L'internazionalizzazione e l'Export
Nel contesto di una crescente globalizzazione, l'internazionalizzazione emerge come un processo vitale per le imprese desiderose di estendere le proprie operazioni ad un pubblico più vasto. Questa strategia non solo offre loro l'opportunità di accedere a nuovi mercati e interlocutori, ma svolge anche un ruolo fondamentale nel rafforzare l'economia nazionale, specialmente in un contesto come quello italiano.
Il triennio 2024-2026 si prospetta come periodo cruciale per l'Italia nel panorama del commercio internazionale. L'export, rappresentante circa il 40% del PIL italiano, costituisce un pilastro fondamentale della crescita economica: dopo un notevole incremento nel 2022 (+9,9%), le esportazioni hanno subito un rallentamento nell’anno successivo (+0,8%), e si prevede un modesto aumento nel 2024 (+2,3%), ancora al di sotto dei livelli pre-pandemici[1].
Nel corso dei prossimi anni questo processo sarà agevolato anche da nuovi elementi caratteristici, quali la sostenibilità e la digitalizzazione come principali motori trainanti per le esportazioni italiane[2]. Le imprese del Paese stanno adottando pratiche sostenibili e tecnologie avanzate per affrontare le sfide connesse alla trasformazione digitale e alla transizione ecologica, promuovendo così l'innovazione e la digitalizzazione, specialmente nel contesto delle PMI[3]. Le piccole e medie imprese nazionali sono particolarmente ben posizionate per capitalizzare sull'internazionalizzazione. Grazie alla loro agilità, capacità di adattamento e focus sulla qualità e riconoscibilità, le PMI italiane possono distinguersi sui mercati globali, portando con sé il prestigio e il savoir-faire associati al marchio "Made in Italy". In questo contesto, si prevede che gli investimenti green occuperanno una posizione di rilievo, accelerando nel biennio 2025-26 con tassi di crescita che potrebbero superare il 14% annuo[4], contribuendo così a rafforzare l'export italiano di beni ambientali in un mercato sempre più orientato alla sostenibilità.
Tuttavia, nonostante le prospettive favorevoli per il contesto italiano, occorre considerare le sfide che si prospettano al di fuori dei confini nazionali. Il contesto geopolitico presenta incertezze significative, come il conflitto russo-ucraino e quello israelo-palestinese, o i cambiamenti climatici con le loro conseguenze fisiche e di transizione normativa, che potrebbero avere impatti negativi sull'economia globale e sul commercio internazionale, aumentando l'incertezza e minando la fiducia degli investitori. Pertanto, le imprese italiane devono adottare strategie di gestione del rischio[5] per mantenere la propria competitività sui mercati internazionali, considerando attentamente gli sviluppi geopolitici e adattando di conseguenza le proprie strategie di business.
Dopo aver fornito una panoramica dell’attuale contesto generale e italiano, emerge chiaramente come l'internazionalizzazione sia un processo complesso
1. L'internazionalizzazione: il contesto di riferimento
Nel contesto di una crescente globalizzazione, l'internazionalizzazione emerge come un processo vitale per le imprese desiderose di estendere le proprie operazioni ad un pubblico più vasto. Questa strategia non solo offre loro l'opportunità di accedere a nuovi mercati e interlocutori, ma svolge anche un ruolo fondamentale nel rafforzare l'economia nazionale, specialmente in un contesto come quello italiano.
Il triennio 2024-2026 si prospetta come periodo cruciale per l'Italia nel panorama del commercio internazionale. L'export, rappresentante circa il 40% del PIL italiano, costituisce un pilastro fondamentale della crescita economica: dopo un notevole incremento nel 2022 (+9,9%), le esportazioni hanno subito un rallentamento nell’anno successivo (+0,8%), e si prevede un modesto aumento nel 2024 (+2,3%), ancora al di sotto dei livelli pre-pandemici[1].
Nel corso dei prossimi anni questo processo sarà agevolato anche da nuovi elementi caratteristici, quali la sostenibilità e la digitalizzazione come principali motori trainanti per le esportazioni italiane[2]. Le imprese del Paese stanno adottando pratiche sostenibili e tecnologie avanzate per affrontare le sfide connesse alla trasformazione digitale e alla transizione ecologica, promuovendo così l'innovazione e la digitalizzazione, specialmente nel contesto delle PMI[3]. Le piccole e medie imprese nazionali sono particolarmente ben posizionate per capitalizzare sull'internazionalizzazione. Grazie alla loro agilità, capacità di adattamento e focus sulla qualità e riconoscibilità, le PMI italiane possono distinguersi sui mercati globali, portando con sé il prestigio e il savoir-faire associati al marchio "Made in Italy". In questo contesto, si prevede che gli investimenti green occuperanno una posizione di rilievo, accelerando nel biennio 2025-26 con tassi di crescita che potrebbero superare il 14% annuo[4], contribuendo così a rafforzare l'export italiano di beni ambientali in un mercato sempre più orientato alla sostenibilità.
Tuttavia, nonostante le prospettive favorevoli per il contesto italiano, occorre considerare le sfide che si prospettano al di fuori dei confini nazionali. Il contesto geopolitico presenta incertezze significative, come il conflitto russo-ucraino e quello israelo-palestinese, o i cambiamenti climatici con le loro conseguenze fisiche e di transizione normativa, che potrebbero avere impatti negativi sull'economia globale e sul commercio internazionale, aumentando l'incertezza e minando la fiducia degli investitori. Pertanto, le imprese italiane devono adottare strategie di gestione del rischio[5] per mantenere la propria competitività sui mercati internazionali, considerando attentamente gli sviluppi geopolitici e adattando di conseguenza le proprie strategie di business.
Dopo aver fornito una panoramica dell’attuale contesto generale e italiano, emerge chiaramente come l'internazionalizzazione sia un processo complesso da analizzare e definire, in cui la sostenibilità si pone sia tra le “dependencies”, gli elementi di contesto da considerare e valutare, sia come una chiave per il successo in termini di qualifica del proprio brand e dei prodotti e servizi offerti sul mercato. Di conseguenza, nelle pagine successive del modulo, verrà delineata un'analisi comparativa delle normative ESG tra diversi paesi, confrontandole con quelle vigenti in Italia. Si esploreranno le varie normative, i rischi e le opportunità legate all'internazionalizzazione, nonché i principali partner commerciali in termini di importazioni ed esportazioni. Questo contributo mira a presentare, ponendosi come "guida all'utilizzo", gli elementi significativi da tenere in considerazione per fornire alle organizzazioni spunti pratici e agevolare l'implementazione delle migliori pratiche aziendali in termini di internazionalizzazione, declinate nel contesto di PMI quotate, PMI non quotate e Microimprese.
1.1 Diffusione delle pratiche di sostenibilità: una panoramica a livello mondiale
Analizzare le pratiche di sostenibilità richiede valutazioni complesse, figlie di molteplici elementi tra cui spicca la disparità normativa e di sensibilità degli investimenti pubblici tra i diversi Paesi. Mentre l'Europa si distingue come pioniera degli investimenti sostenibili e ha il potenziale per guidare la rivoluzione green, nazioni come gli Stati Uniti[6] pur avendo risorse significative, sembrano procedere con un leggero ritardo nella definizione di framework di sostenibilità davvero sfidanti e pervasivi. Allo stesso tempo, vi sono Paesi dei mercati emergenti che affrontano sfide globali come la deforestazione, la povertà e il cambiamento climatico, ma che devono ancora intraprendere pienamente il percorso verso la sostenibilità.
