Il Reporting di Sostenibilità

Il contesto normativo di riferimento 

A partire dalla fine degli anni 80 l'Unione Europea, in una chiara dimostrazione di impegno per condurre la transizione verso una società più sostenibile ed equa, ha avviato una serie di riforme ambiziose con l'obiettivo di raggiungere una posizione di leadership competitiva e politica rispetto al resto del mondo in ambito ESG.

Attraverso l’ambizione di arrivare alla neutralità climatica entro il 2050, mediante l’adozione e l’implementazione di misure strutturali connesse al Green Deal, l'Europa sta attivamente contribuendo alla creazione di un sistema economico-finanziario sempre più sostenibile. Tale sforzo è indirizzato a sensibilizzare le imprese e a promuovere una maggior cognizione del loro impatto sull'ambiente e sulla società, e si colloca nel quadro di una strategia che riflette da un lato la consapevolezza del valore intrinseco che l'approccio ESG (Environmental - Social - Governance) può offrire come risposta alle crescenti esigenze della società civile, dall’altro la ricerca di un vantaggio competitivo chiave per il mercato europeo .

La decisione dell'UE di porsi come leader nel campo della sostenibilità è stata così presa con anticipo e maggior rigore rispetto alla sensibilità emergente a livello globale, posizionando l’Unione come first mover e di fatto scommettendo sulla capacità dei temi ESG di rappresentare una risorsa nello sviluppo del tessuto produttivo europeo.

In questo contesto, la sostenibilità è affrontata attraverso una serie di interventi normativi diretti, che dimostrano l'impegno concreto dell'Unione Europea verso le tematiche ESG producendo impatti già nel breve periodo. Questi interventi comprendono misure come la rendicontazione obbligatoria delle pratiche sostenibili e degli impatti delle organizzazioni sull’ambiente, sull’economia e sulla società, un quadro legislativo finanziario orientato alla sostenibilità e l'etichettatura di prodotti che rispettano determinati standard ambientali e sociali. Questi strumenti normativi costituiscono un pilastro fondamentale dell'approccio dell'UE alla sostenibilità .

Regolamentazione europea e reporting di Sostenibilità

L'Unione Europea ha inoltre integrato la sostenibilità anche in altri ambiti legislativi, compresi quelli fiscali, monetari e di investimento. Questa visione olistica è evidente, ad esempio, nella definizione delle misure del pacchetto Next Generation EU e nei Piani di Ripresa e Resilienza, che mirano a rafforzare l'economia facendo contemporaneamente da volano alle tematiche ESG. In questo modo l'UE abbraccia un approccio integrato che permea diversi settori, garantendo una transizione verso un'economia più sostenibile e resiliente con interventi coerenti e ricchi di sinergie .

Il Reporting di Sostenibilità, introdotto per la prima volta per le organizzazioni economiche europee con la Direttiva UE 95/2014, ha rappresentato da subito il punto di partenza della transizione verde, puntando a rispondere a numerose sfide, prima tra tutte la gestione integrata di informazioni non finanziarie e la loro organizzazione in un framework chiaro e completo. 

Con l’emergere della necessità di una normativa più ambiziosa e in grado di garantire una maggiore uniformità in termini di strumenti e linee guida per la rendicontazione di sostenibilità e una maggiore comparabilità delle informazioni divulgate dalle organizzazioni, l’UE è intervenuta nel 2022 con la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), estendendo il campo di applicazione e rafforzando gli obblighi di rendicontazione per un numero più ampio di entità, con un focus particolare sul coinvolgimento delle piccole e medie imprese (PMI). La CSRD mira a creare un quadro normativo più robusto, standardizzato e armonizzato per la rendicontazione di informazioni non finanziarie, al fine di rispondere alle esigenze di informativa crescenti degli investitori, delle parti interessate e della società nel suo complesso.

