Che export tira? - Novembre 2018
A novembre l’export italiano di beni è aumentato dell’1% in termini tendenziali. Il risultato porta la media dei primi 11 mesi al 3,5% (in lieve calo rispetto al 3,8% dei primi 10). Se il ritmo di crescita fosse confermato dal dato di dicembre, le esportazioni italiane raggiungerebbero i 465 miliardi di euro nel 2018 (contro i 449 dell’anno precedente).
L’area Ue continua a mostrare la maggiore dinamicità (+4,4%), con Polonia (+7,4%) e Rep. Ceca (+7%) a fare da traino. Più moderata, ma positiva la crescita in Germania (+4,1%) e Francia (+4,4%). Nell’area extra-Ue (+2,4%) bene Africa Subsahariana e Nord America; male il Medio Oriente; in Asia, l’India compensa i lievi segni meno di Giappone e Cina; +1,5% in America Latina.
Nel trimestre settembre-novembre l’export italiano ha registrato una lieve flessione (-0,5%) rispetto ai tre mesi precedenti. A novembre il calo è stato dello 0,4% rispetto a ottobre.
L’export verso gli Stati Uniti (+6,2%) aumenta ben oltre la media nazionale grazie al traino dei settori legno, mobili e chimica-farmaceutica. Questo ultimo settore traina anche le vendite italiane nei Paesi Bassi (+12,1%), dove tuttavia le statistiche catturano anche le merci che transitano per il porto di Rotterdam. La questione Brexit ha avuto un impatto sulla crescita del Pil del Regno Unito (1,4% nel 2018, la più bassa dal 2012) e di conseguenza anche sulla sua domanda di beni. Ciò in parte spiega la modesta performance delle vendite di beni Made in Italy verso Londra (0,8%).
Le vendite all’estero del raggruppamento dei beni intermedi registrano l’incremento più significativo (+4,7%). L’export dei beni di consumo invece si assesta al +3,5%, grazie principalmente al contributo dei non durevoli (+4%); i durevoli avanzano invece dell’ 1,2%. Più moderata invece la crescita dei beni strumentali: +1,8%. Le vendite nel settore della metallurgia (+5,7%) sono principalmente trainate dai mercati dell’Unione europea (in primis Austria, Germania e Repubblica Ceca).
È invece l’area extra-Ue a sorreggere l’export di tessile e abbigliamento, con incrementi di circa il 20% in Cina e del 10% in India. Romania, Polonia e Paesi Asean hanno garantito la maggior crescita agli esportatori di alimentari e bevande. Raffinati (+12%), farmaceutica (+8%), elettronica (+7,2%) e mezzi di trasporto - autoveicoli esclusi (+6,3%) sono infine i settori «top performer».