Reporting di Sostenibilità
A partire dalla fine degli anni 80 l'Unione Europea, in una chiara dimostrazione di impegno per condurre la transizione verso una società più sostenibile ed equa, ha avviato una serie di riforme ambiziose con l'obiettivo di raggiungere una posizione di leadership competitiva e politica rispetto al resto del mondo in ambito ESG. Attraverso l’ambizione di arrivare alla neutralità climatica entro il 2050, mediante l’adozione e l’implementazione di misure strutturali connesse al Green Deal, l'Europa sta attivamente contribuendo alla creazione di un sistema economico-finanziario sempre più sostenibile. Tale sforzo è indirizzato a sensibilizzare le imprese e a promuovere una maggior cognizione del loro impatto sull'ambiente e sulla società, e si colloca nel quadro di una strategia che riflette da un lato la consapevolezza del valore intrinseco che l'approccio ESG (Environmental - Social - Governance) può offrire come risposta alle crescenti esigenze della società civile, dall’altro la ricerca di un vantaggio competitivo chiave per il mercato europeo[1].
La decisione dell'UE di porsi come leader nel campo della sostenibilità è stata così presa con anticipo e maggior rigore rispetto alla sensibilità emergente a livello globale, posizionando l’Unione come first mover e di fatto scommettendo sulla capacità dei temi ESG di rappresentare una risorsa nello sviluppo del tessuto produttivo europeo.
1. Il contesto normativo di riferimento
A partire dalla fine degli anni 80 l'Unione Europea, in una chiara dimostrazione di impegno per condurre la transizione verso una società più sostenibile ed equa, ha avviato una serie di riforme ambiziose con l'obiettivo di raggiungere una posizione di leadership competitiva e politica rispetto al resto del mondo in ambito ESG. Attraverso l’ambizione di arrivare alla neutralità climatica entro il 2050, mediante l’adozione e l’implementazione di misure strutturali connesse al Green Deal, l'Europa sta attivamente contribuendo alla creazione di un sistema economico-finanziario sempre più sostenibile. Tale sforzo è indirizzato a sensibilizzare le imprese e a promuovere una maggior cognizione del loro impatto sull'ambiente e sulla società, e si colloca nel quadro di una strategia che riflette da un lato la consapevolezza del valore intrinseco che l'approccio ESG (Environmental - Social - Governance) può offrire come risposta alle crescenti esigenze della società civile, dall’altro la ricerca di un vantaggio competitivo chiave per il mercato europeo[1].
La decisione dell'UE di porsi come leader nel campo della sostenibilità è stata così presa con anticipo e maggior rigore rispetto alla sensibilità emergente a livello globale, posizionando l’Unione come first mover e di fatto scommettendo sulla capacità dei temi ESG di rappresentare una risorsa nello sviluppo del tessuto produttivo europeo.
In questo contesto, la sostenibilità è affrontata attraverso una serie di interventi normativi diretti, che dimostrano l'impegno concreto dell'Unione Europea verso le tematiche ESG producendo impatti già nel breve periodo. Questi interventi comprendono misure come la rendicontazione obbligatoria delle pratiche sostenibili e degli impatti delle organizzazioni sull’ambiente, sull’economia e sulla società, un quadro legislativo finanziario orientato alla sostenibilità e l'etichettatura di prodotti che rispettano determinati standard ambientali e sociali. Questi strumenti normativi costituiscono un pilastro fondamentale dell'approccio dell'UE alla sostenibilità.
L'Unione Europea ha inoltre integrato la sostenibilità anche in altri ambiti legislativi, compresi quelli fiscali, monetari e di investimento. Questa visione olistica è evidente, ad esempio, nella definizione delle misure del pacchetto Next Generation EU e nei Piani di Ripresa e Resilienza, che mirano a rafforzare l'economia facendo contemporaneamente da volano alle tematiche ESG. In questo modo l'UE abbraccia un approccio integrato che permea diversi settori, garantendo una transizione verso un'economia più sostenibile e resiliente con interventi coerenti e ricchi di sinergie[2].
Il Reporting di Sostenibilità, introdotto per la prima volta per le organizzazioni economiche europee con la Direttiva UE 95/2014, ha rappresentato da subito il punto di partenza della transizione verde, puntando a rispondere a numerose sfide, prima tra tutte la gestione integrata di informazioni non finanziarie e la loro organizzazione in un framework chiaro e completo.
Con l’emergere della necessità di una normativa più ambiziosa e in grado di garantire una maggiore uniformità in termini di strumenti e linee guida per la rendicontazione di sostenibilità e una maggiore comparabilità delle informazioni divulgate dalle organizzazioni, l’UE è intervenuta nel 2022 con la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), estendendo il campo di applicazione e rafforzando gli obblighi di rendicontazione per un numero più ampio di entità, con un focus particolare sul coinvolgimento delle piccole e medie imprese (PMI). La CSRD mira a creare un quadro normativo più robusto, standardizzato e armonizzato per la rendicontazione di informazioni non finanziarie, al fine di rispondere alle esigenze di informativa crescenti degli investitori, delle parti interessate e della società nel suo complesso.
In questo contesto, le informazioni e i dati divulgati assumono un ruolo strategico fondamentale: la raccolta, l'analisi e la presentazione accurata di evidenze affidabili, complete, coerenti e comparabili oltre a dimostrare l’osservanza delle norme, la conformità della gestione del business rispetto agli obiettivi strategici e l'impatto positivo sulle comunità e sull'ambiente, consentono di costruire capacità e competitività: un documento di sostenibilità ricco di dati accessibili, comparabili ed attendibili permette di misurare le performance e fornisce una visione chiara e concreta degli impegni dell’Azienda nei confronti della sostenibilità. Allo stesso tempo, tanto all’interno dell’organizzazione quanto al suo esterno, questo garantisce un monitoraggio continuo e costante delle performance ESG nel tempo.
