Mercati Emergenti: Cosa Sono e Quali Sono
Nel panorama economico globale, i mercati emergenti assumono un ruolo sempre più significativo, offrendo agli investitori la possibilità di ottenere rendimenti potenzialmente elevati in settori diversificati. Tuttavia, questi mercati si caratterizzano anche per una volatilità maggiore rispetto a quelli sviluppati, richiedendo un’attenta valutazione dei rischi e delle opportunità.
Che cosa rende un mercato “emergente”?
Un mercato è considerato emergente se presenta fondamentalmente due caratteristiche: un reddito medio pro-capite della popolazione contenuto e una previsione di rapida crescita per gli anni a venire. Rispetto a un mercato sviluppato, offre un rendimento aggiuntivo maggiore, controbilanciato da una volatilità più alta.
I mercati emergenti sono definiti come economie in fase di rapida crescita e industrializzazione, che mostrano un potenziale significativo per l'espansione economica. Il termine è stato coniato negli anni Ottanta per designare i paesi in via di sviluppo che offrivano opportunità agli investitori.
In questo articolo scoprirai quali sono i mercati emergenti e quali sono i fattori che ne determinano il potenziale
Nel panorama economico globale, i mercati emergenti assumono un ruolo sempre più significativo, offrendo agli investitori la possibilità di ottenere rendimenti potenzialmente elevati in settori diversificati. Tuttavia, questi mercati si caratterizzano anche per una volatilità maggiore rispetto a quelli sviluppati, richiedendo un’attenta valutazione dei rischi e delle opportunità.
Che cosa rende un mercato “emergente”?
Un mercato è considerato emergente se presenta fondamentalmente due caratteristiche: un reddito medio pro-capite della popolazione contenuto e una previsione di rapida crescita per gli anni a venire. Rispetto a un mercato sviluppato, offre un rendimento aggiuntivo maggiore, controbilanciato da una volatilità più alta.
I mercati emergenti sono definiti come economie in fase di rapida crescita e industrializzazione, che mostrano un potenziale significativo per l'espansione economica. Il termine è stato coniato negli anni Ottanta per designare i paesi in via di sviluppo che offrivano opportunità agli investitori.
Diversi fattori concorrono a determinare il potenziale di un mercato emergente:
- Crescita economica: I mercati emergenti mostrano tassi di crescita del PIL più elevati rispetto ai mercati sviluppati, il che indica un potenziale di sviluppo economico maggiore. Questo può essere dovuto a una serie di fattori, tra cui urbanizzazione, industrializzazione e investimenti infrastrutturali.
- Popolazione giovane: Molte delle economie emergenti hanno una popolazione giovane e in crescita, che porta a un aumento della forza lavoro e del potenziale di consumo interno.
- Riforme economiche: Alcuni paesi emergenti hanno implementato riforme economiche volte a migliorare il clima degli affari, promuovere gli investimenti stranieri e stimolare la crescita economica. Queste riforme possono rendere i mercati emergenti più attraenti per gli investitori internazionali.
- Risorse naturali: Molti paesi emergenti sono ricchi di risorse naturali, come petrolio, gas, minerali e agricoltura. L'estrazione e l'esportazione di queste risorse possono contribuire in modo significativo all'economia nazionale e alla crescita del PIL.
- Mercati finanziari in via di sviluppo: I mercati finanziari nei paesi emergenti stanno diventando sempre più sofisticati e accessibili agli investitori internazionali.
- Urbanizzazione e consumo: L'urbanizzazione in corso nei paesi emergenti porta a una crescita della classe media e a un aumento del consumo interno. Questo può favorire la crescita di settori come alloggi, trasporti, beni di consumo e servizi.
Nel mondo della finanza, diversi acronimi sono stati inventati per raggruppare sotto un unico nome alcuni paesi emergenti che presentano caratteristiche simili. Tra i più noti vi sono: BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), ideato nel 2001 da Jim O’Neill, ai tempi capo economista di Goldman Sachs; qualche anno più tardi è stata la volta di BRICS, con l’aggiunta del Sudafrica. Più di recente, lo stesso Jim O’Neill ha proposto di riunire sotto l’acronimo MINT Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia, ovvero i principali mercati emergenti dopo i BRICS. Infine, l’acronimo CIVETS, reso popolare dalla banca HSBC, designa il gruppo formato da Colombia, Indonesia, Vietnam, Egitto, Turchia e Sudafrica, un sottoinsieme di economie emergenti ad alto potenziale.
Non esiste un elenco universale di quali paesi possano effettivamente definirsi mercati emergenti. Tuttavia, l’indice MSCI EM (Morgan Stanley Capital International Emerging Market), un indice finanziario utilizzato per misurare le prestazioni dei mercati azionari dei paesi emergenti, offre un riferimento utile, individuando 24 Paesi che, ad aprile 2023, possono considerarsi come economie emergenti. I Paesi, suddivisi per regione geografica, sono i seguenti:
- Americhe: Brasile, Cile, Colombia, Messico, Perù;
- EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa): Repubblica Ceca, Egitto, Grecia, Ungheria, Kuwait, Polonia, Qatar, Arabia Saudita, Sudafrica, Turchia, Emirati Arabi Uniti;
- APAC (Asia-Pacifico): Cina, India, Indonesia, Corea del Sud, Malesia, Filippine, Taiwan, Thailandia.