Una linea guida per la divulgazione delle pratiche di sostenibilità a seconda delle diverse categorie organizzative italiane

Nell'attività di reportistica di sostenibilità è importante per le tre diverse categorie imprenditoriali del panorama italiano, PMI quotate, PMI non quotate e Microimprese, tenere a mente importanti principi, quali ad esempio l'importanza di una comunicazione trasparente dettagliata e in principio di adattabilità. 

Vuoi saperne di più? Cosa potrai approfondire da questo articolo:

  • Reporting di sostenibilità
  • Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e gli obblighi di rendicontazione
  • Linee guida per la divulgazione delle pratiche di sostenibilità a seconda delle diverse categorie organizzative italiane
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Il contesto normativo di riferimento 

A partire dalla fine degli anni 80 l'Unione Europea, in una chiara dimostrazione di impegno per condurre la transizione verso una società più sostenibile ed equa, ha avviato una serie di riforme ambiziose con l'obiettivo di raggiungere una posizione di leadership competitiva e politica rispetto al resto del mondo in ambito ESG.

Attraverso l’ambizione di arrivare alla neutralità climatica entro il 2050, mediante l’adozione e l’implementazione di misure strutturali connesse al Green Deal, l'Europa sta attivamente contribuendo alla creazione di un sistema economico-finanziario sempre più sostenibile. Tale sforzo è indirizzato a sensibilizzare le imprese e a promuovere una maggior cognizione del loro impatto sull'ambiente e sulla società, e si colloca nel quadro di una strategia che riflette da un lato la consapevolezza del valore intrinseco che l'approccio ESG (Environmental - Social - Governance) può offrire come risposta alle crescenti esigenze della società civile, dall’altro la ricerca di un vantaggio competitivo chiave per il mercato europeo .

La decisione dell'UE di porsi come leader nel campo della sostenibilità è stata così presa con anticipo e maggior rigore rispetto alla sensibilità emergente a livello globale, posizionando l’Unione come first mover e di fatto scommettendo sulla capacità dei temi ESG di rappresentare una risorsa nello sviluppo del tessuto produttivo europeo.
In questo contesto, la sostenibilità è affrontata attraverso una serie di interventi normativi diretti, che dimostrano l'impegno concreto dell'Unione Europea verso le tematiche ESG producendo impatti già nel breve periodo. Questi interventi comprendono misure come la rendicontazione obbligatoria delle pratiche sostenibili e degli impatti delle organizzazioni sull’ambiente, sull’economia e sulla società, un quadro legislativo finanziario orientato alla sostenibilità e l'etichettatura di prodotti che rispettano determinati standard ambientali e sociali. Questi strumenti normativi costituiscono un pilastro fondamentale dell'approccio dell'UE alla sostenibilità .

Regolamentazione europea e reporting di Sostenibilità

L'Unione Europea ha inoltre integrato la sostenibilità anche in altri ambiti legislativi, compresi quelli fiscali, monetari e di investimento. Questa visione olistica è evidente, ad esempio, nella definizione delle misure del pacchetto Next Generation EU e nei Piani di Ripresa e Resilienza, che mirano a rafforzare l'economia facendo contemporaneamente da volano alle tematiche ESG. In questo modo l'UE abbraccia un approccio integrato che permea diversi settori, garantendo una transizione verso un'economia più sostenibile e resiliente con interventi coerenti e ricchi di sinergie .

Il Reporting di Sostenibilità, introdotto per la prima volta per le organizzazioni economiche europee con la Direttiva UE 95/2014, ha rappresentato da subito il punto di partenza della transizione verde, puntando a rispondere a numerose sfide, prima tra tutte la gestione integrata di informazioni non finanziarie e la loro organizzazione in un framework chiaro e completo. 