In tal senso, il passaggio logico che il Legislatore comunitario ha voluto agevolare è quello per cui la Disclosure, da puro esercizio di rendicontazione in linea con la compliance, possa diventare uno strumento di integrazione della governance e uno strumento di risk management:
● Per quanto attiene il primo ambito, la produzione di informative sempre più complesse e ricche di elementi di strategia infatti stimolerà, nell’immediato futuro, la definizione di strutture di governance adeguate, con ruoli, responsabilità e sinergie organizzative sempre più profonde tanto con le strutture aziendali corporate, interne, quanto con le aree commerciali, di prodotto e di operation;
● il secondo spunto che si ritiene utile citare in questa sede, l’impatto positivo sul risk management, attiene al valore intrinseco dei dati nelle strutture aziendali contemporanee. Raccogliere i dati, elaborarli, osservarne i trend e contestualizzarli aiuta le imprese a comprendere i propri punti di forza e le proprie debolezze, dando un nome a rischi - e ad opportunità - spesso ancora “nascosti” dietro dinamiche puramente reputazionali, che possono portare a sottostimare gli impatti finanziari sottesi al presidio non adeguato dei temi ESG.
Attraverso l'analisi di indicatori chiave[3], di metriche specifiche e di informazioni qualitative, le aziende e i loro stakeholder possono valutare costantemente i risultati, le azioni intraprese e gli effetti di una gestione consapevole - o meno -, individuare aree di miglioramento e adattare le strategie in base alle nuove sfide e opportunità. Le informazioni divulgate rappresentano, quindi, il driver principale di un processo che dalla compliance evolve e diventa un asset strategico a disposizione delle aziende, per conoscersi e farsi conoscere.
Con l'intento di offrire un supporto pratico e mirato, si propongono di seguito delle linee guida operative relative alla reportistica di sostenibilità, fornendo quindi una panoramica generale sulla divulgazione di pratiche ed impatti ESG e focalizzandosi sul contesto delle diverse categorie dimensionali di impresa che in Italia che saranno coinvolte da questi progressivi processi di trasformazione.
Questo contributo mira a presentare, ponendosi come “guida all’utilizzo”, le principali novità introdotte e gli elementi significativi da tenere in considerazione, per fornire alle organizzazioni spunti pratici e agevolare l'implementazione delle migliori pratiche aziendali declinate nel contesto di PMI quotate, PMI non quotate e Microimprese.
2.1 Le Piccole e Medie Imprese quotate
Le Piccole e Medie Imprese quotate rivestono un ruolo essenziale nell'economia, apportando un contributo sostanziale alla crescita e allo sviluppo dei mercati economici e finanziari. Questo è evidenziato dal loro impatto sull’occupazione, sulla diversificazione economica, e dalla loro abilità di adattamento rapido alle mutevoli condizioni di mercato, caratteristica che li differenzia dalle imprese di maggiori dimensioni. Questo fa delle PMI quotate un veicolo di crescita economica e di innovazione, e un driver di cambiamento fondamentale anche nel contesto della sostenibilità aziendale: la loro inclusione nella sfera di applicazione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) rispecchia il riconoscimento dell'importanza crescente che esse rivestono e del ruolo che sono sempre più chiamate a svolgere quando si parla di Responsabilità Sociale d'Impresa.
Da una prospettiva interna, la risposta efficace di una PMI alla Direttiva CSRD, oltre a rappresentare un elemento di compliance normativa fondamentale, costituisce un'opportunità strategica: la trasparenza della Governance aziendale e l'attenzione alle tematiche ESG possono giocare un ruolo fondamentale nel migliorare la reputazione aziendale, attrarre investitori e accrescere la fiducia degli stakeholder. Nel contesto delle Piccole e Medie Imprese quotate, infatti, la Corporate Sustainability Reporting Directive si propone di adattare gli obblighi di rendicontazione alle dimensioni e alle specificità, garantendo che il processo di adesione e conformità alle norme sia sostenibile, graduale e proporzionato. Proprio per tale motivo la Direttiva prevede l'implementazione di Standard di Rendicontazione comuni “semplificati”, che mira ad agevolare le PMI nell’attività di reporting stimolando la capacità di dedicare maggiori energie sull'effettiva implementazione di pratiche sostenibili.
2.1.1 I principali aspetti chiave della CSRD applicati alle PMI quotate
Di seguito sono presentati gli aspetti chiave della CSRD applicati alle Piccole e Medie Imprese quotate, delineando il quadro informativo dedicato:
- Quali sono le principali finalità della CSRD?
L'obiettivo principale della CSRD è di migliorare l'informativa sulla sostenibilità, equiparando la rilevanza dei risultati ESG con quelli inclusi nel tradizionale bilancio civilistico, e favorendo l’integrazione tra i due documenti.
- Quali sono le tempistiche di applicazione per le PMI quotate?
L’applicazione delle disposizioni per le PMI quotate è prevista a partire dall’anno finanziario 2026, con l’opzione di non applicare la nuova normativa (“opt-out option”) per due anni (ovvero fino al 1° gennaio 2028), salva la necessità di spiegare le motivazioni dietro la scelta di tale opzione in una informativa dedicata.
- Quali sono i principali elementi introdotti dalla CSRD?