Come per le tematiche ambientali, differenze culturali, agende politiche diverse, economie strutturate e basate su logiche differenti, condizioni socio-politiche instabili o limitato accesso a strumenti di sviluppo possono essere alla base di una diversa sensibilità o rispetto alle tematiche di rilievo sociale. Nell’area APAC e, più in generale, nei mercati emergenti, infatti, si riscontra un presidio più limitato e precario delle tematiche più tipicamente “social” quali i diritti umani o la salute e la sicurezza sul lavoro. La diffusa instabilità politica genera molto spesso precarietà anche nella governance aumentando la probabilità di incidenza di fenomeni di corruzione. Livelli sostanziali di indebitamento e di rimborso del debito impediscono a diversi Paesi di sviluppare servizi di base ed essenziali per le loro popolazioni; guerre civili, incursioni transfrontaliere, o più semplicemente infrastrutture carenti a causa della povertà o della guerra. Ciò può impedire alle popolazioni locali di accedere ai servizi di base ed essenziali e rendere più difficile per un'azienda evitare di violare i loro diritti umani o di assicurare, internamente ed esternamente, una governance stabile e il rispetto di condizioni di lavoro dignitose.
L'Europa, in particolare, si trova in una posizione di leadership nel cammino verso la sostenibilità, come dimostra il fatto che il 37% dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR) è stato destinato alla transizione green[7].
Il contesto statunitense è leader nell'innovazione per quanto riguarda la transizione energetica, con numerose aziende che sviluppano soluzioni performanti per accelerare la transizione verso un'economia più sostenibile, ma sconta un divario in termini di reportistica e monitoraggio ESG, con annesse criticità in termini di trasparenza informativa che, in alcuni contesti, hanno agevolato le aziende comparabili europee.
Guardando verso il continente asiatico, emerge chiaramente l'accentuato interesse posto negli ultimi anni dalla Cina nei confronti delle pratiche di sostenibilità - seppur con molte contraddizioni e limitazioni evidenti. Tale impegno si rispecchia comunque nel continuo sviluppo di normative e politiche relative a fattori ESG poiché, in qualità di una delle principali economie mondiali e attore chiave nelle sfide ambientali globali, il governo cinese ha compreso l'importanza di affrontare le questioni legate all'ESG per garantire stabilità economica e coesione sociale a lungo termine. Le autorità cinesi hanno introdotto diverse normative volte a promuovere la protezione ambientale, il rispetto delle norme sul lavoro e una governance aziendale[8] responsabili, consapevoli di partire da un ecosistema economico non sempre trasparente e che ha fatto della competenza di prezzo, anche a scapito di qualità, diritti e tutele, un proprio elemento cardine per tutta l’epoca contemporanea.
Guardando al futuro, è atteso che la Cina continui a rafforzare le sue normative ESG per allinearsi, con un percorso articolato e di medio/lungo periodo, a standard internazionali.
1.2 Scenari normativi ESG
Di fronte alla crescente complessità normativa legata alla regolamentazione ESG che caratterizza l'ambiente aziendale in Italia, in Europa e nel resto del mondo, diventa essenziale comprendere le regolamentazioni chiave che influenzano i mercati globali. In questa panoramica, viene proposto di esaminare le principali normative in Europa, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nella macroregione APAC[9], fornendo un'analisi dettagliata dei contesti specifici. Al centro delle tematiche si trova l'agenda verde di ciascuna area geografica considerata, riflettendo l'importanza crescente delle iniziative per la sostenibilità ambientale a livello globale.
Panoramica della regolamentazione Europea
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In Europa, l'agenda normativa sulla finanza sostenibile emerge come una priorità di rilievo sia per le imprese che per le autorità di regolamentazione, posizionando la regione come leader globale nel settore. Questa agenda ha, peraltro, dovuto adattarsi rapidamente all'impatto del conflitto russo-ucraino, che ha interrotto decenni di pace nel continente generando nuove turbolenze nei mercati globali. A livello geopolitico, il tema ha elevato la sicurezza energetica come una delle principali preoccupazioni dell'agenda politica europea, stimolando la ricerca di alternative al gas di origine russa e accelerando l'urgenza della transizione verde[10].
La normativa dell'Unione Europea sulla tutela ambientale è un robusto quadro giuridico che si propone di salvaguardare gli elementi vitali del nostro pianeta. Attraverso direttive come quella sulla qualità e tutela di acqua e aria, l'UE stabilisce standard per la gestione delle risorse idriche e per la riduzione delle emissioni inquinanti. Inoltre, normative come la Direttiva Habitat[11] e la Direttiva Uccelli[12] mirano a proteggere la biodiversità e gli habitat naturali, e hanno avuto un impatto dirompente nelle attività economiche e nei contesti di amministrazione urbana. Per affrontare i cambiamenti climatici, sono state adottate direttive sull'efficienza energetica e sulle emissioni di gas serra, promuovendo così fonti di energia rinnovabile. Queste misure non solo proteggono l'ambiente, ma migliorano anche la qualità della vita dei cittadini europei, incoraggiando uno sviluppo sostenibile e responsabile.
Da sottolineare l’approccio sistemico adottato dall'Unione Europea rispetto al tema della tutela ambientale sia stato garantito dalla fondazione di una agenzia ad hoc, l'European Environment Agency (EEA[13]), che svolge le sue attività a partire dal 1994. L'EEA supporta lo sviluppo delle politiche ambientali dell'UE fornendo expertise analitica e mantenendo un'infrastruttura di reporting per i flussi di dati nazionali e internazionali. Attraverso la collaborazione con la rete di partner Eionet, l'EEA informa i decisori politici e il pubblico sullo stato dell'ambiente europeo e promuove una gestione sostenibile delle risorse naturali, intervenendo in consultazione su tutti i principali pacchetti normativi di origine comunitaria - le iniziative in ambito ETS, il Regolamento CBAM, le pratiche di reporting quali la CSRD e la Tassonomia verde[14].
Proprio in tema di Tassonomia, in questa sede rileva citare come il legislatore europeo abbia approvato nell'estate del 2022 l'inclusione di alcune attività legate al gas e al nucleare come attività transitorie nel pacchetto normativo di riferimento, con l'applicazione delle modifiche iniziate a gennaio del 2023. Inoltre, l'UE sta guidando l'implementazione di obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità e sul clima, con la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD[15]) che, con diverse tempistiche di applicazione, impatterà sulle disclosure di aziende europee e multinazionali.
Parallelamente, è stato oggetto di integrazione e implementazione il pacchetto normativo relativo al Regolamento sulla divulgazione della finanza sostenibile (SFDR). Tale regolamento definisce univocamente il concetto di “investimento sostenibile”, imponendo norme comuni a diverse categorie di operatori finanziari sulla divulgazione di informazioni sui temi di sostenibilità e definendo due tipologie di “prodotti finanziari sostenibili”, i cosiddetti “prodotti Art. 8” e “prodotti Art. 9”. Inoltre, le autorità di regolamentazione si avvicinano all'approvazione delle proposte per uno standard europeo per i green bond (EU GBS), che introdurrà requisiti per tutti gli emittenti che desiderano utilizzare l'etichetta "European green bond"[16].