Con l’emergere della necessità di una normativa più ambiziosa e in grado di garantire una maggiore uniformità in termini di strumenti e linee guida per la rendicontazione di sostenibilità e una maggiore comparabilità delle informazioni divulgate dalle organizzazioni, l’UE è intervenuta nel 2022 con la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), estendendo il campo di applicazione e rafforzando gli obblighi di rendicontazione per un numero più ampio di entità, con un focus particolare sul coinvolgimento delle piccole e medie imprese (PMI). La CSRD mira a creare un quadro normativo più robusto, standardizzato e armonizzato per la rendicontazione di informazioni non finanziarie, al fine di rispondere alle esigenze di informativa crescenti degli investitori, delle parti interessate e della società nel suo complesso.

In questo contesto, le informazioni e i dati divulgati assumono un ruolo strategico fondamentale: la raccolta, l'analisi e la presentazione accurata di evidenze affidabili, complete, coerenti e comparabili oltre a dimostrare l’osservanza delle norme, la conformità della gestione del business rispetto agli obiettivi strategici e l'impatto positivo sulle comunità e sull'ambiente, consentono di costruire capacità e competitività: un documento di sostenibilità ricco di dati accessibili, comparabili ed attendibili permette di misurare le performance e fornisce una visione chiara e concreta degli impegni dell’Azienda nei confronti della sostenibilità. Allo stesso tempo, tanto all’interno dell’organizzazione quanto al suo esterno, questo garantisce un monitoraggio continuo e costante delle performance ESG nel tempo.

In tal senso, il passaggio logico che il Legislatore comunitario ha voluto agevolare è quello per cui la Disclosure, da puro esercizio di rendicontazione in linea con la compliance, possa diventare uno strumento di integrazione della governance e uno strumento di risk management:

  • Per quanto attiene il primo ambito, la produzione di informative sempre più complesse e ricche di elementi di strategia infatti stimolerà, nell’immediato futuro, la definizione di strutture di governance adeguate, con ruoli, responsabilità e sinergie organizzative sempre più profonde tanto con le strutture aziendali corporate, interne, quanto con le aree commerciali, di prodotto e di operations;
  • il secondo spunto che si ritiene utile citare in questa sede, l’impatto positivo sul risk management, attiene al valore intrinseco dei dati nelle strutture aziendali contemporanee. Raccogliere i dati, elaborarli, osservarne i trend e contestualizzarli aiuta le imprese a comprendere i propri punti di forza e le proprie debolezze, dando un nome a rischi - e ad opportunità - spesso ancora “nascosti” dietro dinamiche puramente reputazionali, che possono portare a sottostimare gli impatti finanziari sottesi al presidio non adeguato dei temi ESG.

    Attraverso l'analisi di indicatori chiave , di metriche specifiche e di informazioni qualitative, le aziende e i loro stakeholder possono valutare costantemente i risultati, le azioni intraprese e gli effetti di una gestione consapevole - o meno -, individuare aree di miglioramento e adattare le strategie in base alle nuove sfide e opportunità. Le informazioni divulgate rappresentano, quindi, il driver principale di un processo che dalla compliance evolve e diventa un asset strategico a disposizione delle aziende, per conoscersi e farsi conoscere. 

Una linea guida per la divulgazione delle pratiche di sostenibilità a seconda delle diverse categorie organizzative italiane

Nell'attività di reportistica di sostenibilità è importante per le tre diverse categorie imprenditoriali del panorama italiano, PMI quotate, PMI non quotate e Microimprese, tenere a mente importanti principi: 

  • Per le PMI quotate, è imperativo sottolineare l'importanza di una comunicazione trasparente e dettagliata, aderente alla regolamentazione vigente e alle nuove disposizioni della CSRD a partire dall’anno finanziario 2026. Dalle performance economico-finanziarie agli impatti ambientali e sociali, ogni aspetto deve rispecchiare una governance robusta, conformemente alle linee guida italiane. La pubblicazione delle Informative di Sostenibilità, a partire da tale anno, rivestirà un ruolo chiave nella gestione delle aspettative degli investitori e nel coinvolgimento degli stakeholder;
  • per le PMI non quotate, si sottolinea l'importanza dell'adattabilità: la flessibilità è essenziale in questo contesto, con un'enfasi particolare sulla comunicazione interna ed esterna. La definizione chiara degli obiettivi, l'implementazione di politiche etiche e la trasparenza all'interno dell'organizzazione sono elementi cruciali per la creazione di una cultura aziendale sostenibile;
  • per le Microimprese, infine, è attuare: il monitoraggio dei consumi, la formazione del personale e il coinvolgimento nella comunità sono pilastri di un’informativa di sostenibilità per le realtà più piccole. Semplicità, economicità e concretezza rappresentano le parole d'ordine per una reportistica agile ma efficace.