Un unico standard di rendicontazione:
Al fine di assicurare una comparabilità più approfondita tra le divulgazioni, sarà richiesto alle PMI quotate di adottare in modo uniforme uno standard di rendicontazione predisposto dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group), chiamato “ESRS” (European Sustainability Reporting Standard). Lo standard, già pubblicato nella sua versione dedicata alle grandi imprese[4], sarà declinato in una versione semplificata per le PMI quotate attualmente in fase di predisposizione, per rispecchiare le esigenze e peculiarità di imprese più snelle e con una minor capacità immediata di rendicontazione. Saranno inoltre previste linee guida a seconda dei settori di riferimento, le cui modalità di adozione da parte delle PMI quotate sono ancora da definire in termini di compliance, ma che potranno fornire una traccia nella determinazione dei temi da affrontare e dei dati da rappresentare.
L’obbligo di assurance
I Report di sostenibilità per le PMI quotate saranno assoggettati alla “limited assurance[5]” da parte di un revisore indipendente, per garantire il rispetto degli standard di reporting, e assicurare ai fruitori delle informative che queste siano accurate e affidabili. Questo livello di assurance sarà esteso, in un secondo momento, ad una c.d. “reasonable assurance[6]”, equiparando la verifica delle informazioni di sostenibilità a quella del bilancio finanziario.
La collocazione dell’informativa di sostenibilità
La rendicontazione redatta dovrà essere pubblicata da parte delle PMI quotate, all'interno di una sezione dedicata della Relazione sulla Gestione già allegata annualmente al bilancio d’esercizio o consolidato, e consultabile liberamente da tutti gli investitori e portatori di interesse, a garanzia di un’informazione più completa, trasparente e standardizzata possibile. A tale collocazione corrisponde un tema di accountability, e quindi di individuazione nella governance aziendale della figura preposta a garantire l’attendibilità delle informazioni rendicontate. Tale tema si ricollega a quanto anticipato in prima battuta nella sezione introduttiva, rispetto alla necessità di individuare, all’interno delle organizzazioni, i ruoli idonei a gestire le responsabilità ESG (a titolo di esempio: la comunicazione, l’organizzazione, le operations), come anche l’opportunità di introdurre figure di sustainability management, esclusivamente deputate alla gestione dei temi di sostenibilità a 360 gradi.
La digitalizzazione delle informazioni: il “tagging”
Al fine di aumentare la diffusione delle informative di sostenibilità e favorire la comparabilità, la Direttiva prevede il “digital tagging” della reportistica: così come accade per il bilancio finanziario, alle PMI quotate sarà richiesto di pubblicare in forma digitale (gratuita) tutta la Relazione sulla Gestione, evidenziando le informazioni a copertura degli ESRS e favorendo così la reperibilità delle stesse all’interno dell’archivio unico Europeo in formato XHTML, come previsto da regolamentazione ESEF[7].
La determinazione dei contenuti: l’analisi di doppia Materialità
La determinazione dei contenuti oggetto di informativa sarà derivata di un esercizio di definizione della materialità, declinato su due direttrici. Le PMI quotate dovranno infatti pubblicare informazioni nella misura necessaria ad una comprensione di come i fattori di sostenibilità influenzino lo sviluppo, la performance e la posizione commerciale dell’azienda (la prospettiva “inside-out”), ma anche sulle informazioni necessarie per una comprensione dell’impatto delle attività dell’azienda sulla società e sull’ambiente (la prospettiva “outside-in”); tale analisi di materialità dovrà essere quindi svolta prima dell’esercizio di reporting, e rinnovata di anno in anno, anche prevedendo attività di coinvolgimento dei portatori d’interesse interni ed esterni (“shareholders”).
I contenuti: la governance di sostenibilità
Nella redazione dei Report di Sostenibilità le PMI quotate, con l'obiettivo di definire e monitorare i target ESG, saranno chiamate a divulgare dettagli relativi alla governance di sostenibilità in relazione al ruolo degli organi di amministrazione, alla gestione e al controllo in merito alle questioni di sostenibilità, specificando competenze e capacità per ognuno di essi. Gli operatori saranno altresì tenuti a comunicare (o rendicontare) eventuali forme di incentivazione per i membri della governance legati al raggiungimento di tali target e, più in generale, dei meccanismi di remunerazione.
I contenuti: l’inserimento dei rischi ESG all’interno dell’ERM
Per rispondere all'interesse sempre più marcato degli investitori riguardo alle implicazioni finanziarie legate alla natura dei rischi, le PMI quotate saranno tenute a rendicontare il proprio percorso di definizione e integrazione continua del proprio modello di gestione dei rischi (ERM - Enterprise Risk Management), dedicando enfasi in particolare all’integrazione dei rischi di natura ESG e ancor più nel dettaglio di quelli connessi al clima e ad altre questioni di sostenibilità (incluse le problematiche sanitarie e sociali derivate, quali il lavoro minorile e forzato)[8].
I contenuti: l’integrazione degli aspetti ESG lungo la catena del valore
Nel processo di rendicontazione dell'informativa di sostenibilità, le PMI quotate dovranno considerare non solo il perimetro di riferimento del bilancio finanziario, bensì includere - in modalità ancora da definire per questa categoria di operatori - anche informazioni sugli impatti materiali, rischi e opportunità associati all'intera catena del valore, sia a monte (upstream) che a valle (downstream). Il risvolto di tale dinamica è che gli operatori delle PMI, soprattutto nella tipicità delle filiere nazionali italiane, si troveranno a dover inoltre rispondere alle necessità di raccolta dati[9] dei propri partner di business, in particolare in caso di imprese di grandi dimensioni, che saranno assoggettati ai regimi CSRD già dai fiscal year 2024 e 2025, a seconda di differenti criteri dimensionali.
