Officine PNRR: Chimica e Farmaceutica - Sfide e Opportunità
In estrema sintesi, non solo la chimica-farmaceutica ha subito in misura molto meno penalizzante, rispetto agli altri settori manifatturieri, l’impatto della pandemia, ma il rimbalzo post Covid è risultato molto più intenso che altrove, portando il fatturato su livelli record. Il 2022 ha visto una sostanziale conferma dei buoni risultati emersi nel 2021 ma, accanto a essi, ha fatto emergere nuove sfide, che per la chimica riguardano soprattutto la competitività rispetto ai player che operano al di fuori del territorio comunitario dove, nella maggior parte dei casi, l’incidenza dei costi (energetici e ambientali in primis) è molto meno impattante rispetto a quanto osservato in Europa. Le sospensioni a tappeto della produzione nei periodi di picco dei prezzi dell’energia, e la prospettiva di chiusura definitiva di alcuni impianti in Europa testimoniano la difficoltà che le imprese chimiche stanno attraversando nell’attuale fase congiunturale, caratterizzata da una domanda in frenata dopo il boom del 2021 e costi di produzione che permangono, ancora oggi, molto al di sopra delle medie storiche.
Il trend di crescita del fatturato, per confermarsi anche negli anni futuri, deve pertanto essere accompagnato da strategie aziendali accorte che, agli inevitabili progressi in termini di efficienza energetica dei processi produttivi, sappiano coniugare anche le opportunità derivanti in primis dagli investimenti in ricerca e sviluppo. Il tema dell’R&S sarà dirimente per la farmaceutica, settore ad altissimo coefficiente di innovazione tecnologica in cui risulta fondamentale, per ottenere un vantaggio competitivo sui competitor, saper apportare continue innovazioni di prodotto e processo, ma anche per la chimica: basti pensare che molte delle linee guida previste dalla roadmap europea “Chemical Strategy for Sustainability” comportino la necessità di individuare tecnologie che attualmente non sono ancora disponibili e che, nella maggior parte dei casi, sono legate a doppio filo alla ricerca di nuovi prodotti e soluzioni industriali.
La digitalizzazione rappresenta un ulteriore opportunità che, se cavalcata correttamente, può garantire interessanti vantaggi alle imprese, specie a quelle del settore della farmaceutica, che si posiziona al primo posto del manifatturiero italiano per investimenti realizzati nel triennio 2016-’18 in tecnologie infrastrutturali (connessione a Internet, fibra ottica, acquisto servizi cloud e sicurezza informatica) e in alcune tecnologie applicative come intelligenza artificiale, big data, augmented o virtual reality. La farmaceutica è il settore manifatturiero con la più alta quota di imprese che tra il 2015 e il 2019 hanno effettuato investimenti nella trasformazione digitale (Unioncamere-ANPAL). Una percentuale elevata di questi investimenti è stata indirizzata al controllo in tempo reale dei processi e all’integrazione di diverse funzioni aziendali, ma anche all’utilizzo dei big data per analizzare i mercati e i bisogni dei clienti. Anche per quanto riguarda la chimica la situazione è incoraggiante: secondo un’indagine promossa da Federchimica, oltre il 70% delle imprese chimiche italiane si sta già muovendo verso uno sviluppo dell’impianto digitale, e il 60% ha già “in cantiere” un piano di trasformazione ben strutturato.
Anche l’investimento in capitale umano è del tutto rilevante in questi due settori, soprattutto in considerazione del fatto che in questi settori si cerchi sempre più personale preparato e qualificato.
Un grande tema di attualità e che caratterizzerà i prossimi anni è legato alla sostenibilità, che può essere declinata considerando “le 3 P”: Persone, Pianeta e Prosperità.
L’industria chimico-farmaceutica nel tempo è stata in grado di implementare un circolo virtuoso tra ambiente, crescita e benessere, soprattutto grazie agli investimenti in ricerca e sviluppo e all’allargamento dell’attività sui mercati esteri, che hanno conferito al settore una proiezione internazionale e dunque maggiori stimoli per un’evoluzione continua. L’innovazione apportata dalla ricerca ha anche incrementato la sicurezza dei luoghi di lavoro e la tutela ambientale.
Anche a livello europeo sono molteplici gli impulsi che spingono sempre più verso la sostenibilità. Per la farmaceutica, si pensi al progetto internazionale SusPharma dell’Università di Bari, cui il programma Horizon Europe Research and Innovation Action attribuirà fondi per 6,9 milioni. Il progetto, che durerà 3 anni, ha l’obiettivo di sviluppare metodologie sostenibili di sintesi di farmaci, così che l’impatto ambientale sia ridotto, combinando moderne tecnologie, nuove tecniche, intelligenza artificiale e robotica avanzata.
Nello specifico, invece, della chimica, oltre 170 imprese (per un fatturato complessivo pari al 55% del settore, secondo le rilevazioni Federchimica) hanno già aderito al protocollo Responsible Care, che impegna le imprese aderenti al miglioramento continuo delle prestazioni e diventa operativo con la formalizzazione di un sistema di gestione che integra tutti i differenti aspetti della sostenibilità. Più in generale, quello della chimica si conferma tra i settori più “attenti” al tema della sostenibilità ambientale, con la quota più rilevante di imprese che investono in prodotti sostenibili (56% del totale) e il maggior numero di brevetti ambientali (il 24% del totale) tra i settori manifatturieri.[1]
Sostenibilità e innovazione procedono dunque di pari passo, rincorrendo l’ambizioso obiettivo di rendere l’industria chimico-farmaceutica innovativa, sostenibile, competitiva e in grado di fronteggiare eventuali situazioni di emergenza sanitario-epidemiologica, quale è stata l’emergenza sanitaria Covid-19.