L’indice MSCI EM segue le capitalizzazioni di mercato delle società sui mercati azionari dei Paesi considerati.
Dal 1988, il panorama dei mercati emergenti è cambiato radicalmente. Nel corso degli anni, l’indice MSCI ha visto l’aggiunta e la rimozione di diversi paesi, in base a un framework di classificazione che valuta lo sviluppo economico, le dimensioni e la liquidità, e l’accessibilità del mercato.
Al
contrario, il peso complessivo della regione EMEA è diminuito nel tempo,
nonostante l’aggiunta di alcuni paesi del Medio Oriente all’indice MSCI.
Tuttavia, il cambiamento più drammatico ha riguardato la regione delle Americhe, principalmente a causa della flessione del peso del Brasile.
-
Cina: con un PIL di 19,37 trilioni
di dollari, la Cina svetta in testa, trainata da una una crescita economica
costante e un rapido sviluppo industriale. La sua forza produttiva e il bacino
di consumatori interni alimentano un’economia solida e proiettata verso il
futuro. Oltre a essere una potenza manifatturiera, la Cina ha anche investito
massicciamente in tecnologia, trasformandosi in un centro globale per l’innovazione
e l’e-commerce.
-
India: con un PIL di 3,74
trilioni di dollari, si distingue per i suoi servizi IT e un settore
manifatturiero in ascesa. Il dividendo demografico, un ecosistema di startup e
gli investimenti esteri in aumento sono i motori della sua crescita. Settori
come la tecnologia dell’informazione, l’outsourcing dei servizi e l’energia
rinnovabile sono particolarmente promettenti.
-
Brasile, prima economia del Sud
America con un PIL di 2,08 trilioni di dollari, vanta una solida base economica
nei settori agricolo, minerario, manifatturiero e dei servizi. Le sue
abbondanti risorse naturali e la diversificazione economica lo rendono
resiliente alle sfide. Il Brasile rappresenta un altro mercato emergente di
rilievo, con opportunità in agricoltura, energia e infrastrutture.
-
Russia, con un PIL di 2,06
trilioni di dollari, ha avuto un percorso singolare. Nel 2009 era un membro del
gruppo BRICS e rappresentava quasi il 6,5% dell’indice MSCI Emerging Markets. Tuttavia,
nel 2022, MSCI l’ha riclassificata come mercato autonomo e FTSE Russell l’ha
esclusa da tutti i suoi indici come conseguenza dell’invasione dell’Ucraina.
Oltre
ai giganti emergenti, diverse altre economie si stanno facendo spazio nel
panorama internazionale:
-
Corea: con un PIL di 1,72
trilioni di dollari, la Corea del Sud si posiziona come la dodicesima economia
più grande al mondo. Il paese sta investendo pesantemente nelle
energie rinnovabili e nell'intelligenza artificiale, posizionandosi per una
crescita futura ancora più robusta;
-
Messico: con un PIL di 1,66
trilioni di dollari, il Messico rappresenta la seconda economia più grande
dell’America Latina. La sua posizione geografica strategica, confinante con gli
Stati Uniti, offre un vantaggio significativo per il commercio e gli
investimenti. L'industria automobilistica è un pilastro dell'economia
messicana, ma il paese sta diversificando la sua base produttiva in settori
come l'energia rinnovabile, il turismo e l'e-commerce.
-
Indonesia: con un PIL di 1,39
trilioni di dollari, l’Indonesia è la più grande economia del Sud-est asiatico.
Il turismo, l'agricoltura e l'industria manifatturiera sono i principali
settori trainanti dell'economia indonesiana, ma il governo sta investendo anche
in infrastrutture e istruzione per migliorare il clima imprenditoriale e
attrarre investimenti stranieri.
-
Arabia Saudita, con
un PIL di 1,06 trilioni di dollari, l’Arabia Saudita è la più grande economia
del Medio Oriente. L’economia saudita dipende dal petrolio, ma il governo sta
attuando un piano di diversificazione economica per ridurre la sua dipendenza
dalle esportazioni di idrocarburi e crescere, invece, in settori come il
turismo, le energie rinnovabili e la tecnologia.
-
Turchia, con un PIL di 1,03
trilioni di dollari, la Turchia è un’economia emergente dinamica situata
all’incrocio tra Europa e Asia. La Turchia ha un'ampia base industriale, un
settore agricolo competitivo e un crescente settore turistico. Il paese sta
inoltre investendo in infrastrutture, energia e istruzione per migliorare la
sua competitività globale.
Le economie emergenti offrono,
dunque, una serie di opportunità di investimento per le imprese globali alla
ricerca di nuovi mercati e fonti di crescita. Tuttavia, il futuro di queste
economie dipenderà dalla capacità dei governi di attuare riforme strutturali e
di creare un ambiente favorevole agli investimenti. Se ci riusciranno, i
mercati emergenti potranno diventare il motore della crescita globale nei
prossimi decenni.