2.2 Piccole e Medie Imprese non Quotate
Le Piccole e Medie Imprese, spesso considerate il cuore pulsante dell'economia, stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante nel panorama della sostenibilità. In un contesto globale in rapida evoluzione, queste imprese agili e dinamiche si trovano al centro di una trasformazione che unisce innovazione e sostenibilità. A differenza delle grandi aziende quotate o dei grandi gruppi in capo ai quali gli obblighi di rendicontazione sono già vigenti per legge, le PMI non quotate possono operare con maggiore flessibilità e una rapidità decisionale in grado di renderle pioniere nell'adozione di pratiche sostenibili. Sebbene il loro impatto possa sembrare minore su scala globale, la somma delle azioni di numerose Piccole e Medie Imprese può tradursi in un cambiamento significativo e tangibile, influenzando positivamente le comunità locali e contribuendo a una trasformazione sostenibile a livello più ampio.
Per questo motivo le PMI non quotate, pur non essendo direttamente soggette alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), saranno comunque in ampia maggioranza coinvolte indirettamente; questa eventualità si verifica quando le PMI forniscono servizi o beni a imprese soggette alla CSRD e, successivamente, alla futura introduzione della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDd[10]) che per ottemperare ai propri requisiti di trasparenza dovranno fornire dettagli circa la propria catena del valore, raccontando le caratteristiche dei propri fornitori e partner a cui quindi chiederanno dati e informazioni sulle performance ambientali, sociali e i presidi di governance.
In tale contesto, emerge quindi l’opportunità per le PMI di valutare la predisposizione volontaria di un Bilancio di Sostenibilità, con diverse modalità:
- Da un lato, le PMI possono sin da ora fare affidamento all’approccio utilizzato dagli Standard GRI (Global Reporting Initiative), standard riconosciuto ormai a livello globale per la rendicontazione della Sostenibilità e di più immediata adozione. Questa scelta dipenderà dalle esigenze specifiche e dalle preferenze delle PMI non quotate nell'affrontare le tematiche di rendicontazione in generale, anche in vista di evoluzioni organizzative, quali la quotazione, o dimensionali;
- In alternative, si sottolinea la possibilità, più consapevole, di adottare gli Standard ESRS (European Sustainability Reporting Standard) per garantire uniformità e coerenza nella comunicazione delle informazioni sulla sostenibilità e porsi in linea con la normativa vigente rispetto alle PMI quotate.
2.2.1 I principali aspetti chiave applicati alle PMI non quotate.
Con l'intento di offrire un supporto pratico e mirato, si propone di seguito una linea guida che offre una panoramica generale sulla divulgazione di pratiche di sostenibilità, con riferimento ai due approcci che le Piccole e Medie imprese non quotate possono scegliere, rispettivamente secondo l'impostazione adottata dagli Standard GRI o dagli Standard ESRS.
2.2.1.1 La divulgazione delle pratiche di sostenibilità secondo i GRI Standard
Gli Standard GRI 2021 rappresentano un prezioso strumento a livello internazionale per strutturare la divulgazione di sostenibilità in modo completo e coerente, con un primo accento sulla Materialità e la determinazione dei temi materiali ma senza il livello di complessità degli Standard ESRS.
Per determinare i temi considerati rilevanti nel riflettere gli impatti economici, ambientali e sociali delle Organizzazioni, le PMI dovranno utilizzare una combinazione di fattori interni ed esterni, tra cui la mission e la strategia competitiva dell’organizzazione, le preoccupazioni espresse direttamente dagli stakeholder, le aspettative sociali in senso lato e l’influenza dell’organizzazione sulle entità “a monte” (ad esempio, i fornitori) e “a valle” (ad esempio, i clienti).
In questo processo, un coinvolgimento periodico degli stakeholder, annuale o biennale, migliora la loro recettività e l'utilità del Report. Se eseguito con regolarità, tale coinvolgimento fornisce momenti di apprendimento continuo sia all'interno dell'organizzazione che da parte di terzi, accrescendo la responsabilità nei confronti di vari portatori di interesse e rendendo più solidi i rapporti di business. Allo stesso tempo, la responsabilità rafforza la fiducia tra l'organizzazione e gli stakeholder, consolidando la credibilità del Report.
I lettori del documento devono poter raggiungere tutte le informazioni presenti nel rapporto da un unico punto di accesso, rappresentato solitamente da un GRI Content Index. In tali documenti è inoltre possibile ricorrere ad altre pubblicazioni come risorsa informativa, fornendo al lettore i mezzi che permettano di accedere direttamente alle informazioni fornite, come un link a una pagina specifica di un sito web o il numero di pagina della pubblicazione corrispondente. Non esiste una lunghezza minima per un rapporto redatto in conformità al GRI Framework, purché l'organizzazione abbia diligentemente seguito le Linee guida di reporting previste dai GRI 1 e 2[11], rendicontando con un mix di tabelle, paragrafi discorsivi e numeriche chiave.