Non entriamo in questa sede nel ricco panorama della “S” e della “G” della sostenibilità, costellato di normative comunitarie dedicate e ormai stratificate da aggiornamenti, revisioni e integrazioni su impianti normativi, in alcuni casi, risalenti anche alla CEE. In ambito sociale e governance lo spettro di norme è ampio e maturo, regolando - solo a titolo esemplificativo - i rapporti giuslavoristici, i diritti umani e dei lavoratori, le tutele delle minoranze e delle categorie deboli e protette, l’anticorruzione, l’antiriciclaggio, il conflitto di interessi, l’antitrust, la comunicazione veritiera e corretta, in una ragnatela di interventi che ha creato un tessuto economico con caratteristiche uniche a livello globale - per quanto comunque non privo di contraddizioni, aggravi burocratici e complessità strutturali.
Panoramica della regolamentazione USA
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Negli Stati Uniti, sono in corso importanti sforzi regolatori per affrontare il cambiamento climatico e i rischi finanziari ad esso associati. Nell’agosto del 2022, il Presidente ha firmato l'Inflation Reduction Act, un ampio programma di investimenti nell'energia pulita volto a ridurre le emissioni di gas serra del 50% entro il 2030, che rappresenta il più grande impegno governativo nella storia statunitense per contrastare questa sfida. Sempre nel 2022, durante la COP27[17], gli Stati Uniti hanno presentato l'Energy Transition Accelerator, un'iniziativa di crediti di carbonio progettata per coinvolgere gli investitori nella riduzione delle emissioni e nell'adozione accelerata dell'energia rinnovabile, cogliendo gli spunti delle iniziative avviate già da tempo dalla Comunità europea.
Inoltre, la Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, ha avviato un esercizio pilota per valutare gli scenari climatici insieme alle principali banche statunitensi, al fine di analizzare e gestire i rischi finanziari derivanti dal clima; in questo contesto, la Securities and Exchange Commission (SEC), l'ente federale statunitense per la vigilanza delle borse, ha adottato a marzo 2024 le prime regole relative alla divulgazione sui temi di climate change per le società quotate statunitensi. Queste norme richiederanno alle aziende di fornire informazioni sui rischi climatici, sugli impatti finanziari degli eventi meteorologici estremi e, in alcuni casi, sulle emissioni di gas serra. Tuttavia, nonostante rappresentino un passo significativo nella rendicontazione ESG negli Stati Uniti, le norme SEC hanno attenuato alcuni dei requisiti iniziali, soprattutto rimuovendo l'obbligo di divulgare le emissioni Scope 3. Allo stesso tempo, la Commodity Futures Trading Commission (CFTC) ha richiesto il feedback pubblico sul rischio finanziario climatico nei mercati dei derivati e delle materie prime sottostanti, con particolare attenzione ai mercati volontari del carbonio.
Queste iniziative riflettono un crescente impegno verso la trasparenza e la gestione dei rischi ESG negli Stati Uniti, evidenziando l'importanza sempre maggiore delle considerazioni ambientali, sociali e di governance nelle decisioni aziendali e negli investimenti.
Panoramica della regolamentazione del Regno Unito
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Con l’impegno crescente verso il net zero, il Regno Unito sta emergendo come paese ben posizionato in termini di agenda della finanza sostenibile, con le potenzialità per diventare tra i primi centri finanziari net zero al mondo.
In risposta alla crescente proliferazione di prodotti d’investimento etichettati come "verdi" o "sostenibili", la Financial Conduct Authority[18] (FCA) ha introdotto misure per proteggere i consumatori e promuovere la fiducia nei prodotti d'investimento sostenibili, nell'ambito del regime britannico dei Sustainability Disclosure Requirements (SDR). Le misure includono l'implementazione di etichette per i prodotti d'investimento sostenibili, restrizioni sull'uso di termini legati alla sostenibilità e informazioni mirate ai consumatori. Queste iniziative mirano a integrare e potenziare gli attuali requisiti della FCA che richiedono ai gestori e ai proprietari di asset di fornire informazioni in linea con le raccomandazioni della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD).
In attesa di ulteriori dettagli sul quadro della tassonomia britannica, il Green Technical Advisory Group[19] del Regno Unito, un organismo indipendente incaricato di fornire consulenza non vincolante al governo britannico, ha presentato le prime raccomandazioni per lo sviluppo di una tassonomia britannica. Queste raccomandazioni si concentrano su aspetti come i criteri di selezione tecnica, l'armonizzazione internazionale e il principio "Do No Significant Harm". Con il Regno Unito che ospita numerose imprese globali nel settore dei servizi finanziari, vi è una particolare attenzione su come gestire eventuali divergenze future della tassonomia tra il Regno Unito e altre giurisdizioni.
Infine, anche la Bank of England e la Prudential Regulation Authority[20] (PRA) stanno lavorando per integrare le considerazioni sul cambiamento climatico negli accordi di vigilanza e nelle politiche esistenti, dimostrando un impegno concreto verso la sostenibilità e la stabilità finanziaria.
Panoramica della regolamentazione APAC
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Il cambiamento climatico è diventato una priorità pressante sia per i decisori politici che per l'industria nell'intera regione APAC. Nuove politiche, linee guida e regolamenti stanno emergendo per affrontare sfide come la disponibilità dei dati, migliorare la coerenza delle informazioni e identificare aree di miglioramento nella rendicontazione climatica.
Numerosi Paesi dell'APAC stanno adottando le raccomandazioni della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) come guida. La Nuova Zelanda è stata pioniera nell'introdurre le raccomandazioni TCFD nella legislazione, mentre autorità di regolamentazione di Hong Kong, Singapore, Taiwan e Malesia richiedono sempre di più alle istituzioni finanziarie di adeguarsi ai requisiti TCFD entro il 2025.
Rilevante è stato l’impatto del quadro della Tassonomia EU su questi contesti: nella regione, diverse sono le legislazioni che stanno esaminando l'applicazione di impianti coerenti e che stanno sviluppando tassonomie locali. Il Monetary Authority of Singapore[21] (MAS) sta consultando una tassonomia verde e di transizione per le istituzioni finanziarie di Singapore, mentre le autorità dell'ASEAN[22] (Association of Southeast Asian Nations) stanno lavorando su una tassonomia comune per la finanza sostenibile. Hong Kong e Australia stanno entrambe sviluppando tassonomie locali per la finanza sostenibile.
La coerenza e l'interoperabilità tra le diverse giurisdizioni sono prioritarie, con l'obiettivo di adottare raccomandazioni standardizzate per garantire la comparabilità delle informazioni ESG a livello globale. Nell'ambito della finanza verde, molti Paesi stanno promuovendo l'emissione di green bond[23], mentre lo sviluppo del mercato del carbonio sta emergendo come una priorità, con l'introduzione di sistemi di carbon tax e mercati volontari del carbonio in vari Paesi della regione.
È possibile affermare quindi che, i decisori politici in tutta la regione APAC, stanno compiendo progressi significativi, per quanto lenti e graduali, per integrare la finanza sostenibile e promuovere lo sviluppo sostenibile, riflettendo l'urgente necessità di affrontare le sfide legate al cambiamento climatico e all'ambiente.
