Officine PNRR: Chimica e Farmaceutica - Analisi Settore
L’Italia è leader in Europa per numero di imprese operanti nel settore chimico-farmaceutico (16% del totale, 3.512 imprese). Si colloca in terza posizione per fatturato generato (11% del totale, 73.726 mln) e per addetti impiegati nel settore (10% del totale, 158.222 addetti).
Il chimico e farmaceutico all’interno del tessuto industriale manifatturiero italiano si colloca in settima posizione per fatturato generato (7,5% del totale manifatturiero), in ottava posizione per addetti (4% del totale manifatturiero) e in dodicesima posizione per numero di imprese (1% del totale manifatturiero).
Le regioni italiane più specializzate nel settore sono Lombardia, Toscana e Liguria: l'industria del chimico-farmaceutico è molto più rilevante per le regioni del Centro-Nord rispetto a quelle del Mezzogiorno.
La regione italiana che registra un numero più elevato di imprese operanti nel settore è la Lombardia (1.085 imprese).
Il settore ha evidenziato un profilo di crescita superiore alla media del manifatturiero nell’ultimo decennio, e sia chimica che farmaceutica rientrano tra i settori manifatturieri meno penalizzati dal Covid (la farmaceutica nel 2020 ha addirittura incrementato il fatturato rispetto al 2019). Tale crescita è stata incentivata anche da un aumento del livello di internazionalizzazione medio settoriale, che ha vivacizzato l’export.
La redditività si mantiene su buoni livelli, superiori alla media del manifatturiero e il Leverage è contenuto: le imprese del settore sono solide dal punto di vista patrimoniale.
Il settore chimico e farmaceutico è chiamato a molteplici sfide, che se interpretate nel modo corretto possono trasformarsi in grandi opportunità di business.
Le innovazioni tecnologiche e gli investimenti in ricerca e sviluppo consentiranno il raggiungimento di livelli qualitativi e di produttività sempre migliori.
A livello europeo e globale, sta aumentando l’attenzione per i temi legati alla sostenibilità, di rilievo in un settore che è fortemente energy-intensive, ma che storicamente è stato in grado di incrementare il proprio livello di efficienza, riducendo la quantità di inquinanti emessi in atmosfera e incrementando la percentuale di rifiuti avviati a riciclo.
Come sono fatte e dove lavorano le imprese del settore?
Per scattare una fotografia realistica del settore degli intermedi chimici e farmaceutica è necessario analizzare le risultanze di un anno rappresentativo: è evidente come il 2020, a causa del dilagare della pandemia da Covid-19, non possa essere l'anno ideale per valutare la struttura di questo settore. Per evitare distorsioni statistiche si prende come riferimento l’anno 2019.
Le statistiche ufficiali del 2019 relative al numero di imprese ci dicono che nel settore degli intermedi chimici e farmaceutica le aziende attive in Italia siano 3.512: il Paese è leader in Europa per numerosità di imprese operanti nel settore.
Le imprese attive in Europa ammontano a 22.472 e il 16% è rappresentato da quelle italiane: in Europa, pertanto, un'azienda del settore chimico-farmaceutico su 6 ha sede in Italia.
Un ulteriore indicatore utile a comprendere la consistenza in Europa delle imprese italiane operanti nel settore è rappresentato dal fatturato. Le 3.512 imprese italiane generano quasi 74 miliardi di euro di fatturato, l’11% del totale dei paesi UE, collocando l'Italia al terzo posto nel ranking dei principali produttori dell'industria degli intermedi chimici e farmaceutica. Per la farmaceutica, l’Italia è tra i principali poli produttivi a livello mondiale, occupando pertanto un ruolo di assoluto rilievo nel panorama europeo (è leader in particolare nella nicchia del CDMO - Contract Development Manufacturing Organization, davanti a Germania e Francia).
In termini di manodopera a livello europeo, il 10% degli addetti dell'industria degli intermedi chimici e farmaceutica lavora in imprese operanti in Italia: in valore assoluto sono oltre 158.000 lavoratori.
