Reporting di Sostenibilità: Focus PMI Non Quotate

Regolamentazione europea

Tra le misure che l'Europa sta attivando per contribuire alla creazione di un sistema economico-finanziario sempre più sostenibile, rientra la rendicontazione obbligatoria delle pratiche sostenibili e degli impatti delle organizzazioni sull’ambiente, sull’economia e sulla società. Il Reporting di Sostenibilità, introdotto per la prima volta per le organizzazioni economiche europee con la Direttiva UE 95/2014, ha rappresentato da subito il punto di partenza della transizione verde, puntando a rispondere a numerose sfide, prima tra tutte la gestione integrata di informazioni non finanziarie e la loro organizzazione in un framework chiaro e completo.

Con l’emergere della necessità di una normativa più ambiziosa e in grado di garantire una maggiore uniformità in termini di strumenti e linee guida per la rendicontazione di sostenibilità e una maggiore comparabilità delle informazioni divulgate dalle organizzazioni, l’UE è intervenuta nel 2022 con la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), con l’obiettivo della CSRD è infatti quello di creare un quadro normativo più robusto, standardizzato e armonizzato per la rendicontazione di informazioni non finanziarie, al fine di rispondere alle esigenze di informativa crescenti degli investitori, delle parti interessate e della società nel suo complesso.

Consigli utili Piccole e Medie Imprese non Quotate

Con la CSRD l’UE ha esteso il campo di applicazione e rafforzato gli obblighi di rendicontazione per un numero più ampio di entità, con un focus particolare sul coinvolgimento delle piccole e medie imprese (PMI). A differenza delle grandi aziende quotate o dei grandi gruppi in capo ai quali gli obblighi di rendicontazione sono già vigenti per legge, le PMI non quotate possono operare con maggiore flessibilità e una rapidità decisionale in grado di renderle pioniere nell'adozione di pratiche sostenibili. Sebbene il loro impatto possa sembrare minore su scala globale, la somma delle azioni di numerose Piccole e Medie Imprese può tradursi in un cambiamento significativo e tangibile, influenzando positivamente le comunità locali e contribuendo a una trasformazione sostenibile a livello più ampio.

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Con l’intento, dunque, di offrire un supporto pratico e mirato per le PMI non quotate si propongono di seguito delle linee guida operative relative alla reportistica di sostenibilità, fornendo quindi una panoramica generale sulla divulgazione di pratiche ed impatti ESG.

  •  I principali aspetti chiave applicati alle PMI non quotate
  • Standard GRI e Standard ESRS
  • Approccio all’analisi di materialità

 

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Regolamentazione europea

Tra le misure che l'Europa sta attivando per contribuire alla creazione di un sistema economico-finanziario sempre più sostenibile, rientra la rendicontazione obbligatoria delle pratiche sostenibili e degli impatti delle organizzazioni sull’ambiente, sull’economia e sulla società. Il Reporting di Sostenibilità, introdotto per la prima volta per le organizzazioni economiche europee con la Direttiva UE 95/2014, ha rappresentato da subito il punto di partenza della transizione verde, puntando a rispondere a numerose sfide, prima tra tutte la gestione integrata di informazioni non finanziarie e la loro organizzazione in un framework chiaro e completo.

Con l’emergere della necessità di una normativa più ambiziosa e in grado di garantire una maggiore uniformità in termini di strumenti e linee guida per la rendicontazione di sostenibilità e una maggiore comparabilità delle informazioni divulgate dalle organizzazioni, l’UE è intervenuta nel 2022 con la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), con l’obiettivo della CSRD è infatti quello di creare un quadro normativo più robusto, standardizzato e armonizzato per la rendicontazione di informazioni non finanziarie, al fine di rispondere alle esigenze di informativa crescenti degli investitori, delle parti interessate e della società nel suo complesso.

Consigli utili: le Piccole e Media Imprese Non Quotate

Le Piccole e Medie Imprese, spesso considerate il cuore pulsante dell'economia, stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante nel panorama della sostenibilità. In un contesto globale in rapida evoluzione, queste imprese agili e dinamiche si trovano al centro di una trasformazione che unisce innovazione e sostenibilità. A differenza delle grandi aziende quotate o dei grandi gruppi in capo ai quali gli obblighi di rendicontazione sono già vigenti per legge, le PMI non quotate possono operare con maggiore flessibilità e una rapidità decisionale in grado di renderle pioniere nell'adozione di pratiche sostenibili. Sebbene il loro impatto possa sembrare minore su scala globale, la somma delle azioni di numerose Piccole e Medie Imprese può tradursi in un cambiamento significativo e tangibile, influenzando positivamente le comunità locali e contribuendo a una trasformazione sostenibile a livello più ampio.

