India: l’ascesa di una nuova potenza mondiale

India viola

L’India vanta un’industria manifatturiera in forte crescita, alimentata da riforme volte ad attirare investimenti esteri, commercio internazionale e sviluppo tecnologico. Nonostante alcune sfide come la povertà, la disoccupazione e le carenze infrastrutturali, il Paese ha compiuto progressi significativi nel migliorare il “Ease of doing business”, rendendola una destinazione più attraente per le imprese straniere.

Con una popolazione di oltre 1,42 miliardi di abitanti, di cui oltre il 46% sotto i 25 anni, l’India rappresenta un mercato in rapida espansione con una forza lavoro giovane e dinamica. Questo ultimo aspetto si traduce anche in un nuovo e sempre più ampio bacino di consumatori rendendo il Paese ancora più attrattivo per l’export e gli investimenti stranieri. 

In questo articolo parleremo delle potenzialità del mercato indiano.

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L’India vanta un’industria manifatturiera in forte crescita, alimentata da riforme volte ad attirare investimenti esteri, commercio internazionale e sviluppo tecnologico. Nonostante alcune sfide come la povertà, la disoccupazione e le carenze infrastrutturali, il Paese ha compiuto progressi significativi nel migliorare il “Ease of doing business”, rendendola una destinazione più attraente per le imprese straniere.

Con una popolazione di oltre 1,42 miliardi di abitanti, di cui oltre il 46% sotto i 25 anni, l’India rappresenta un mercato in rapida espansione con una forza lavoro giovane e dinamica. Questo ultimo aspetto si traduce anche in un nuovo e sempre più ampio bacino di consumatori rendendo il Paese ancora più attrattivo per l’export e gli investimenti stranieri.

Attualmente, l’India si conferma il Paese con la crescita più rapida al mondo in termini di tassi annuali. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) prevede una crescita del PIL indiano del +6,1% per il 2023 e +6,3% per il 2024, posizionando la Penisola Indiana come l’unica grande economia con una crescita superiore al 6%.

L’economia indiana ha vissuto una vigorosa ripresa dopo il duro colpo del lockdown del 2020 e la successiva recessione, la peggiore tra le economie del G20. Le stime dell’Osservatorio Economico del MAECI riportano un PIL indiano di 3,28 miliardi di euro nel 2023, con un aumento del +6,9% rispetto al 2022, e una quota di export mondiale del 1,90%.  A partire dal 2014, il governo Modi ha introdotto un programma di riforme volte a favorire l’attrazione di Investimenti Diretti Esteri (IDE), il commercio internazionale e lo sviluppo tecnologico. In particolare, l’Atmanirbhar Bharat Abhiyaan, o missione “Self-Reliant”, lanciata a maggio 2020, mira a rafforzare l’autosufficienza economica del Paese e a renderlo meno dipendente dalle importazioni. Il Primo Ministro Modi ha, inoltre, delineato i cinque pilastri dell’iniziativa: economia, infrastrutture, sistema, demografia dinamica e domanda. Il governo ha intrapreso diverse riforme audaci, come la riforma della catena di approvvigionamento per l’agricoltura, sistemi fiscali razionali, leggi semplici e chiare, risorse umane capaci e un sistema finanziario solido. I programmi “Make in India” e “Assemble in India for the world” mirano a trasformare l’India in un hub manifatturiero globale, attraverso il rilancio del settore manifatturiero e l’incremento della competitività del Paese.

Rapporti con l’Italia

L’accordo UE-India volto alla protezione reciproca e la promozione degli investimenti è stato abrogato nel 2016 in conseguenza all’esigenza di rinegoziare i termini. Tuttavia, nel maggio 2021 i leader europei e indiani hanno deciso di riprendere i negoziati per giungere ad un accordo commerciale “equilibrato, ambizioso, globale e reciprocamente vantaggioso” e di avviare negoziati separati su un accordo sulla protezione degli investimenti.

Fra India e Italia, le visite e i rapporti politici si sono intensificati negli ultimi anni, creando un ambiente favorevole allo sviluppo di un partenariato economico solido e ampio. Il Piano di Azione 2020-2024, adottato dai due Primi Ministri (Narendra Modi e Giuseppe Conte) nel novembre 2020, è un documento strategico che delinea priorità e obiettivi della cooperazione bilaterale tra Italia e India. Quest’ultimo identifica cinque settori chiave per la cooperazione: green economy, industria agro-alimentare, infrastrutture, digitale e manifatturiero/lifestyle.