A livello europeo il numero totale di addetti impiegati nel settore è pari a 1.515.628.
Sempre in termini strutturali, a livello di macro comparti, la specializzazione produttiva italiana in termini di numero di imprese, fatturato e addetti è sostanzialmente allineata alla media europea: la chimica è decisamente preponderante rispetto alla farmaceutica se si esamina il numero di imprese, prevalendo, con margine minore, anche su fatturato e addetti.
Ne deriva che le imprese della farmaceutica sono mediamente più strutturate e di maggiore dimensione rispetto a quelle degli intermedi chimici.
Esaminando il numero di imprese, il settore chimico e farmaceutico italiano ha un peso contenuto sul totale manifatturiero: dal grafico vediamo infatti come le imprese operanti nel settore siano 3.512, l’1% delle imprese manifatturiere totali.
La percentuale aumenta al 7,5% se si considera il fatturato, collocando l’industria chimico-farmaceutica al settimo posto tra i settori industriali della manifattura italiana.
Nel settore sono impiegati il 4% degli addetti nelle imprese manifatturiere, collocando il chimico-farmaceutico all’ottavo posto nel Ranking.
Un ulteriore elemento strutturale che caratterizza il settore è legato alla dimensione media delle imprese. Se si osservano i numeri emerge come il tessuto produttivo del chimico-farmaceutico sia caratterizzato da un elevato numero di piccole e medie imprese: quelle con un fatturato inferiore ai 10 milioni di euro rappresentano il 65% del totale, generano il 3,7% del fatturato complessivo e si avvalgono del 7,4% della forza lavoro.
All'estremo opposto vi sono le imprese di grandi dimensioni, con un fatturato superiore ai 50 milioni di euro, che generano la quasi totalità dei ricavi complessivi, oltre l’89%, impiegando l’82% degli addetti.
I territori vincenti per fare impresa
Un elemento strutturale di particolare rilievo riguarda la territorialità di questo settore.
La maggior parte delle imprese (72%) si concentrano in sei regioni:
- La Lombardia, il Veneto, l'Emilia Romagna e il Piemonte al Nord
- La Toscana al centro
- La Campania al sud
Le restanti imprese si diffondono capillarmente nel resto del territorio nazionale, tanto al Nord quanto al centro, quanto al sud del Paese.
Un’analisi limitata all’osservazione dei valori in termini assoluti non è tuttavia completa, questo perché in alcune aree del Paese l'industria del chimico efarmaceutico può risultare il settore chiave, a volte l'unico dell'intero sistema industriale.
Per considerare questo aspetto, occorre valutare la specializzazione produttiva delle singole regioni, esaminando l’indice di specializzazione, che definisce il rapporto tra il peso (%) che ha il fatturato del settore sul totale dell’economia regionale e il peso (%) che ha il fatturato del settore sul totale dell’economia nazionale. Tale indice dà informazioni su quanto sia importante un settore per un determinato territorio rispetto alla media nazionale.
Mappando tale indice emerge che l'industria del chimico-farmaceutico è più rilevante per le regioni del Centro-Nord rispetto a quelle del Mezzogiorno.
Si prenda ad esempio la Liguria: si tratta di una regione in cui questa industria ha numeri in valore assoluto evidentemente inferiori a quelli della Lombardia o dell'Emilia Romagna (anche a causa della diversa dimensione delle regioni stesse). Tale industria tuttavia, in termini relativi, ovvero in termini di importanza che il settore riveste per il territorio, pesa di più rispetto alla media nazionale. Le regioni italiane più specializzate nel settore sono Lombardia, Toscana e Liguria, cui corrispondono rispettivamente i punteggi 195, 116 e 103. A valori elevati dell’indice (>100) corrisponde una maggiore specializzazione produttiva della regione nel settore.
Più nello specifico, Lombardia e Liguria presentano un elevato indice di specializzazione grazie alla presenza di un’industria chimica ben radicata, al contrario in Toscana è l’industria farmaceutica a contribuire in modo determinante a un valore dell’indice stesso superiore a 100. La farmaceutica ha una forte specializzazione anche nel Lazio.