Per questo motivo le PMI non quotate, pur non essendo direttamente soggette alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), saranno comunque in ampia maggioranza coinvolte indirettamente; questa eventualità si verifica quando le PMI forniscono servizi o beni a imprese soggette alla CSRD e, successivamente, alla futura introduzione della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDd[1]) che per ottemperare ai propri requisiti di trasparenza dovranno fornire dettagli circa la propria catena del valore, raccontando le caratteristiche dei propri fornitori e partner a cui quindi chiederanno dati e informazioni sulle performance ambientali, sociali e i presidi di governance.

In tale contesto, emerge quindi l’opportunità per le PMI di valutare la predisposizione volontaria di un Bilancio di Sostenibilità, con diverse modalità:

  • Da un lato, le PMI possono sin da ora fare affidamento all’approccio utilizzato dagli Standard GRI (Global Reporting Initiative), standard riconosciuto ormai a livello globale per la rendicontazione della Sostenibilità e di più immediata adozione. Questa scelta dipenderà dalle esigenze specifiche e dalle preferenze delle PMI non quotate nell'affrontare le tematiche di rendicontazione in generale, anche in vista di evoluzioni organizzative, quali la quotazione, o dimensionali;
  • In alternativ, si sottolinea la possibilità, più consapevole, di adottare gli Standard ESRS (European Sustainability Reporting Standard) per garantire uniformità e coerenza nella comunicazione delle informazioni sulla sostenibilità e porsi in linea con la normativa vigente rispetto alle PMI quotate. 

I principali aspetti chiave applicati alle PMI non quotate

Con l'intento di offrire un supporto pratico e mirato, si propone di seguito una linea guida che offre una panoramica generale sulla divulgazione di pratiche di sostenibilità, con riferimento ai due approcci che le Piccole e Medie imprese non quotate possono scegliere, rispettivamente secondo l’impostazione adottata dagli Standard GRI o dagli Standard ESRS.

La divulgazione delle pratiche di sostenibilità secondo i GRI Standard

Gli Standard GRI 2021 rappresentano un prezioso strumento a livello internazionale per strutturare la divulgazione di sostenibilità in modo completo e coerente, con un primo accento sulla Materialità e la determinazione dei temi materiali ma senza il livello di complessità degli Standard ESRS.

Per determinare i temi considerati rilevanti nel riflettere gli impatti economici, ambientali e sociali delle Organizzazioni, le PMI dovranno utilizzare una combinazione di fattori interni ed esterni, tra cui la mission e la strategia competitiva dell’organizzazione, le preoccupazioni espresse direttamente dagli stakeholder, le aspettative sociali in senso lato e l’influenza dell’organizzazione sulle entità “a monte” (ad esempio, i fornitori) e “a valle” (ad esempio, i clienti).

In questo processo, un coinvolgimento periodico degli stakeholder, annuale o biennale, migliora la loro recettività e l'utilità del Report. Se eseguito con regolarità, tale coinvolgimento fornisce momenti di apprendimento continuo sia all'interno dell'organizzazione che da parte di terzi, accrescendo la responsabilità nei confronti di vari portatori di interesse e rendendo più solidi i rapporti di business. Allo stesso tempo, la responsabilità rafforza la fiducia tra l'organizzazione e gli stakeholder, consolidando la credibilità del Report.

I lettori del documento devono poter raggiungere tutte le informazioni presenti nel rapporto da un unico punto di accesso, rappresentato solitamente da un GRI Content Index. In tali documenti è inoltre possibile ricorrere ad altre pubblicazioni come risorsa informativa, fornendo al lettore i mezzi che permettano di accedere direttamente alle informazioni fornite, come un link a una pagina specifica di un sito web o il numero di pagina della pubblicazione corrispondente. Non esiste una lunghezza minima per un rapporto redatto in conformità al GRI Framework, purché l'organizzazione abbia diligentemente seguito le Linee guida di reporting previste dai GRI 1 e 2, rendicontando con un mix di tabelle, paragrafi discorsivi e numeriche chiave.