2.2.1.2 La divulgazione delle pratiche di sostenibilità secondo Standard ESRS
Le Piccole e Medie Imprese non quotate che decidono di utilizzare gli Standard ESRS potranno seguire gli standard come una linea guida, senza doversi uniformare a tutte le previsioni di legge previste dalla CSRD. Imprescindibile resterà lo sviluppo di una analisi di doppia materialità, attraverso cui le aziende devono individuare quali tematiche, e quindi quali le informazioni sulla sostenibilità, siano rilevanti dal punto di vista finanziario o di impatto, tenendo in considerazione sia le persone che l'ambiente. La reportistica in sé, essendo volontaria, potrà essere slegata dalla Relazione sulla Gestione, ma rappresenterà uno strumento di dialogo con i fornitori e clienti facilmente comprensibile e di impatto, rappresentativo di una consapevolezza ESG, al passo con il panorama di mercato europeo. In conclusione, per le PMI non quotate impegnate nella divulgazione del Report di sostenibilità, emerge una flessibilità nella scelta del framework di rendicontazione. Tra gli standard più diffusi, gli Standard ESRS e il GRI Standard offrono linee guida approfondite. Tuttavia, la decisione finale spetta alle singolo imprese, con l'obiettivo che rimane quello di garantire che il Report sia trasparente, accurato e rispondente alle esigenze dei portatori d'interesse nel rappresentare l'organizzazione e le sue peculiarità, sostenendo così la creazione di un dialogo aperto tra l'impresa e coloro che ne sono interessati. Di seguito si propone una tabella riepilogativa che mette al confronto le due modalità appena enunciate. 12]
ESRS | GRI | |
Anno di introduzione | luglio 2023 | 2016, revisione nel 2021 e in vigore da gennaio 2023. |
Ambito di applicazione | Europeo | Internazionale |
Perimetro di applicazione e compliance | Scoping che recepisce la CSRD: carattere obbligatorio per grandi aziende internazionali e quelle quotate nell’UE a partire dal 2024, PMI quotate soggette agli ESRS dovranno adeguarsi a requisiti legali più rigorosi. Vincolante per le PMI quotate nell’UE a partire dall’anno finanziario 2026. | Carattere volontario. Adozione dello Standard possibile - “in conformità” secondo 9 Requisiti[13] - “con riferimento” meno vincolante e applicato ad un’organizzazione che non può osservare tutti i requisiti di rendicontazione previsti per poter essere in conformità agli Standard GRI. PMI quotate che utilizzano gli Standard GRI possono agevolmente adottare gli ESRS |
Target consigliato | - PMI quotate | - PMI quotate (opzione “in conformità”); - PMI non quotate (opzione “con riferimento”) |
Struttura | Gli ESRS sono composti da due standard trasversali e dieci standard tematici: ESRS 1: Requisiti generali; ESRS 2: Informazioni generali; ESRS E1: Cambiamento climatico; ESRS E2: Inquinamento; ESRS E3: Risorse idriche e marine; ESRS E4: Biodiversità ed ecosistemi; ESRS E5: Uso delle risorse e l’economia circolare; ESRS S1: Dipendenti; ESRS S2: Lavoratori della catena del valore; ESRS G1: Condotta aziendale. | I GRI, per come aggiornati nel 2021, si dividono tra Standard universali GRI 1-2-3 (Principi di rendicontazione, Informativa generale, Temi materiali); Standard di settore (GRI 11-12…) specifici per 40 settori (es. petrolio e gas o agricoltura) in corso di implementazione, e Topic Standard (GRI 201-301-401…) da selezionare in modo specifico a seconda dei risultati dell’analisi di materialità e i temi materiali identificati. |
Approccio all’analisi di materialità | Doppia materialità (prospettiva d’impatto inside-out - dell’organizzazione su economia, ambiente e persone compresi i diritti umani - e prospettiva d’impatto outside-in - impatti esterni sulla performance finanziaria dell’organizzazione). | Materialità di impatto (effetti delle attività aziendali sull’ambiente e sulla società, inclusi i diritti umani) |
Pro | ● Opportunità di allineamento con interlocutori più grandi che rendicontano secondo ESRS per obbligo diretto della CSRD; ● Approccio più ambizioso | ● Alla portata di operatori che devono fare esercizio di comunicazione; ● Coerenza con un approccio progressivo al reporting; ● Maggior comunicabilità del report. |
Contro | ● Rendicontazione più complessa per una richiesta di informazioni impegnativa con maggiore grado di dettaglio. ● Struttura suggerita più “analitica” e meno “sintetica, e quindi meno improntata alla comunicazione marketing. | ● Può apparire come meno ambizioso a controparti di business molto mature dal punto di vista ESG; ● rendicontazione meno granulare e completa nelle informazioni/dati che fornisce. |
2.3 Le Microimprese
Nel contesto globale della sostenibilità, le Microimprese[14] emergono come attori silenziosi ma determinati, dimostrando che le dimensioni non sono necessariamente un ostacolo all'adozione di pratiche aziendali sostenibili. Queste piccole realtà, spesso radicate nelle comunità locali, stanno lasciando infatti un'impronta significativa nella corsa verso un futuro più sostenibile; benché influenzate dalle dinamiche e dalle richieste provenienti da clienti importanti, molte Microimprese mantengono la capacità di adattarsi rapidamente al contesto di riferimento, esercitando un ruolo cruciale nella costruzione di un tessuto economico e sociale duraturo anche in considerazione di una struttura organizzativa interna orientata usualmente alla pura compliance e dunque più snella, agevole da integrare e modificare in virtù del contesto.
Le Microimprese, nonostante non siano soggette agli obblighi formali della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e pur essendo spesso trascurate nelle discussioni più ampie sulla responsabilità sociale d'impresa, possono diventare catalizzatori chiave per la promozione e per la costruzione di un futuro più resiliente. Per tale motivo, ad esempio, la predisposizione di una informativa di Sostenibilità può rendere visibile l’impegno verso la collettività consentendo di costruire una reputazione più solida, autorevole e credibile. La pubblicazione di documenti di indirizzo o di reportistica da parte delle Microimprese dimostra, infatti, un impegno tangibile nei confronti delle tematiche ambientali, sociali e di governance. Questo atto volontario non solo fornisce un quadro trasparente delle iniziative sostenibili intraprese, ma crea anche un canale di comunicazione diretto con gli stakeholder locali, compresi i clienti, i fornitori e la comunità circostante.