L’Italia si trova al 27° posto tra i fornitori indiani, con una quota dello 0,93% sul totale delle importazioni, pari a circa 4 miliardi di dollari nel 2023. Nel 2023, lo scambio bilaterale ha raggiunto un valore di 14,34 miliardi di euro, con una variazione negativa di -3,5% rispetto al 2022. Tuttavia, è importante notare che questo calo segue una crescita eccezionale del +42% nel 2022 rispetto al 2021. Inoltre, le esportazioni dall’Italia verso l’India sono aumentate del +7,6% nel 2023 rispetto al 2022, con un valore di 5,18 miliardi di euro, segno di una continua vitalità del rapporto commerciale.

Nel complesso, il saldo commerciale rimane negativo per l’Italia, con un deficit di -3,98 miliardi di euro. Tuttavia, la crescita delle esportazioni e la moderazione delle importazioni (-8,8% del 2023 rispetto all’anno precedente) indicano una tendenza positiva che potrebbe portare a un riequilibrio della bilancia commerciale nel tempo.

Presenza Italiana in India

L’India rappresenta un mercato strategico per l’Italia, come testimoniato dalla significativa presenza di imprese italiane nel Paese. La semplificazione nel fare affari con il gigante asiatico ha portato ad una crescita degli IDE, aumentati considerevolmente dal 1991. Tale incremento è certamente da attribuire al processo di liberalizzazione che il Governo Indiano aveva avviato alla fine degli anni ‘90. Secondo fonti indiane, tra aprile 2000 e dicembre 2022, l’Italia si è posizionata al 17° posto tra i maggiori contributori agli afflussi di IDE in India, con una quota dello 0,52% sugli afflussi totali.

L’Osservatorio Economico del MAECI conferma la solidità e diffusione della presenza italiana nel Paese, con circa 696 imprese che impiegano quasi 49.000 addetti e generano un fatturato complessivo di 5 miliardi di euro. I settori che attraggono maggiormente gli investimenti italiani sono il tessile e l’abbigliamento, l’automotive e l’agroalimentare.

Le principali aree di concentrazione delle imprese domestiche sono:

-          Delhi NCR & North (Delhi-Gurgaon-Noida, la cosiddetta Capital Belt), con circa 180 aziende, soprattutto nel settore della meccanica e dei servizi di supporto alle imprese.

-          Maharashtra & West (Mumbai e Pune), con circa 250 aziende e una forte presenza nel settore automobilistico e tessile.

-          Sud India (Chennai e Bangalore), con un totale di 160 imprese, concentrate nei settori dell’IT, dell’innovazione e dell’agroalimentare.

-          Kolkata, con circa 20 imprese, nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio.

-          Gujarat e Rajasthan, dove i primi stabilimenti italiani iniziano ad aprire.

Oltre alle numerose PMI che operano in vari settori, il Paese vanta la presenza di grandi gruppi italiani che contribuiscono a rafforzare il partenariato economico bilaterale. Tra questi, si annoverano: Enel Green Power, Italferr, Bonfiglioli, Ferrero, Bauli, Piaggio, Prysmian, Luxottica, Ansaldo Energia, Saipem, Brembo, Mapei, Benetton, Gruppo Coin. Sono, inoltre, operative numerose case di design d’interni, moda e lusso italiane, come Poltrona Frau, Artemide, Natuzzi, Zegna, Armani, Cavalli, ecc., imprese nel settore della difesa (Beretta, Fincantieri) e nel segmento finanziario (Gruppo Assicurazioni Generali).

Cosa esportare

L’India è il 28° mercato di destinazione delle esportazioni italiane con una quota dello 0,8% sull’export totale. Secondo le stime del 2023, i principali prodotti italiani esportati includono macchinari ed apparecchiature (39,9%), prodotti chimici (11,3%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchinari e impianti (7,5%), computer, apparecchi elettronici e ottici (6%), prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti e risanamento (5,1%), apparecchi elettrici 4,6%.