Riflessioni analoghe sono valide con riferimento alle tematiche sociali e di governance. Con l’eccezione di alcune nazioni particolarmente pronte, come l’Australia, gli altri paesi stanno ancora sviluppando il proprio percorso, facendo i conti con contraddizioni, complessità di contesto socio-politico e impianti economici non sempre abbastanza solidi e maturi per affrontare repentini cambi di paradigma. Non sono quindi da attendersi nel breve periodo cambiamenti radicali, quanto più evoluzioni progressive e continue trainate dalla lenta crescita economica globale e dalla sempre maggiore attenzione che la comunità internazionale dedica a tali argomenti.
1.3 I mercati emergenti
Il mondo si trova di fronte a sfide senza precedenti, che vanno dai cambiamenti climatici alle disuguaglianze, dalla povertà alla perdita di biodiversità. In risposta a queste sfide, nel 2015 le Nazioni Unite hanno lanciato gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG[24]), un ambizioso progetto per un futuro migliore e più sostenibile per tutti.
Il finanziamento necessario per realizzare gli SDG è considerevole: secondo stime della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo, sarà necessario un investimento del settore privato compreso tra i 5.000 e i 7.000 miliardi di dollari,[25] l'anno per raggiungere gli SDG entro il 2030. Gli SDG rivestono un'importanza particolare per i mercati emergenti: queste regioni hanno bisogno di significativi investimenti per avere una possibilità di raggiungere gli obiettivi stabiliti, e nel monitoraggio periodico dei progressi verso gli SDGs la spinta alla sostenibilità ha riscosso solo risultati parziali.
Per quanto sia chiaro che, anche nei mercati emergenti, le aziende con una solida impronta ESG tendano ad avere prestazioni migliori nel lungo periodo, le difficoltà di gestione ordinaria che permea tutti gli operatori del panorama economico rende difficile un impegno diffuso, nonostante la grande consapevolezza che il tessuto sociale ha rispetto a temi quali gli impatti del lavoro minorile, del mancato rispetto dei diritti umani, della corruzione diffusa o del cambiamento climatico. Nei prossimi anni i paesi emergenti dovranno riuscire a sviluppare propri motori di crescita economica che consentano loro di sostenere il debito, ed evoluzioni significative anche in ambito ESG saranno possibili solamente quando, anche con l'assistenza della comunità internazionale, saranno avviate transizioni olistiche e solide. La selezione di investimenti ESG nelle economie emergenti richiede quindi, ad oggi, una profonda comprensione delle dinamiche locali e la capacità di far convergere esigenze di business con il contesto di riferimento.
2. Strumenti operativi e strategie di export e internazionalizzazione per le imprese
Nel contesto sempre più globale e competitivo dell'economia mondiale, l'identificazione dei mercati internazionali cruciali e gli investimenti strategici sono diventati imperativi per le imprese che mirano alla crescita e al successo su scala internazionale. Questo processo non solo offre opportunità di espansione dei volumi di vendita, ma può anche portare a un miglioramento della resilienza aziendale connesso alla diversificazione dei mercati aggrediti e del posizionamento (o anche delle caratteristiche) dei prodotti offerti.
Allo stesso tempo, le imprese devono affrontare una serie di sfide e opportunità nel contesto degli aspetti ambientali, sociali e di governance quando si impegnano nell'arena internazionale; Il ruolo delle PMI italiane in questo contesto è cruciale, poiché devono bilanciare la ricerca di profitti con l'impatto sul pianeta e sulle comunità in cui operano.
In questo contesto, è essenziale identificare e investire in mercati internazionali per diversi motivi: oltre alla possibilità di aumentare il proprio volume d'affari, l'espansione in nuovi mercati può offrire opportunità di diversificazione del rischio, accesso a risorse e talenti globali, nonché una maggiore resilienza aziendale in un mondo sempre più interconnesso.
Identificare e capitalizzare sulle opportunità offerte dai mercati internazionali non solo permette alle imprese di crescere, ma contribuisce anche a una maggiore competitività e sostenibilità a lungo termine nel panorama globale.
2.1 Identificazione dei mercati internazionali cruciali e investimenti strategici
Un mutamento continuo contraddistingue il nostro tempo e influenza le dinamiche di una società globale e interconnessa. Imposto dalla crisi climatica, dalle conseguenze della pandemia da Covid-19, dalle frequenti tensioni geopolitiche e accelerato da una perenne innovazione tecnologica, il processo di adattamento appare a tratti convulso e difficile da decifrare.
Di fronte a questo scenario, governi e aziende lavorano per sviluppare nuove partnership commerciali in grado di far fronte all’instabilità economica attuale, e nel coltivare in modo continuo i rapporti con i mercati più strategici, quelli verso cui i flussi di import ed export appaiono più solidi e quindi più ricchi di opportunità di breve periodo. Di seguito si rappresenta una sintesi dei rapporti con due paesi europei, Germania e Francia, storicamente riconosciuti come partner commerciali sensibili alla collaborazione con il tessuto economico italiano, sia in termini di importazioni che di export.
Germania
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L'espansione verso il mercato tedesco rappresenta una mossa strategica per le PMI italiane che desiderano consolidare la loro presenza internazionale. La Germania, cuore dell'Europa, offre un ambiente economico stabile e dinamico, oltre a una domanda interna solida e diversificata. Entrare in questo mercato non solo apre le porte a un vasto numero di consumatori, ma consente anche alle imprese di stabilire relazioni commerciali stabili e durature.
Esportare in Germania offre una serie di vantaggi strategici per le PMI italiane che vanno oltre l'accesso a un vasto mercato. Innanzitutto, la Germania è nota per la sua efficienza logistica e per l'infrastruttura di trasporto altamente sviluppata, il che facilita la distribuzione e la consegna dei prodotti in modo tempestivo e affidabile. Inoltre, essendo membri dell'Unione Europea, Italia e Germania condividono regolamentazioni e normative simili, semplificando il processo di esportazione e riducendo la complessità burocratica per le PMI italiane.