2.3.1. I principali aspetti chiave della sostenibilità applicati alle Microimprese
Di seguito alcuni esempi pratici e consigli utili per le Microimprese che desiderano comunicare in modo efficace il loro impegno verso la sostenibilità:
Predisposizione di un’informativa di Sostenibilità
Considerare la predisposizione di un breve documento di Sostenibilità formale da poter pubblicare all’interno del sito internet, o da rendere disponibile presso le sedi commerciali. Utilizzare riferimenti come gli standard del Global Reporting Initiative (GRI) per strutturare il report sotto forma di brochure, garantendo così anche la conformità a standard riconosciuti a livello internazionale, facilita la stesura e migliora la chiarezza e l’efficacia dello stesso. L’informativa di Sostenibilità può sembrare un terreno complicato, ma con alcune accortezze è possibile strutturare un approccio pratico e concreto su come sia possibile strutturare un processo di raccolta dati che abiliti la predisposizione di un Report.
Esempio di Struttura di una Brochure di Sostenibilità e relativi contenuti |
A) Ambito Ambiente
● Cosa fare: monitorare e analizzare le bollette di consumo energetico; ● Esempio operativo: identificare le variazioni mensili dei consumi energetici per individuare trend e possibili fonti di spreco.
● Cosa fare: monitorare e analizzare i consumi idrici aziendali; ● Esempio operativo: introdurre delle misure di risparmio idrico come l'installazione di rubinetti a basso flusso o l'ottimizzazione di processi che riducono l'utilizzo dell'acqua.
● Cosa fare: implementare un sistema di gestione dei rifiuti; ● Esempio operativo: tracciare produzione di rifiuti per identificare le aree di miglioramento e favorirne il riciclo. B) Ambito Sociale
● Cosa fare: implementare programmi di formazione per il personale in tema di salute e sicurezza sul lavoro; ● Esempio operativo: introdurre azioni periodiche di formazione sulle pratiche di sicurezza aziendale, promozione di un ambiente di lavoro sano.
● Cosa fare: collaborare con istituzioni scolastiche per presentare le proprie attività; ● Esempio operativo: organizzare visite guidate per studenti nelle proprie strutture aziendali fornendo l’opportunità di apprendere e comprendere il funzionamento di un’attività aziendale.
● Cosa fare: promuovere parità di genere attraverso pratiche aziendali; ● Esempio operativo: implementare politiche che favoriscano la diversità come programmi di mentoring e identificazione delle proprie capacità personali. C) Ambito Governance:
● Cosa fare: stabilire obiettivi e principi etici aziendali. ● Esempio operativo: redigere una dichiarazione che rifletta i valori dell’azienda comunicandoli internamente ed esternamente.
● Cosa fare: definire una struttura di governance chiara e trasparente. ● Esempio operativo: stabilire ruoli e responsabilità all’interno dell’azienda per garantire una guida efficace. |
Con l’obiettivo di sviluppare, progressivamente, una versione più avanzata della Brochure di Sostenibilità aziendale, le aziende potrebbero considerare di integrare altri elementi per fornire una visione più approfondita delle prestazioni sostenibili dell'azienda. In particolare, si potrebbero includere KPI ed obiettivi specifici o selezionare particolari voci di rilevanza strategica da sottoporre a monitoraggio semestrale o annuale con il fine ultimo di tracciare, anno dopo anno, l’evoluzione e il miglioramento che l’azienda sta compiendo e monitorare e valutare l'evoluzione delle performance nel corso del tempo, riflettendo l'impegno nel perseguire obiettivi ESG fornendo un quadro quantitativo, misurabile e comparabile delle prestazioni aziendali su tematiche chiave.
Creazione di una sezione dedicata sul proprio sito Internet
Una delle strategie maggiormente implementabili consiste nel dedicare uno spazio riservato alla sostenibilità all’interno del sito Internet. Questo spazio dovrebbe inglobare una panoramica generale delle iniziative sostenibili adottate, degli obiettivi sia a breve che a lungo termine prefissati, dei risultati ottenuti, delle certificazioni. Può essere inoltre una vetrina per raccontare al possibile partner commerciale i propri processi di produzione virtuosi, il valore aggiunto artigianale, la storia della Microimpresa nel proprio territorio di riferimento.
Utilizzo dei Social Media e Pubblicazione periodica degli articoli tematici
Altra strada percorribile è quella di cimentarsi nella creazione e divulgazione di articoli tematici che mettano in luce, ad esempio sui social media, le iniziative di sostenibilità della Microimpresa. Attraverso la narrazione di storie di successo, di progetti innovativi e dell'influenza positiva che l'azienda esercita sulla comunità locale, è possibile definire una forma di narrazione coinvolgente capace di instaurare una connessione emotiva con i propri portatori di interesse. Più in generale, servirsi dei canali di social media per diffondere regolarmente aggiornamenti sulla sostenibilità aiuta a comunicare la propria consapevolezza, coinvolgendo il pubblico e aprendo la strada a pratiche di rendicontazione ESG più strutturate ed efficaci verso partner di business e clienti.
3. Conclusioni Generali
In conclusione, nonostante le Microimprese non siano soggette agli obblighi della CSRD, la decisione volontaria di pubblicare una reportistica di sostenibilità e l'attivo coinvolgimento in iniziative sostenibili non solo rafforzano il legame con i partner di business locali, ma contribuiscono altresì a promuovere una cultura aziendale orientata alla responsabilità e alla cura del benessere generale. L'investimento sostenibile da parte di queste aziende di minori dimensioni non solo costituisce un faro di luce nell'ambito della sostenibilità aziendale, ma contribuisce anche alla costruzione di un tessuto economico e sociale più resiliente e consapevole.