Il comparto dei macchinari industriali rappresenta il fulcro dell’export italiano verso l’India, con oltre il 40% del totale e un valore di 2 miliardi di euro nel 2023. L’India, da parte sua, importa circa il 65% del suo fabbisogno di macchinari dall’estero. Secondo le previsioni, il settore manifatturiero dovrebbe crescere ad un tasso annuo del 14% fino al 2025, anno in cui dovrebbe raggiungere il 25% del PIL nazionale, diventando il motore della economia indiana. L’aspirazione dell’India a diventare un polo manifatturiero globale implica la necessità di tecnologie di lavorazione italiane, aumentando il “valore aggiunto” delle nostre esportazioni. La concorrenza è agguerrita, ma fiere, seminari tecnologici e commerciali, partnership strategiche con associazioni locali possono rafforzare la presenza italiana non solo dal punto di vista commerciale, ma anche nella collaborazione industriale, generando effetti positivi sulla catena del valore.

Il settore agricolo indiano è uno dei più importanti al mondo in termini di produzione e consumo. Nonostante sia il secondo produttore mondiale di frutta e verdura, il suo contributo al PIL nazionale è solo del 16%. L’enorme spreco di cibo (circa il 40% della produzione agricola) a causa di carenze nella catena di distribuzione e tecnologie di conservazione inadeguate offre un’occasione importante per le imprese italiane. Il settore dei macchinari agricoli e quello della trasformazione alimentare, in particolare la catena del freddo, sono aree di grande interesse per gli investitori italiani. Il governo indiano, con i suoi Mega Food Park, zone speciali caratterizzate da incentivi ed agevolazioni amministrative, e l’apertura agli investimenti esteri (ammessi al 100% in questo settore), sta creando un ambiente favorevole per lo sviluppo di questo settore. I prodotti alimentari italiani, già apprezzati in India, come l’olio d’oliva, il cioccolato, la pasta e il vino, hanno un grande potenziale di crescita nel mercato indiano. Per il vino, l’Italia è il quarto fornitore mondiale dell’India con una quota del 9,54%.

L’edilizia residenziale e il segmento dell’ospitalità in India sono in forte crescita, creando un terreno fertile per il settore dell’arredo e del design. I consumatori indiani apprezzano il made in Italy per la sua qualità, il design ricercato e l’attenzione ai dettagli. Le importazioni di prodotti d’arredo italiani in India sono in aumento costante (oltre il 30% negli ultimi anni), ma, per avere successo nel Paese, è fondamentale stringere contatti con costruttori e architetti locali, che influenzano le scelte dei consumatori finali.

L’India domina il mercato globale dei farmaci generici, con una quota del 42% della produzione mondiale e il 20% delle esportazioni. Il gigante indiano importa quasi l’80% dei suoi dispositivi medici, offrendo un terreno fertile per gli investimenti stranieri, con la possibilità di una proprietà straniera del 100% per i nuovi progetti. Le barriere all’ingresso per i dispositivi medici sono basse rispetto ad altri settori, e l’industria nazionale è molto frammentata. Di conseguenza, il Paese è fortemente dipendente dalle importazioni per molte tipologie di dispositivi medici, in particolare quelli tecnologicamente avanzati.

Infine, l’India rappresenta un mercato emergente per il lusso, in particolare il segmento dell’alta gamma, che include abbigliamento, accessori, gioielleria ed arredo, caratterizzati da un elevato contenuto in termini di design. Le proiezioni di crescita di questo segmento di mercato sono molto positive, con un aumento del 20% annuo, concentrate principalmente nell’area di Delhi e di Mumbai. La popolazione nella fascia alta del reddito è in costante aumento e il loro stile di vita e preferenze di consumo si stanno gradualmente avvicinando a quelli occidentali, creando una domanda crescente per prodotti di lusso. Inoltre, dato che il consumatore indiano è ancora un “newcomer”, l’italianità del prodotto gioca un ruolo chiave, associando il made in Italy a stile, design e qualità.

Con un impegno a lungo termine e una solida strategia, le imprese italiane possono conquistare una posizione di rilievo nel mercato indiano e contribuire alla crescita economica di entrambi i paesi.



 

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