Più nello specifico, le industrie della chimica sono state in grado di ridurre le emissioni di gas serra del 54% rispetto al 1990, migliorando l’efficienza energetica del 48,6% rispetto al 2000 e allineandosi dunque agli obiettivi che l’Unione Europea si è data al 2030[2]. Le imprese chimiche dunque sono sempre più sostenibili e si impegnano attivamente per il raggiungimento degli obiettivi dell’economia circolare, come emerge dal fatto che, a parità di produzione, la quantità di rifiuti sia diminuita nel tempo. In aggiunta, altro elemento di rilievo riguarda l’aumento dei rifiuti avviati a riciclo. L'industria farmaceutica ha ridotto di oltre il 30% le emissioni di gas climalteranti nel decennio 2008-2018 e di quasi il 60% i consumi energetici[3].
Ulteriore motivo di vanto per il chimico-farmaceutico riguarda l’essere riuscito, nel tempo, a ridurre in maniera rilevante le emissioni di sostanze inquinanti in acqua e atmosfera, con conseguente impatto positivo sulla biodiversità dei corsi d’acqua dolce e del mare. Nello specifico della chimica, secondo le rilevazioni Federchimica[4] il periodo 2016-2018 è stato caratterizzato da una riduzione del 52% delle emissioni in aria (contro il 36% del manifatturiero) e del 44% di quelle in acqua (contro il 20% medio manifatturiero).
[1] Fonte: Federchimica, L’industria Chimica in Cifre, 2022
[2] 26° Rapporto Annuale “Responsible Care”, Federchimica
[3] Fonte: Farmindustria su dati Istat
[4] Fonte: Federchimica, L’industria Chimica in Cifre, 2022
Per raggiungere gli obiettivi ambiziosi della strategia europea, la tecnologia e le nuove competenze digitali giocheranno nei prossimi anni un ruolo chiave.
Nel settore chimico-farmaceutico, fortemente internazionalizzato, si rivela fondamentale l’innovazione tecnologica e un grado di automazione sempre maggiore. Solo l’innovazione potrà contribuire alla fornitura di soluzioni a sfide quali salute, cure, benessere, sostenibilità e lotta ai cambiamenti climatici.
Il settore chimico-farmaceutico è impegnato, parimenti agli altri comparti della manifattura italiana, al perseguimento di livelli di efficienza e produttività sempre maggiori, e in questo senso la digitalizzazione si rivela fondamentale. L’uso della connettività all’interno degli stabilimenti produttivi è in deciso aumento, ma non è un fenomeno limitato alla sola fase di produzione, ma al contrario coinvolge anche la ricerca e sviluppo e la distribuzione. Sta implementandosi un nuovo approccio olistico, che consideri big data, algoritmi di intelligenza artificiale, strumenti cloud e robotica.
L’uso della tecnologia può inoltre consentire il raggiungimento di standard qualitativi sempre migliori: la qualità nel settore chimico-farmaceutico è molto importante, si pensi alla chimica di base che fornisce input a una moltitudine di imprese, di dimensione spesso inferiore, della chimica specialistica. L’uso dell’intelligenza artificiale può consentire di identificare rapidamente e risolvere eventuali anomalie che interessano il processo di produzione.
Non è inusuale inoltre che le imprese del settore della farmaceutica, nell’ottica di fornire un’esperienza di acquisto ancor più coinvolgente per i clienti, forniscano anche app ad hoc. Molto importanti sono anche le soluzioni di Artificial Intelligence (soluzioni AI-driven) che consentono di sviluppare nuove molecole o terapie con una velocità prima irrangiubile. Anche le soluzioni di virtual healthcare rappresentano una delle sfide future, che vedrà la digitalizzazione essere chiamata in causa.
Le imprese italiane del chimico-farmaceutico nei prossimi anni dovranno fronteggiare molteplici situazioni sfidanti, ma per risultare vincitrici in questo percorso avranno uno strumento in più, dato dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza.
In particolare, la farmaceutica è attesa beneficiare dei fondi derivanti dalla missione 6 (salute): molti fondi saranno messi in campo per potenziare la ricerca biomedica in Italia. Lo scorso 27 aprile è stato pubblicato un primo bando di stanziamento di fondi, per un ammontare di oltre 262 milioni ed entro il 2023 ne è atteso un secondo di pari importo: di questi 262 milioni, oltre 162 sono stanziati con l’obiettivo di potenziare la ricerca sulle malattie croniche non trasmissibili, il cui impatto sui sistemi sanitari e socio-assistenziali è rilevante. Ulteriori 50 milioni saranno stanziati per la ricerca nel campo delle malattie rare (ad esclusione dei tumori, oggetto di un bando successivo ad hoc) e i restanti 50 milioni saranno rivolti a progetti volti a colmare il gap tra ricerca e industria che emerge tra scoperta e messa a punto di nuove tecnologie.
Anche il settore della chimica è atteso beneficiare, anche se indirettamente, dei fondi stanziati dal PNRR: come prima esplicitato, si tratta di un settore fortemente collegato con le filiere incluse nel tessuto manifatturiero italiano. Tale legame è particolarmente forte con il settore delle costruzioni, sostenuto da un andamento ancora espansivo, in particolare della componente residenziale: le costruzioni risultano il settore maggiormente attivato dal PNRR, beneficiario di oltre 69 miliardi di euro, circa il 36% delle risorse disponibili. L’industria della chimica è in aggiunta legata a doppio filo con l’industria farmaceutica, con il sistema moda e con l’automotive.