Officine PNRR: Settore Alimentare & Bevande - Sfide e opportunità
Conosciamo insieme i megatrend...
Il mondo post-Covid che le imprese italiane dell’alimentare e bevande si troveranno di fronte sia in Italia che all'estero, sarà molto diverso: l'eredità che lascia il Covid all'industria italiana dell’alimentare e bevande è strettamente correlata ai profondi mutamenti sociali e dei comportamenti di acquisto in Italia e nel resto del mondo. Il settore sta infatti attraversando una fase di profonde trasformazioni che si intrecciano inevitabilmente alle grandi sfide su scala globale legate ai temi della sostenibilità, dei cambiamenti climatici e della povertà alimentare.
Il trend più rilevante è legato alle dinamiche demografiche. Alla fine del 2030 la popolazione salirà a 8,3 miliardi di individui a livello mondiale, 500 milioni in più rispetto al 2020. In questo contesto l'Europa sarà la regione del mondo più anziana del pianeta, con un'età media di circa 45 anni.
La pandemia ha aumentato notevolmente l’attenzione dei consumatori verso i temi legati alla salute e all'alimentazione: la maggior attenzione alla salute, che si intreccia peraltro con le dinamiche sociali e demografiche, quali l’invecchiamento della popolazione, la maggiore partecipazione femminile al lavoro e la destrutturazione dei pasti, porterà verosimilmente a un aumento dei consumi di prodotti biologici, Free Form (senza glutine, senza lattosio) e della richiesta di prodotti a maggiore contenuto di servizio (in grado di garantire risparmio di tempo) e praticità d’uso (piatti pronti, ortaggi di IV gamma, etc.)
Contestualmente, il miglioramento del potere di acquisto e delle condizioni di vita nelle aree emergenti del mondo porterà molte persone, specialmente nei centri urbani, ad avere ritmi di vita più simili a quelli occidentali e ad avvicinarsi sempre più ai prodotti italiani.
Sostenibilità: cosa dobbiamo tenere a mente?
Un grande tema di attualità e che caratterizzerà i prossimi anni è legato alla sostenibilità. La sfida della filiera agroalimentare a livello mondiale è ben delineata dagli obiettivi di Agenda 2030: l'Unione Europea ha inserito il settore agroalimentare al centro del suo piano di sviluppo, per il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Agenda stessa.
Operativamente è stata delineata la strategia “From Farm to Fork”, volta a guidare la transizione verso un sistema alimentare più equo, sano e rispettoso dell'ambiente.
I cambiamenti cui è chiamata l'industria italiana ed europea dell’alimentare e bevande nei prossimi anni sono tanti e sfidanti: i progressi fatti nell'ultimo decennio pongono tutta la filiera agroalimentare italiana in una posizione di vantaggio relativo in molti fattori rispetto ai competitor europei. Si pensi alla leadership dell’Italia nella produzione di prodotti biologici.
All'estremo opposto, le maggiori criticità della filiera agroalimentare italiana sono dovute ai problemi legati all'erosione del suolo: l'Italia infatti è tra i paesi più a rischio anche per la sua particolare conformazione orografica.
Un altro gap che l’Italia sconta rispetto alle filiere agroalimentari degli altri Paesi europei è legato al mix di fonti che utilizza l’agricoltura, ancora molto concentrato sui combustibili fossili.
Per raggiungere gli obiettivi ambiziosi della strategia europea, la tecnologia e le nuove competenze digitali giocheranno nei prossimi anni un ruolo chiave.
Sia l’agricoltura che l’industria alimentare sono da sempre considerati settori a bassa intensità tecnologica: negli anni in realtà, a livello globale, sono stati molteplici i casi di applicazione di nuove tecnologie 4.0 in questi settori. Nel tempo, tramite la tecnologia, si è riusciti a ottimizzare la produzione agricola, quindi a fare un salto in termini di produttività.
Strettamente correlato ai temi dell'innovazione tecnologica, il tema della digitalizzazione. L’online è un canale che durante le varie fasi dell'emergenza sanitaria ha giocato un ruolo centrale in termini di distribuzione, accelerando un processo già in atto, che nei prossimi anni dovrebbe fidelizzare in misura ancora maggiore le fasce di popolazione che sono state costrette a utilizzare per la prima volta questo canale durante le fasi più acute dell'emergenza sanitaria. Quest'ultima, peraltro, ha indotto grandi passi avanti in termini di avvicinamento agli strumenti digitali anche da parte delle imprese che, stimolate a individuare nuove soluzioni per superare le difficoltà logistiche, hanno sperimentato per la prima volta il canale dell'online, lasciando momentaneamente da parte i canali tradizionali.
Cosa significa PNRR per il settore?
Le imprese italiane della filiera agroalimentare nei prossimi anni dovranno fronteggiare molteplici situazioni sfidanti, ma per risultare vincitrici in questo percorso avranno uno strumento in più, dato dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza.
La gran parte degli interventi che riguardano il settore agroalimentare rientrano nella Missione 2 (Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica) e in particolare in quelle voci di investimento che fanno riferimento all’economia circolare e all'agricoltura sostenibile. Il PNRR dedica a questa voce circa 2,8 miliardi di euro, per lo sviluppo di una filiera agroalimentare smart e sostenibile.
Ci sono altre parti del Piano, non direttamente riconducibili alla filiera agroalimentare, che possono essere sfruttate dalle imprese alimentari italiane per raggiungere gli obiettivi dei prossimi anni. Si tratta in particolare delle risorse stanziate per la digitalizzazione delle imprese, sia nei processi produttivi che nella logistica, e del rifinanziamento di tutti gli incentivi legati a industria 4.0, che daranno una grande mano alle imprese italiane in termini di efficientamento produttivo e di miglioramento delle infrastrutture logistiche.
Molto importante per l'internazionalizzazione dell’intera filiera il fatto che l’alimentare sia legato a tutti i fondi stanziati per aumentare le esportazioni delle piccole e medie imprese, indipendentemente dal settore di appartenenza. Particolarmente rilevante per la crescita dell’industria alimentare sarà il potenziamento della propensione all’export delle PMI che, seppure in forte crescita nell’ultimo decennio, è ancora lontana dai livelli dei principali competitor europei, sulla falsariga di quanto già sperimentato con successo dal settore del vino Made in Italy che, tra le filiere agroalimentari, è nettamente quella più avanti in termini di internazionalizzazione.