Esportazioni dall’Italia verso la Germania | |
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Categoria | Descrizione |
Prodotti Chimici e Farmaceutici | L'industria chimica e farmaceutica italiana è rinomata per la sua ricerca innovativa e la produzione di prodotti di alta qualità e sicuri. La Germania, con la sua forte domanda per prodotti chimici e farmaceutici affidabili, può beneficiare dell'importazione di prodotti italiani che offrono soluzioni avanzate e efficaci per una varietà di esigenze. Le PMI italiane nel settore chimico e farmaceutico possono capitalizzare su questa domanda offrendo prodotti innovativi e di alta qualità che soddisfano gli standard più elevati di sicurezza e affidabilità, contribuendo così al benessere e alla salute dei consumatori tedeschi. |
Prodotti Alimentari e Bevande | La Germania può beneficiare dell'importazione di prodotti alimentari e bevande italiani distintivi e di alta qualità. L'autenticità e la varietà della cucina italiana offrono ai consumatori tedeschi l'opportunità di sperimentare sapori unici e tradizionali, contribuendo così a arricchire ulteriormente l'offerta gastronomica sul mercato tedesco. Le PMI italiane nel settore agroalimentare possono capitalizzare su questa domanda offrendo prodotti genuini, tradizionali e di alta qualità, che rispecchiano la ricchezza della cultura culinaria italiana. |
Moda e Accessori | Mercato importante per l'industria della moda e degli accessori italiani, grazie all'apprezzamento per il design italiano e la qualità artigianale. I consumatori tedeschi sono attratti dall'eleganza e dall'estetica distintiva del made in Italy, che offre loro l'opportunità di esprimere il proprio stile personale con prodotti di alta qualità e di tendenza. Le PMI italiane nel settore della moda possono soddisfare questa domanda offrendo collezioni innovative, sofisticate e di alta qualità, che si distinguono per il loro design distintivo e la loro attenzione ai dettagli. |
Importazioni dalla Germania verso l’Italia | |
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Categoria | Descrizione |
Macchinari e Attrezzature Industriali | L'Italia, con la sua industria manifatturiera avanzata, può beneficiare dell'importazione di macchinari e attrezzature industriali di alta qualità dalla Germania. I macchinari tedeschi sono rinomati per la loro precisione, affidabilità e innovazione tecnologica, offrendo alle PMI italiane soluzioni avanzate per migliorare l'efficienza e la competitività dei loro processi produttivi. Grazie alla loro qualità e affidabilità, i macchinari tedeschi sono ampiamente utilizzati in vari settori industriali in Italia, contribuendo al miglioramento delle prestazioni e alla crescita delle imprese italiane. |
Automobili e Componenti | La Germania è uno dei principali produttori di automobili al mondo, offrendo una vasta gamma di veicoli e componenti di alta qualità. L'industria automobilistica tedesca è nota per la sua tecnologia all'avanguardia, l'innovazione e l'attenzione per i dettagli, offrendo alle PMI italiane l'opportunità di accedere a prodotti di alta gamma e prestazioni affidabili. Le automobili e i componenti tedeschi sono ampiamente utilizzati sul mercato italiano, contribuendo alla diversificazione e alla competitività del settore automobilistico italiano. |
Apparecchiature Elettroniche | La Germania è nota per la sua leadership nel settore delle tecnologie elettroniche avanzate. L'importazione di apparecchiature elettroniche tedesche offre all'Italia l'accesso a prodotti innovativi e di alta qualità nel campo dell'elettronica di consumo, delle telecomunicazioni e dell'automazione industriale. I prodotti elettronici tedeschi sono apprezzati per la loro affidabilità, prestazioni avanzate e design sofisticato, contribuendo così all'innovazione e al progresso tecnologico delle imprese italiane in vari settori. |
Francia
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L'espansione verso il mercato francese rappresenta una mossa strategica per le PMI italiane che desiderano consolidare la loro presenza internazionale. Esportare in Francia offre una serie di vantaggi strategici per le PMI italiane che vanno oltre l'accesso a un mercato di grandi dimensioni. La Francia è nota per il suo apprezzamento per la qualità, l'eleganza e l'artigianato, caratteristiche che riflettono l'alta considerazione per il made in Italy. Questo rende il mercato francese particolarmente favorevole alle esportazioni italiane in settori chiave come la moda, il design, l'agroalimentare e altro ancora.
Oltre alle esportazioni, gli investimenti diretti in Francia offrono ulteriori opportunità di crescita e espansione per le PMI italiane. Investire in filiali, partnership strategiche o ricerca e sviluppo in Francia consente alle imprese italiane di stabilire una presenza fisica nel mercato francese, migliorando la loro capacità di servire i clienti locali e di adattarsi alle esigenze del mercato in modo più efficace.
Esportazioni dall’Italia verso la Francia | |
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Categoria | Descrizione |
Moda e Accessori | La Francia è un mercato importante per l'industria della moda e degli accessori italiani, grazie alla sua reputazione di capitale mondiale della moda. L'importazione di moda e accessori italiani offre ai consumatori francesi l'opportunità di accedere a prodotti di alta qualità, design sofisticato e stile distintivo, che sono apprezzati per la loro eleganza e raffinatezza. Le PMI italiane nel settore della moda possono capitalizzare su questa domanda offrendo collezioni innovative e di alta qualità che riflettono lo stile e l'eleganza italiani. |
Prodotti Alimentari di Qualità | La Francia è rinomata per la sua gastronomia raffinata e l'apprezzamento per i prodotti alimentari di alta qualità. L'importazione di prodotti alimentari italiani offre ai consumatori francesi l'opportunità di sperimentare sapori autentici e tradizionali, che riflettono la ricchezza della cucina italiana. I prodotti alimentari italiani sono apprezzati per la loro autenticità, freschezza e varietà, contribuendo così ad arricchire ulteriormente l'offerta gastronomica sul mercato francese. |
Design e Arredamento | La Francia è conosciuta per il suo apprezzamento per il design e l'arte, rendendola un mercato favorevole per l'importazione di prodotti italiani nel settore del design e dell'arredamento. L'importazione di design e arredamento italiani offre ai consumatori francesi l'opportunità di accedere a prodotti di alta qualità, estetica raffinata e innovazione creativa, che si integrano perfettamente con lo stile di vita e la cultura francese. Le PMI italiane nel settore del design possono capitalizzare su questa domanda offrendo soluzioni uniche e di alta gamma che riflettono il meglio del design italiano. |
Importazioni dalla Francia verso l’Italia | |
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Categoria | Descrizione |
Prodotti Cosmetici e di Bellezza | La Francia è rinomata per la sua industria cosmetica e di bellezza, offrendo una vasta gamma di prodotti di alta qualità e innovativi. L'importazione di prodotti cosmetici e di bellezza francesi offre alle PMI italiane l'opportunità di accedere a marchi prestigiosi e prodotti all'avanguardia nel settore della cura personale e del benessere. I prodotti cosmetici francesi sono apprezzati per la loro efficacia, formulazioni di alta gamma e ingredienti naturali, contribuendo così al successo e alla competitività delle imprese italiane nel settore della bellezza. |
Prodotti Alimentari Gourmet | La Francia è famosa per la sua cucina raffinata e i suoi prodotti alimentari gourmet di alta qualità. L'importazione di prodotti alimentari gourmet francesi offre ai consumatori italiani l'opportunità di sperimentare sapori unici e prelibati, che riflettono la tradizione culinaria e l'artigianato francese. I prodotti alimentari gourmet francesi sono apprezzati per la loro qualità, autenticità e presentazione raffinata, contribuendo così a soddisfare le esigenze dei consumatori italiani e arricchire l'offerta gastronomica sul mercato italiano. |
Vini e Liquori | La Francia è uno dei principali produttori di vini e liquori al mondo, offrendo una vasta gamma di prodotti di alta qualità e prestigio. L'importazione di vini e liquori francesi offre ai consumatori italiani l'opportunità di accedere a marchi rinomati e varietà uniche nel settore vinicolo e dei distillati. I vini e liquori francesi sono apprezzati per il loro aroma complesso, gusto equilibrato e tradizione artigianale, contribuendo così a soddisfare le esigenze dei consumatori italiani e arricchire l'offerta enologica sul mercato italiano. |
La disamina appena rappresentata, limitata a due singoli paesi per puri fini esemplificativi, è utile a sintetizzare le opportunità che sono collegate all’internazionalizzazione, ma soprattutto la necessità di svolgere un’accurata analisi dei mercati target, che posso avere specificità e caratteristiche che li rendono più o meno sensibili a prodotti e servizi specifici, e più o meno adatti ad essere aggrediti in una fase di espansione iniziale o più matura.
Come già anticipato, in questo contesto complesso da navigare, le caratteristiche ESG dei prodotti/servizi e il posizionamento aziendale ESG possono rappresentare un vero e proprio “push factor”, elemento differenziante che può aiutare a qualificarsi sui mercati esteri attraverso un’equazione che vede la sostenibilità come sinonimo di qualità, di governance di processo, di trasparenza e tracciabilità dei prodotti.
