso nel quotidiano attraverso precise azioni pratiche ed operative.
In questo articolo scoprirai come redigere un Business Plan
Definizione del piano operativo
Il piano operativo in un business plan è una sezione dettagliata che si concentra sull'implementazione pratica delle attività delineate nel piano strategico. Mentre il piano strategico definisce la direzione generale e gli obiettivi a lungo termine di un'azienda, il piano operativo si occupa delle attività quotidiane e delle operazioni necessarie per raggiungere quegli obiettivi. Si abbandona in questa sezione la dimensione strategica sviluppata in quelle precedenti e ci si concentra su come realizzare quanto deciso nel quotidiano attraverso precise azioni pratiche ed operative.
Tra gli elementi più importanti da prevedere ci sono:
- L’identificazione delle risorse necessarie umane e della relativa gestione
- L’identificazione dei fornitori e dei partner del progetto
- Il cronoprogramma delle attività
- La descrizione dei processi operativi
- L’indicazione dei KPI dell’azienda e della loro misurazione
- I dettagli relativi alla logistica ed alla supply chain
In questa sezione ci si soffermerà su due aspetti che vengono spesso sottovalutati in un progetto all’estero: la gestione delle risorse umane e quella della logistica.
Quanto al primo argomento, non esistono modelli preconfigurati perché ogni realtà imprenditoriale è influenzata dal settore in cui opera e dalla dimensione dell’impresa stessa. Nelle piccole e medie imprese, il problema è più contenuto perché l’imprenditore o il management ricoprirà più ruoli contemporaneamente. In realtà più strutturate l’organizzazione del lavoro viene suddivisa per funzioni, ossia dei sottoinsiemi in cui ognuno di questi si occuperà di un determinato comparto dell’attività aziendale (es: funzione produzione, personale, ricerca e sviluppo, vendite, qualità, marketing, etc.).
Per ciascuna funzione occorrerà individuare caratteristiche e relativa autonomia, responsabilità e coordinamento con i responsabili delle altre funzioni.
Si può altresì suddividere l’organizzazione dell’impresa per divisioni e prevedere per ognuna di esse un responsabile (ad esempio divisione per una gamma di prodotti A e divisione per un’altra gamma di prodotti B). Oppure l’organizzazione per divisioni è utile per suddividere le diverse aree di sbocco nei mercati esteri. Ad esempio, si potrebbe avere una divisione impegnata a realizzare gli obiettivi preconfigurati nei mercati europei, una per quelli nordamericani ed un’altra per quelli asiatici.
Le imprese di maggiori dimensioni possono adottare anche modelli misti, dove sono presenti articolazioni sia per funzioni che per divisioni.
Un aspetto da non sottovalutare nei progetti oltre confine è quello relativo alla gestione degli expat. L’impresa può decidere, che per la fase di start-up o anche in quelle successive all’avvio del progetto all’estero, si debbano trasferire uno o più dipendenti della casa madre, per svolgere ruoli specifici o per gestire determinate operazioni. In questi casi l’impresa deve affrontare tematiche relativi all’ottenimento dei visti di lavoro (laddove previsto), questioni fiscali, assicurative e previdenziali. Inoltre, aumenta il rischio che l’expat (o la sua famiglia) trovi difficoltà di inserimento e adattamento alla cultura del paese estero. I vantaggi però sono notevoli, perché si ha modo di impiegare soprattutto nelle fasi di start-up, una persona che conosce già il lavoro, l’azienda, la sua organizzazione e soprattutto è in grado di interfacciarsi autonomamente con i responsabili delle funzioni e delle divisioni della casa madre.
Quanto alla gestione della logistica e della supply chain è un aspetto fondamentale da approfondire e organizzare. Soprattutto per le imprese che si occupano di produrre in Italia e di esportare i propri manufatti all’estero bisogna tener conto:
- Della movimentazione: prevedere i mezzi impiegati nel trasporto principale ed in quelli accessori, le caratteristiche della merce trasportata (se ad esempio come nel food, necessita della catena del freddo lungo tutto il processo di trasporto), velocità e tempistiche di consegna, problematiche legate al confezionamento, etc.;
- Del magazzino: prevedere uno o più magazzini nel paese estero prescelto, l’idoneità dei locali, i costi, la capacità di stoccaggio, i sistemi informativi di collegamento con la casa madre e la gestione in entrata ed in uscita delle merci e dei relativi documenti, la gestione delle risorse umane impiegate.
La logistica riveste un ruolo importante in un progetto di internazionalizzazione. La sua cattiva gestione può infatti vanificare gli sforzi strategici ed operativi messi in atto. Bisogna quindi prestare massima attenzione al monitoraggio delle giacenze, ai tempi di produzione e di consegna, ai costi di trasporto, ed anche alla relativa gestione finanziaria.
In conclusione, il piano operativo fornisce una roadmap dettagliata per la gestione quotidiana dell'azienda e serve come guida pratica per il raggiungimento degli obiettivi strategici. È importante che il piano operativo sia realistico, ben strutturato e adattabile alle mutevoli condizioni del mercato estero selezionato. Lo stesso va adattato day by day in modo da essere un documento flessibile e di utilizzo immediato per tutti i soggetti coinvolti nel progetto.