 

Caso Studio

In linea con quanto descritto nei capitoli dedicati alle linee guida operative sulla reportistica di sostenibilità, si presenta il seguente case study con l'intento di evidenziare come, attraverso l'implementazione di un percorso basato su progressivi interventi di miglioramento e sfruttando questo percorso come leva di crescita, sia possibile progredire in coerenza con le ambizioni aziendali. Il focus del caso studio è una Media Impresa italiana del settore retail-trade attiva nella produzione e distribuzione di abbigliamento attraverso una rete di oltre 50 punti vendita a servizio del mercato italiano e attiva in particolar modo nel sud Italia. 

All’inizio del proprio percorso verso la sostenibilità, l’azienda aveva circa 150 dipendenti e 5 milioni di utile, non possedeva certificazioni e non aveva mai avviato un processo di disclosure ESG. Nel 2021, l'azienda ha avviato un percorso di avvicinamento graduale verso la sostenibilità attraverso l‘avvio di un processo di reporting: la Società ha elaborato la sua prima informativa di sostenibilità con un perimetro limitato prima alla sede Corporate, in conformità agli standard di rendicontazione GRI secondo l'opzione "GRI-referenced ", adatta a un'organizzazione che vuole effettuare una rendicontazione su impatti economici, ambientali e/o sociali specifici, ma che non mira a utilizzare i GRI Standards per fornire un quadro completo dei propri temi materiali e dei relativi impatti.

Nel 2022, in vista della quotazione del Gruppo sul mercato nazionale, si è assistito ad un consolidamento delle risorse finanziarie e una costruzione di canali di dialogo con gli stakeholder più strutturati. Rafforzando l'impegno verso la trasparenza e la responsabilità, il reporting di sostenibilità è stato impostato secondo una raccolta di dati più accurata e ha incluso nel perimetro di rendicontazione le filiali e il leasing in tutta Italia, consentendo all'impresa di presentarsi ai propri investitori in modo più qualificato e di avanzare da piccola media impresa a PMI quotata. 

Nel terzo anno di rendicontazione l'impresa ha innalzato ulteriormente il livello di impegno, tenendo conto dei successivi aggiornamenti degli Standard GRI 2021, adottando l'opzione di rendicontazione "with reference to" e sottoponendo il Report di Sostenibilità ad assurance esterna. Questo passo ha garantito una maggiore affidabilità e trasparenza delle informazioni. La scelta di quotare il Gruppo non ha solo aumentato la visibilità aziendale, ma ha anche fornito, dunque, le risorse finanziarie necessarie per perseguire gli obiettivi strategici della Società.

Oggi l’azienda può annoverare una crescita in termini di personale e di capillarità sul territorio nazionale, potendo contare su oltre 300 dipendenti e un utile di 8 milioni di euro, oltre che il possesso di diverse certificazioni ISO sui Sistemi di Gestione di: 
  • Qualità (ISO 9001)
  • Salute e la Sicurezza sul lavoro (ISO 45001); 
  • Parità di genere (UNI/PdR 125);
  • Prevenzione dell’Anticorruzione (ISO 37001).

Il percorso di questa PMI italiana costituisce un esempio concreto di come, con dedizione e chiari obiettivi, sia possibile definire un percorso graduale di rendicontazione ESG, sfruttando il ruolo cruciale che la sostenibilità può svolgere nella costruzione di relazioni di fiducia e nel successo di un'impresa nel lungo periodo. 

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