2.2 Sfide e opportunità ESG: il ruovo delle imprese italiane nell'arena internazionale
Le piccole e medie imprese (PMI) rappresentano una parte fondamentale del tessuto economico italiano. L'Italia, rinomata per l'eccellenza del suo Made in Italy, gode di una reputazione estremamente positiva all'estero, grazie alle opinioni favorevoli su cultura, turismo e qualità. I consumatori internazionali riconoscono ai prodotti italiani cinque qualità distintive: l'estetica, l'artigianalità, la cultura, la qualità relazionale e la varietà.
L'estetica riflette non solo le bellezze naturali e artistiche del paese, ma anche l'eleganza e il buon gusto presenti nei suoi prodotti. L'artigianalità, sinonimo di tradizione e cura del dettaglio, è evidente nei settori dell'abbigliamento, dell'alimentare e dell'arredamento del Made in Italy, ma anche nella manifattura di precisione e nei servizi industriali ad alto valore aggiunto. La qualità relazionale, radicata in un contesto storico e culturale profondo, permette ai prodotti italiani di distinguersi sul mercato internazionale.
Nonostante l'importanza delle PMI nel panorama italiano, l'export da loro generato rappresenta solo una parte limitata del Pil nazionale. Tuttavia, secondo i rapporti annuali dell'ICE, Agenzia per la promozione all'estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, l’80% delle aziende esportatrici sono di piccole e medie dimensioni. Sebbene siano relativamente poche, solo 136 mila imprese vendono all'estero, l'export generato da esse pesa per oltre il 30% sul Pil.
Inoltre le PMI attive oltre confine guadagnano quote di mercato e la ripresa post Covid è legata anche alle esportazioni. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sostiene le PMI esportatrici in transizione digitale ed ecologica, mediante il rifinanziamento per ben 1,2 miliardi del c.d. “Fondo 394” in gestione Simest e dedicato proprio al potenziamento del contributo delle PMI italiane all'export e alla promozione del Made in Italy sui mercati internazionali[26].
Le piccole e medie imprese italiane hanno una lunga storia di successo, particolarmente evidente nei "distretti industriali", dove reti di imprese si specializzano in settori dedicati, sviluppando value chain integrate e sinergiche. Questa concentrazione di competenze ha alimentato una competizione sempre più accesa, spingendo le imprese a migliorare continuamente i loro prodotti per rimanere competitive globalmente.
Di seguito vengono presentati i principali rischi e opportunità che le imprese italiane devono affrontare nel contesto internazionale rispetto al panorama italiano, con l’obiettivo di sintetizzare le sfide della globalizzazione per un contesto fortemente radicato sul territorio come è il tessuto economico italiano.
Rischi
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● Rischio di mercato e credito: l'incertezza derivante da fattori economici esterni, come fluttuazioni dei tassi di interesse o instabilità economica globale, può impattare negativamente le operazioni internazionali delle imprese italiane.
● Rischio di mercato-paese: le condizioni di mercato internazionali, come la concorrenza o le oscillazioni della domanda, possono compromettere le prestazioni delle imprese italiane sui mercati esteri. Ostacoli politici, legali o sociali in un determinato paese straniero possono impattare negativamente le attività e gli investimenti delle imprese italiane.
● Rischio monetario e valutario: le variazioni dei tassi di cambio tra le valute possono influire negativamente sul valore degli investimenti o sui flussi di cassa delle imprese impegnate in transazioni internazionali.
Opportunità
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● Diversificazione del rischio: l'internazionalizzazione riduce la dipendenza da un singolo mercato, consentendo alle imprese di superare eventuali periodi di recessione.
● Know-how aggiuntivo: operare su mercati diversi offre l'opportunità di acquisire nuove competenze e idee utilizzabili anche sul mercato italiano.
● Sviluppo di partnership: essere attivi nei mercati esteri porta a costruire relazioni e partnership con altre imprese, creando ulteriori opportunità di lavoro.
● Reperimento di finanziamenti: paesi stranieri possono offrire forme di finanziamento che favoriscono l'ingresso di nuove realtà produttive o l'apertura di filiali.
● Risposta alla globalizzazione: competere sul mercato internazionale consente alle aziende di costruire competenze manageriali per competere anche sul mercato domestico.
● Tutela contro i rischi esogeni: una esposizione geografica singola espone maggiormente a eventi imprevisti come catastrofi naturali o crisi geopolitiche che possono avere un impatto significativo sulle operazioni. Internazionalizzare permette una maggior resilienza, predisponendo l’impresa a collaborare su diversi mercati.
3. Suggerimenti per le PMI: quotate, non quotate e Microimprese
3.1 Elementi chiave per le PMI quotate e non quotate
Nei paragrafi precedenti è stata esaminata in dettaglio la complessità dell'internalizzazione, con una panoramica delle normative a livello mondiale e dei principali mercati emergenti. Questa analisi mette in luce la necessità per ogni azienda di sviluppare un percorso personalizzato, consapevole delle crescenti sfide e ostacoli che possono emergere nel processo di importazione ed esportazione.
Con l'obiettivo di fornire un supporto pratico e mirato, seppur preliminare e di impostazione generica, si presenta qui di seguito una linea guida che offre una panoramica generale sui passaggi minimi consigliati per comprendere appieno le dinamiche legate alle esigenze di internalizzazione.