Nel corso di questo modulo, l’attenzione è stata rivolta alle tre diverse categorie imprenditoriali del panorama italiano: PMI quotate, PMI non quotate e Microimprese. L’obiettivo era quello di fornire linee guida chiare e pratiche, adatte alle specifiche esigenze e dimensioni di ciascuna tipologia aziendale di riferimento.
- Per le PMI quotate, è imperativo sottolineare l'importanza di una comunicazione trasparente e dettagliata, aderente alla regolamentazione vigente e alle nuove disposizioni della CSRD a partire dall’anno finanziario 2026. Dalle performance economico-finanziarie agli impatti ambientali e sociali, ogni aspetto deve rispecchiare una governance robusta, conformemente alle linee guida italiane. La pubblicazione delle Informative di Sostenibilità, a partire da tale anno, rivestirà un ruolo chiave nella gestione delle aspettative degli investitori e nel coinvolgimento degli stakeholder;
- per le PMI non quotate, l’obiettivo è stato quello di focalizzarsi sull'adattabilità: la flessibilità è essenziale in questo contesto, con un'enfasi particolare sulla comunicazione interna ed esterna. La definizione chiara degli obiettivi, l'implementazione di politiche etiche e la trasparenza all'interno dell'organizzazione sono elementi cruciali per la creazione di una cultura aziendale sostenibile;
- per le Microimprese, infine, è stato delineato un approccio pratico e leggero: il monitoraggio dei consumi, la formazione del personale e il coinvolgimento nella comunità sono pilastri di un’informativa di sostenibilità per le realtà più piccole. Semplicità, economicità e concretezza rappresentano le parole d'ordine per una reportistica agile ma efficace.
A conclusione del presente modulo si propone la testimonianza di un caso studio rappresentativo del percorso da intraprendere in ambito reporting di sostenibilità, nel contesto dimensionale di una PMI italiana.
4. Caso Studio
In linea con quanto descritto nei capitoli dedicati alle linee guida operative sulla reportistica di sostenibilità, si presenta il seguente case study con l'intento di evidenziare come, attraverso l'implementazione di un percorso basato su progressivi interventi di miglioramento e sfruttando questo percorso come leva di crescita, sia possibile progredire in coerenza con le ambizioni aziendali. Il focus del caso studio è una Media Impresa italiana del settore retail-trade attiva nella produzione e distribuzione di abbigliamento attraverso una rete di oltre 50 punti vendita a servizio del mercato italiano e attiva in particolar modo nel sud Italia.
All’inizio del proprio percorso verso la sostenibilità, l’azienda aveva circa 150 dipendenti e 5 milioni di utile, non possedeva certificazioni e non aveva mai avviato un processo di disclosure ESG. Nel 2021, l'azienda ha avviato un percorso di avvicinamento graduale verso la sostenibilità attraverso l‘avvio di un processo di reporting: la Società ha elaborato la sua prima informativa di sostenibilità con un perimetro limitato prima alla sede Corporate, in conformità agli standard di rendicontazione GRI secondo l'opzione "GRI-referenced[15]", adatta a un'organizzazione che vuole effettuare una rendicontazione su impatti economici, ambientali e/o sociali specifici, ma che non mira a utilizzare i GRI Standards per fornire un quadro completo dei propri temi materiali e dei relativi impatti.
Nel 2022, in vista della quotazione del Gruppo sul mercato nazionale, si è assistito ad un consolidamento delle risorse finanziarie e una costruzione di canali di dialogo con gli stakeholder più strutturati. Rafforzando l'impegno verso la trasparenza e la responsabilità, il reporting di sostenibilità è stato impostato secondo una raccolta di dati più accurata e ha incluso nel perimetro di rendicontazione le filiali e il leasing in tutta Italia, consentendo all'impresa di presentarsi ai propri investitori in modo più qualificato e di avanzare da piccola media impresa a PMI quotata.
Nel terzo anno di rendicontazione l'impresa ha innalzato ulteriormente il livello di impegno, tenendo conto dei successivi aggiornamenti degli Standard GRI 2021, adottando l'opzione di rendicontazione "with reference to" e sottoponendo il Report di Sostenibilità ad assurance esterna. Questo passo ha garantito una maggiore affidabilità e trasparenza delle informazioni. La scelta di quotare il Gruppo non ha solo aumentato la visibilità aziendale, ma ha anche fornito, dunque, le risorse finanziarie necessarie per perseguire gli obiettivi strategici della Società.
Oggi l’azienda può annoverare una crescita in termini di personale e di capillarità sul territorio nazionale, potendo contare su oltre 300 dipendenti e un utile di 8 milioni di euro, oltre che il possesso di diverse certificazioni ISO sui Sistemi di Gestione di:
- Qualità (ISO 9001)
- Salute e la Sicurezza sul lavoro (ISO 45001);
- Parità di genere (UNI/PdR 125);
- Prevenzione dell’Anticorruzione (ISO 37001).
Il percorso di questa PMI italiana costituisce un esempio concreto di come, con dedizione e chiari obiettivi, sia possibile definire un percorso graduale di rendicontazione ESG, sfruttando il ruolo cruciale che la sostenibilità può svolgere nella costruzione di relazioni di fiducia e nel successo di un'impresa nel lungo periodo.
