Auto elettriche e minerali rari: sarà “corsa agli ore”?
Dopo anni di aspettative disattese e vendite irrisorie, il mercato delle automobili elettriche sembra aver finalmente imboccato la strada giusta: nel 2016 si sono registrate 750mila nuove immatricolazioni (+50% rispetto al dato del 2015) e lo stock globale di veicoli, seppur ancora molto esiguo, ha superato quota 2 milioni. Secondo la International Energy Agency è lecito aspettarsi un boom di vendite nei prossimi anni, con lo stock di auto elettriche in circolazione da stimarsi tra i 9 e i 20 milioni entro il 2020 e tra i 40 e 70 milioni entro il 2030. A sostegno di tale crescita vi sono i notevoli progressi tecnologici nei sistemi di alimentazione, che hanno aumentato la resa delle batterie riducendone drasticamente i costi (-80% rispetto al 2010), come pure l’adozione di politiche pubbliche indirizzate all’abbattimento delle emissioni di CO2.
Oltre all’ovvio impatto sull’industria automotive, la diffusione di automobili elettriche avrà importanti ripercussioni sui principali mercati mondiali di quei metalli che costituiscono le materie prime per la costruzione delle batterie e per l’intero funzionamento del sistema di propulsione. Stiamo parlando di litio, rame, cobalto, grafite: ad esempio una Tesla Model S, icona della rivoluzione elettrica a quattro ruote, contiene circa 80 kg di rame – quattro volte la quantità presente in un’auto a combustione interna – 63 kg di carbonato di litio, 54 kg di grafite e 22,5 kg di cobalto. La risposta dei mercati all’incremento della domanda, attuale e prospettica, di tali minerali si è tradotta in un inevitabile aumento del prezzo di questi ultimi. Nei 12 mesi da Settembre 2016, il rame e la grafite hanno registrato un incremento del 35%, il litio del 56%, mentre lo scettro va al cobalto, il cui valore è più che raddoppiato (+121%).
Quali sono i paesi maggiormente interessati da tale trend? 1
La crescita dei prezzi può far sorridere quelle economie, perlopiù emergenti, che abbondando di tali risorse dovranno soddisfare la crescente domanda da parte dei paesi avanzati e che si trovano di fronte, perciò, ad importanti opportunità di sviluppo. Nel caso del litio, queste riguardano soprattutto tre paesi dell’America Latina: Cile, Argentina e Bolivia. Mentre i primi due figurano già tra i tre principali produttori mondiali insieme all’Australia, la pressoché nulla produzione boliviana stride con la vastità delle sue riserve di carbonato di litio, che sono le maggiori al mondo. Sempre in Sudamerica si concentrano le principali riserve mondiali di un altro prezioso minerale quale il rame: nell’ordine in Cile, Perù e Messico.
Delle quotazioni in crescita di cobalto e grafite potranno invece beneficiare alcuni paesi dell’Africa subsahariana. La Repubblica Democratica del Congo risulta ad oggi leader indiscussa nella produzione di cobalto (circa nove volte superiore a quella cinese), disponendo anche di quasi la metà delle riserve mondiali, mentre lo Zambia abbonda di risorse non ancora adeguatamente valorizzate. Altre economie dal potenziale largamente inespresso sono Madagascar, Mozambico e Tanzania, ricche di grafite ma con produzione pressoché nulla.
Oltre al beneficio diretto derivante dalla crescita dei prezzi dei suddetti minerali, l’inevitabile espansione del mercato degli autoveicoli elettrici renderà necessari ingenti investimenti – dalle attività di esplorazione fino alla realizzazione di adeguate infrastrutture – affinché i paesi esportatori siano in grado di fronteggiare la crescente domanda di metalli preziosi. Le imprese italiane che vorranno cogliere queste importanti opportunità dovranno dunque essere pronte ad operare, oltre che sui mercati emergenti già noti, anche in aree geografiche meno penetrate e caratterizzate da elevati profili di rischio.
1 I dati riportati in questo paragrafo sono contenuti in U.S. Geological Survey, 2017, “Mineral commodities summaries 2017”, https://doi.org/10.3133/70180197.