Fase | Tematica | Descrizione |
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Fase 1: Studio del contesto: Autovalutazione e analisi di mercato | Selezione dei mercati target | Consigliato effettuare un'accurata valutazione per identificare i mercati target più adatti, tenendo conto delle opportunità di mercato compatibili con il prodotto o servizio offerto. Esempio: identificare la Francia come mercato target per l'export di vino italiano. |
Logistica | Consigliato valutare la logistica dei potenziali paesi target per gestire le esigenze di distribuzione e approvvigionamento. Paesi con infrastrutture logistiche ben sviluppate possono semplificare le operazioni e ridurre i costi di trasporto. Esempio: valutare la presenza di porti efficienti e reti di trasporto sviluppate per l'export di prodotti alimentari. | |
Adattamento normativo | Consigliato valutare attentamente le differenze normative nei paesi target per identificare i rischi e le opportunità associate. Comprendere se i prodotti o servizi offerti sono soggetti a normative simili o divergenti nei mercati esteri. Esempio: comprendere le differenze tra normative europee (identiche per tutto il mercato comunitario) e statunitensi (ricche di specificità uniche) per l'export di prodotti alimentari. | |
Approccio graduale | Consigliato adottare un approccio graduale all'internalizzazione per massimizzare le opportunità e minimizzare i rischi. Iniziare con un numero limitato di mercati target consente di concentrare le risorse e le capacità su aree specifiche, facilitando una gestione più efficace. Esempio: iniziare con l'internalizzazione in due paesi simili nelle dinamiche logistiche, invece che in un numero maggiore e/o con specificità difficilmente valorizzabili trasversalmente. | |
Fase 2: Preparazione interna: studio di fattibilità e strategia | Adattamento culturale | Consigliato comprendere e adattarsi alle differenze culturali nei paesi target per garantire il successo delle operazioni internazionali. Adattare prodotti, servizi e strategie di marketing alle esigenze e alle preferenze dei consumatori locali. Esempio: adattare le strategie di marketing per rispondere alle abitudini di consumo dei consumatori francesi. |
Gestione delle risorse umane | Consigliato sviluppare una strategia per la gestione delle risorse umane nei mercati esteri, compresa la selezione, la formazione e la conformità alle leggi del lavoro locali. Esempio: assumere personale locale e fornire formazione sulla cultura aziendale e sui prodotti. | |
Sviluppo di partnership locali | Consigliato stabilire partnership con partner locali affidabili per facilitare l'ingresso nei nuovi mercati e ridurre i rischi associati all'internalizzazione. Esempio: collaborare con distributori locali o agenti di vendita per sfruttare le loro conoscenze del mercato locale e la rete di contatti. | |
Fase 3: Implementazione dell’Export Plan | Proiezione attività, investimenti e risultati | Consigliato determinare i mezzi e le risorse utili per aggredire i mercati target identificati, gestendo le necessità operative a priori. Esempio: utilizzare strumenti di pianificazione per definire le necessità in termini di risorse finanziarie, tecniche, produttive e il capitale umano. |
Fase operativa | Implementazione operativa dell’Export plan e avvio delle attività in linea con la pianificazione. Esempio: apertura dei canali di vendita per un lasso di tempo consono a permettere una attività di monitoraggio rappresentativa delle performance a regime. | |
Monitoraggio e valutazione delle prestazioni | Consigliato implementare sistemi di monitoraggio e valutazione delle prestazioni per valutare l'efficacia delle attività di internalizzazione e apportare correzioni di rotta. Esempio: monitorare le vendite e i feedback dei clienti nei nuovi mercati per identificare opportunità di miglioramento e tempestivamente. | |
Fase 4: Ottimizzazione e adattamento | Adattamento delle strategie di marketing e comunicazione | Consigliato adattare le strategie di marketing e comunicazione per rispondere alle esigenze e alle preferenze dei consumatori nei paesi target. Esempio: utilizzare canali di distribuzione locali e adattare i messaggi pubblicitari alle specifiche del mercato estero. |
Definizione di un Development plan | Consigliato mettere a fattor comune in modo formalizzato le conoscenze e competenze acquisite, per lavorare ad un piano di sviluppo prospettico che miri a minimizzare le differenze tra l’Export plan definito e le risultanze della fase operativa. Esempio: identificare minacce, errori e sprechi da gestire, e stendere un piano di miglioramento prospettico. |
Nel quadro rappresentato resta il suggerimento di identificare un proprio fattore distintivo chiave, elemento caratterizzante del prodotto/servizio offerto o della narrazione che accompagna il brand. Come già rappresentato, le qualifiche di sostenibilità dei prodotti/servizio o dell’identità aziendale possono rappresentare una opportunità concreta, con un grande potenziale comunicativo e una diretta correlazione con la qualità percepita del bene offerto.
3.2 Sfide, opportunità e strategie di approccio per le Microimprese
Nel contesto sempre più interconnesso degli affari globali, le microimprese si trovano ad affrontare una serie di sfide e opportunità uniche nel loro percorso verso l'espansione attraverso l'internalizzazione ed l'export. Nonostante le risorse limitate a loro disposizione, queste imprese possono capitalizzare sulle strategie di internazionalizzazione per ampliare la propria presenza sui mercati esteri.
Una delle sfide principali che le microimprese devono affrontare è l'individuazione dei mercati di destinazione più idonei alle loro capacità e necessità. È qui che entra in gioco un'analisi di mercato dettagliata, fondamentale per valutare le opportunità e le minacce presenti nei vari mercati esteri e selezionare quelli che offrono il maggiore potenziale di crescita. Questa fase richiede una comprensione approfondita delle dinamiche di mercato, delle preferenze dei consumatori e delle tendenze economiche locali.
Una volta individuati i mercati target, le microimprese devono concentrare le loro risorse e sforzi su un numero limitato di paesi. Questo approccio consente di massimizzare l'efficacia e di ottenere risultati più rapidamente, evitando di disperdere risorse su troppe aree contemporaneamente. La scelta dei paesi giusti richiede una valutazione accurata dei fattori come la stabilità politica ed economica, le normative commerciali, la concorrenza locale e le opportunità di crescita a lungo termine.
In aggiunta, nel contesto digitale e interconnesso attuale, le microimprese italiane possono sfruttare le tecnologie digitali per promuovere e diffondere il loro "Made in Italy" sui mercati internazionali, ad esempio attraverso canali di e-commerce “chiavi in mano”, che offrono soluzioni semplici da implementare e utilizzare, standardizzate ma con una elevata possibilità di personalizzazione. Utilizzando il digitale, le microimprese possono migliorare la visibilità del loro marchio e dei loro prodotti, ottimizzare i processi di vendita e gestione dell'export, stabilire relazioni con i clienti internazionali e monitorare le prestazioni delle loro attività di internalizzazione ed export in tempo reale.
Ulteriore suggerimento è quello di monitorare le opportunità correlate ai partner di business: fornitori o clienti B2B di dimensioni maggiori possono già aver avviato passi verso l’internazionalizzazione, e possono condividere contatti, strategie, competenze ed esperienze preziose da capitalizzare.
In conclusione, è possibile affermare che le microimprese devono affrontare le sfide e sfruttare le opportunità presenti nell'internalizzazione ed export, integrando efficacemente strategie tradizionali con approcci digitali innovativi per massimizzare la propria competitività sui mercati globali. Questo richiede pianificazione strategica, gestione efficiente delle risorse e adattamento costante alle dinamiche del mercato internazionale.
Link e riferimenti
● Abrdn, Mercati emergenti e sostenibilità: investire dove serve https://www.abrdn.com/it-it/institutional/insights-and-research/emerging-markets-and-the-sdgs-investing-where-its-needed-most
● Automazione Plus, Trend export 2024: le prospettive dell’Italia https://automazione-plus.it/export-trend-prospettive-italia_154880/
● Colore Hobby, Export italiano nel 2024: resilienza e opportunità https://www.colorehobby.it/approfondimenti/scenari/export-italiano-nel-2024-resilienza-e-opportunita/
● Commissione Europea, Transizione Verde
https://reform-support.ec.europa.eu/what-we-do/green-transition_it
● European Environment Agency, Who we are https://www.eea.europa.eu/en/about/who-we-are
● FDI China, ESG in Cina:guida alle strategie ambientali, sociali e di governance https://www.fdichina.com/it/blog/environmental-esg-china/
● Funds People, Europa vs Stati Uniti alla prova della sostenibilità https://fundspeople.com/it/insights/europa-vs-stati-uniti-alla-prova-della-sostenibilita/1/
● Investi responsabilmente, Technical Expert Group on Sustainable Finance (TEG)
https://investiresponsabilmente.it/glossario/technical-expert-group-teg-sustainable-finance/#:~:text=Il%20Technical%20Expert%20Group%20on,sostenibile%2C%20costituito%20dalla%20Commissione%20europea
● Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, “Direttiva Habitat”
https://www.mase.gov.it/pagina/direttiva-habitat#:~:text=La%20Direttiva%2092%2F43%2FCEE%20%22Habitat%22&text=Scopo%20della%20Direttiva%20Habitat%20%C3%A8,trattato%22%20(art%202)
● Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, “Direttiva Uccelli” https://www.mase.gov.it/pagina/direttiva-uccelli
● Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, PNRR https://www.mase.gov.it/pagina/pnrr/pnrr-roadmap
● Symbola, Politiche internazionali Green: dall’agenda 2030 al Green Deal Europeo https://symbola.net/approfondimento/politiche-internazionali-green/
● SACE, Guide doganali 2023: Paese che vai, regole che trovi! https://www.sace.it/education/dettaglio/guide-doganali-mai-pi%C3%B9-senza
● SACE, Come realizzare l’Export Plan per la tua azienda https://www.sace.it/education/dettaglio/come-realizzare-l-export-plan-per-la-tua-azienda-la-guida-operativa-e-strategica-di-sace-per-espandersi-all-estero
[1]Export italiano nel 2024: resilienza e opportunità https://www.colorehobby.it/approfondimenti/scenari/export-italiano-nel-2024-resilienza-e-opportunita/
[2] Per approfondimenti, si rimanda alla pagina SACE, con particolare riferimento all’articolo “L’export italiano punta su innovazione e sostenibilità e supera i 660 miliardi (+6,8%) nel 2023. SACE presenta il Rapporto Export 2023 ‘Il Futuro è adesso. Insieme’.