Link e riferimenti
● Commissione Europea, CSRD:
https://finance.ec.europa.eu/capital-markets-union-and-financial-markets/company-reporting-and-auditing/company-reporting/corporate-sustainability-reporting_en
● Commissione Europea, European Sustainability Reporting Directive - first set:
https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/13765-European-sustainability-reporting-standards-first-set_en
● EFRAG, ESRS:
https://www.efrag.org/lab6
● ESMA, Electronic Reporting
https://www.esma.europa.eu/issuer-disclosure/electronic-reporting
● Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, definizione delle micro, piccole e medie imprese:
https://www.odcec.mi.it/docs/default-source/documenti-news/Allegato_D_definizione_microimprese.pdf?sfvrsn=0
● GRI, GRI-ESRS Interoperability Index:
https://www.globalreporting.org/media/z2vmxbks/gri-standards-and-esrs-draft-interoperability-index_20231130-final.pdf
● GRI, GRI Standard:
https://www.globalreporting.org/standards/
● GRI, GRI 1 Standard: principi di rendicontazione 2021:
https://globalreporting.org/pdf.ashx?id=15430
● Nazioni Unite, Obiettivi di sviluppo sostenibile:
https://unric.org/it/agenda-2030/
● SACE, Officine ESG: come rendere sostenibile la tua aziendale https://www.sace.it/education/dettaglio/officine-esg-come-rendere-sostenibile-la-tua-azienda
● SACE, Officine PNRR: costruiamo insieme l’Italia del domani: https://www.sace.it/education/dettaglio/officine-pnrr-costruiamo-insieme-l'italia-del-domani
[1] Per approfondimenti, si rimanda alla pagina SACE, con particolare riferimento all’articolo “OFFICINE ESG: come rendere sostenibile la tua azienda”) che offre al lettore la possibilità di consultare articoli di approfondimento di rilevanza per la propria impresa e di accedere a contenuti formativi specifici in base all’argomento di loro interesse. Si rimanda, in particolare al Modulo relativo alla Regolamentazione ESG).
[2] Per approfondire il tema del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, si faccia riferimento al link https://www.sace.it/education/dettaglio/officine-pnrr-costruiamo-insieme-l'italia-del-domani )
[3] Gli indicatori “chiave" nella terminologia tecnica del reporting sono comunemente noti come KPI, acronimo di "Key Performance Indicators". Si tratta di metriche selezionate strategicamente che consentono di valutare l'efficienza e il successo di un'attività, misurando il raggiungimento degli obiettivi prefissati. I KPI forniscono un quadro rapido e focalizzato sulle prestazioni aziendali, aiutando decision-makers e manager a prendere decisioni informate e a ottimizzare le performance dell'organizzazione.
[4] Set di ESRS disponibile al link: https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/13765-European-sustainability-reporting-standards-first-set_en
[5] Lo standard ISAE 3000 definisce due diversi livelli di assurance: reasonable assurance e limited assurance. Secondo il processo di "limited assurance" il grado di sicurezza fornito da un revisore o da un professionista della revisione - o “assurance” - durante un'analisi di informazioni finanziarie o, come in questo caso, non finanziarie, è limitato. In un incarico di limited assurance la natura, la tempistica e l’estensione delle procedure svolte sono limitate e pianificate per acquisire un livello di assurance adeguato. Il revisore riduce il rischio a un livello accettabile nelle circostanze specifiche dell'incarico, consentendo di esprimere una conclusione. Tale conclusione comunica se, in base alle procedure eseguite e alle prove raccolte, emergono elementi che portano il professionista a ritenere che le informazioni oggetto di esame siano significativamente errate.
[6] La "reasonable assurance" è un incarico di revisione secondo il massimo grado di sicurezza che un revisore può fornire sulla conformità di un insieme di informazioni finanziarie, o di altro tipo, con i principi contabili o altri criteri di presentazione applicabili. In un incarico di reasonable assurance il professionista riduce il rischio dell'incarico a un livello accettabilmente basso nelle circostanze specifiche dell'incarico, costituendo la base per la conclusione espressa in una forma che trasmette l'opinione del professionista sul risultato della misurazione o valutazione dell'oggetto sottostante rispetto ai criteri definiti dallo Standard.
[7] Si vedano le linee guida ESMA in merito: https://www.esma.europa.eu/issuer-disclosure/electronic-reporting
[8] Per approfondimenti, si rimanda alla pagina SACE, con particolare riferimento all’articolo “OFFICINE ESG: come rendere sostenibile la tua azienda”.
[9] La necessità di raccolta dati rappresenta un elemento cruciale all’interno della Direttiva CSRD in quanto pone enfasi sulla trasparenza della catena di fornitura. Le organizzazioni saranno tenute a divulgare informazioni sulle proprie supply chain, compresi i rischi e gli impatti ambientali e sociali. Tale argomentazione è stata esplorata nel dettaglio all’interno del Modulo 2 “Supply Chain”.
[10] Per maggiori approfondimenti si rimanda al Modulo 2 “Supply Chain”.
[11] https://www.globalreporting.org/how-to-use-the-gri-standards/gri-standards-italian-translations/
[12] Si noti, tuttavia, che gli Standard ESRS e GRI garantiscono un alto livello di interoperabilità. Si consulti si seguito il link all’Indice di interoperabilità tra gli standard (attualmente in draft): https://www.globalreporting.org/media/z2vmxbks/gri-standards-and-esrs-draft-interoperability-index_20231130-final.pdf
[13] Requisiti di rendicontazione GRI: https://globalreporting.org/pdf.ashx?id=15430
[14] Nella categoria delle PMI si definisce microimpresa un'impresa che occupa meno di 10 persone e realizza un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo non superiori a 2 milioni di euro. Estratto della Raccomandazione 2003/361/CE, del 6 maggio 2003, relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese, Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea serie L 124 del 20.5.2003. https://www.odcec.mi.it/docs/default-source/documenti-news/Allegato_D_definizione_microimprese.pdf?sfvrsn=0
[15] Disclosure di una selezione specifica, a scelta dell’organizzazione, di indicatori GRI (o singole sezioni degli stessi). L’organizzazione dovrebbe indicare all’interno del Report gli standard utilizzati per la rendicontazione.