La divulgazione delle pratiche di sostenibilità secondo Standard ESRS

Le Piccole e Medie Imprese non quotate che decidono di utilizzare gli Standard ESRS potranno seguire gli standard come una linea guida, senza doversi uniformare a tutte le previsioni di legge previste dalla CSRD. Imprescindibile resterà lo sviluppo di una analisi di doppia materialità, attraverso cui le aziende devono individuare quali tematiche, e quindi quali le informazioni sulla sostenibilità, siano rilevanti dal punto di vista finanziario o di impatto, tenendo in considerazione sia le persone che l’ambiente. La reportistica in sé, essendo volontaria, potrà essere slegata dalla Relazione sulla Gestione, ma rappresenterà uno strumento di dialogo con fornitori e clienti facilmente comprensibile e di impatto, rappresentativo di una consapevolezza ESG al passo con il panorama di mercato europeo. In conclusione, per le PMI non quotate impegnate nella divulgazione del Report di sostenibilità, emerge una flessibilità nella scelta del framework di rendicontazione. Tra gli standard più diffusi, gli Standard ESRS e il GRI Standard offrono linee guida approfondite. Tuttavia, la decisione finale spetta alle singole imprese, con l'obiettivo che rimane quello di garantire che il Report sia trasparente, accurato e rispondente alle esigenze dei portatori d’interesse nel rappresentare l’organizzazione e le sue peculiarità, sostenendo così la creazione di un dialogo aperto e tra l'impresa e coloro che ne sono interessati. Di seguito si propone una tabella riepilogativa che mette al confronto le due modalità appena enunciate.

 ESRSGRI
Anno di introduzione

 

Luglio 20232016, revisione nel 2021 e in vigore da gennaio 2023
Ambito di ApplicazioneEuropeoInternazionale
Perimetro di applicazione e complianceScoping che recepisce la CSRD: carattere obbligatorio per grandi aziende internazionali e quelle quotate nell’UE a partire dal 2024, PMI quotate soggette agli ESRS dovranno adeguarsi a requisiti legali più rigorosi. Vincolante per le PMI quotate nell’UE a partire

Carattere volontario. Adozione dello Standard possibile

  • “in conformità” secondo 9 Requisiti[1]
  • “con riferimento” meno vincolante e applicato ad un’organizzazione che non può osservare tutti i requisiti di rendicontazione previsti per poter essere in conformità agli Standard GRI.
PMI quotate che utilizzano gli Standard GRI possono agevolmente adottare gli ESRS

[1] Requisiti di rendicontazione GRI: https://globalreporting.org/pdf.ashx?id=15430

Target consigliatoPMI quotate
  • PMI quotate (opzione “in conformità”);
  • PMI non quotate (opzione “con riferimento”)
StrutturaGli ESRS sono composti da due standard trasversali e dieci standard tematici: ESRS 1: Requisiti generali; ESRS 2: Informazioni generali; ESRS E1: Cambiamento climatico; ESRS E2: Inquinamento; ESRS E3: Risorse idriche e marine; ESRS E4: Biodiversità ed ecosistemi; ESRS E5: Uso delle risorse e l’economia circolare; ESRS S1: Dipendenti; ESRS S2: Lavoratori della catena del valore; ESRS G1: Condotta aziendale.I GRI, per come aggiornati nel 2021, si dividono tra Standard universali GRI 1-2-3 (Principi di rendicontazione, Informativa generale, Temi materiali); Standard di settore (GRI 11-12…) specifici per 40 settori (es. petrolio e gas o agricoltura) in corso di implementazione, e Topic Standard (GRI 201-301-401…) da selezionare in modo specifico a seconda dei risultati dell’analisi di materialità e i temi materiali identificati.
Approccio all’analisi di materialitàDoppia materialità (prospettiva d’impatto inside-out - dell’organizzazione su economia, ambiente e persone compresi i diritti umani - e prospettiva d’impatto outside-in - impatti esterni sulla performance finanziaria Materialità di impatto (effetti delle attività aziendali sull’ambiente e sulla società, inclusi i diritti umani)
Pro
  • Opportunità di allineamento con interlocutori più grandi che rendicontano secondo ESRS per obbligo diretto della CSRD;
  • Approccio più ambizioso
  • Alla portata di operatori che devono fare esercizio di comunicazione;
  • Coerenza con un approccio progressivo al reporting;
  • Maggior comunicabilità del report.
Contro
  • Rendicontazione più complessa per una richiesta di informazioni impegnativa con maggiore grado di dettaglio.
  • Struttura suggerita più “analitica” e meno “sintetica, e quindi meno improntata alla comunicazione marketing.
  • Può apparire come meno ambizioso a controparti di business molto mature dal punto di vista ESG;
  • Rendicontazione meno granulare e completa nelle informazioni/dati che fornisce.

 

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