[3]Per approfondimenti, si rimanda alla pagina SACE, con particolare riferimento all’articolo “ Export di servizi: buona dinamica, opportunità da cogliere”.
[4] Trend export 2024: le prospettive dell’Italia https://automazione-plus.it/export-trend-prospettive-italia_154880/
[5] Si rimanda a pag. 14 del presente Modulo per ulteriori approfondimenti di gestione del rischio da affrontare in materia di internazionalizzazione.
[6]Europa vs Stati Uniti alla prova della sostenibilità https://fundspeople.com/it/insights/europa-vs-stati-uniti-alla-prova-della-sostenibilita/1/
[7]Ministero dell’ambiente e della Sicurezza Energetica,PNRR https://www.mase.gov.it/pagina/pnrr/pnrr-roadmap
[8] ESG in Cina:guida alle strategie ambientali, sociali e di governance https://www.fdichina.com/it/blog/environmental-esg-china/
[9] La regione dell'APAC è l'acronimo di Asia-Pacifico, che si riferisce a una vasta area geografica che comprende l'Asia orientale, il Sud-est asiatico, il subcontinente indiano e le isole del Pacifico.
[10] Strategia adottata dall’UE con l’obiettivo di trasformare l’Europa in un'economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva. Il Green Deal europeo punta a rendere l'Europa climaticamente neutrale entro il 2050, rilanciare l'economia grazie alla tecnologia verde, creare industrie e trasporti sostenibili e ridurre l'inquinamento. Trasformare le sfide climatiche e ambientali in opportunità renderà la transizione giusta e inclusiva per tutti https://reform-support.ec.europa.eu/what-we-do/green-transition_it
[11] La Direttiva Habitat, formalmente nota come "Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, concernente la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche", è una normativa chiave dell'Unione Europea volta a proteggere la biodiversità e gli habitat naturali. Questa direttiva mira a garantire la conservazione di habitat specifici e delle specie selvatiche più minacciate in Europa. Essa richiede agli Stati membri di identificare e designare Zone Speciali di Conservazione (SAC), contribuendo così a costituire la Rete Natura 2000, una rete ecologica europea di aree protette.
[12] La Direttiva Uccelli, ufficialmente conosciuta come "Direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, concernente la conservazione degli uccelli selvatici", è una legge dell'Unione Europea volta alla protezione degli uccelli selvatici e dei loro habitat. Questa direttiva stabilisce misure di conservazione per garantire la sopravvivenza e la gestione sostenibile delle popolazioni di uccelli in Europa. Tra le principali disposizioni della Direttiva Uccelli ci sono l'identificazione e la protezione di zone di importanza cruciale per la conservazione degli uccelli, nonché l'adozione di misure per prevenire la cattura o l'uccisione illegale di specie protette.
https://www.mase.gov.it/pagina/direttiva-uccelli
[13] European Environment Agency, Who are we https://www.eea.europa.eu/en/about/who-we-are
[14] Per maggiori approfondimenti si rimanda al Modulo 4 “La Tassonomia Europea”.
[15] Per maggiori approfondimenti si rimanda al Modulo 1 “Il Reporting di Sostenibilità”.
[16] Per maggiori approfondimenti si rimanda al Modulo 5 “Il Credito Sostenibile per le PMI”.
[17] Accordo internazionale per affrontare il cambiamento climatico. La 27ª Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) è una delle serie di conferenze annuali che riuniscono i paesi del mondo per discutere e negoziare azioni volte a mitigare i cambiamenti climatici e adattarsi ad essi.
[18] La FCA (Financial Conduct Authority) è l’organo di regolamentazione finanziaria del Regno Unito (la nostra CONSOB), successore della FSA (Financial Services Authority). Fondata nel dicembre 2012 (ma attiva solo a partire dal 2013), il mandato della FCA è quello di regolare la condotta di tutte le società del settore dei servizi finanziari, incluso banche, assicurazioni, consulenti finanziari e broker. La FCA funziona indipendentemente dal governo del Regno Unito. Il suo finanziamento è legato alle commissioni riscosse alle imprese e ai membri del settore dei servizi finanziari.
[19] Il Green Technical Advisory Group è un gruppo di 35 esperti in materia di finanza sostenibile, istituito dalla Commissione europea. La sua funzione è quella di supportare la Commissione ad attuare l’Action Plan approvato a maggio 2018, attraverso studi approfonditi sulla Tassonomia Europea e sulle linee guida di rendicontazione delle attività legate al cambiamento climatico.
https://investiresponsabilmente.it/glossario/technical-expert-group-teg-sustainable-finance/#:~:text=Il%20Technical%20Expert%20Group%20on,sostenibile%2C%20costituito%20dalla%20Commissione%20europea.
[20] La Prudential Regulation Authority (PRA) fa parte della Bank of England ed è responsabile della regolamentazione prudenziale nel Regno Unito. La PRA supervisiona le banche, gli istituti di credito, le cooperative di credito, le compagnie assicurative e le principali società di investimenti e mirano a determinare se vengono gestite in modo sicuro e valido.
[21] La Monetary Authority of Singapore (MAS) è l'ente responsabile della regolamentazione e della supervisione del settore finanziario a Singapore. Fondata nel 1971, la MAS svolge diversi ruoli chiave nel sistema finanziario di Singapore, tra cui la regolamentazione delle banche, delle assicurazioni, dei mercati dei capitali e dei servizi finanziari non bancari.
[22]L’Association of Southeast Asian Nations è un'organizzazione regionale intergovernativa composta da dieci paesi del Sud-est asiatico. Fondata il 8 agosto 1967, i suoi membri includono Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam. L'obiettivo principale dell'ASEAN è promuovere la cooperazione politica e economica tra i suoi membri, nonché la stabilità e lo sviluppo nella regione del Sud-est asiatico.
[23] Per maggiori approfondimenti si rimanda al Modulo 5 “Credito sostenibile per le PMI”.
[24] Per maggiori approfondimenti si rimanda al Modulo 2 “Supply Chain”.
[25] Abrdn, Mercati emergenti e sostenibilità: investire dove serve https://www.abrdn.com/it-it/institutional/insights-and-research/emerging-markets-and-the-sdgs-investing-where-its-needed-most
[26] Per approfondimenti, si rimanda alla pagina SACE, con particolare riferimento all’articolo “Economia circolare: le opportunità per il Made in Italy all’estero”.