Che export tira? Dicembre 2020
1. Il mese di riferimento
La congiuntura. Nonostante si sia registrato un calo rispetto al mese precedente (-3,8% dic. 20 vs. nov. 20), il dato trimestrale mostra un andamento positivo (+3,3% nell’ultimo trimestre rispetto a lug-set).
Il trend. A dicembre si è osservata una crescita delle esportazioni in termini tendenziali (+3,3% rispetto a dicembre 2019), con un rialzo dei volumi e una sostanziale stabilità dei valori medi unitari.
Contesto globale. Rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, la domanda è cresciuta soprattutto nei mercati extra-Ue (+4,1%) in particolare in Cina, Africa settentrionale e Mercosur. In Ue crescono soprattutto la domanda polacca, ceca e tedesca.
2. Come è andata nel 2020
Il 2020 si chiude con le esportazioni in calo del 9,7% rispetto al 2019, il dato peggiore dalla crisi del 2009 ma comunque superiore alle attese (-11,3% la «ottimistica» previsione di SACE). Particolarmente colpiti dallo shock pandemico tessile e abbigliamento (-19,5% rispetto al 2019), meccanica strumentale (-12,6%) e legno e carta (-11,7%).
2.1. Dentro e fuori l’Unione Europea
In alcuni Paesi comunitari la contrazione è stata inferiore alla media. Nell’Ue, si segnalano le performance di Polonia (-4,1% 2020 vs 2019), Germania (-4,8%) e Paesi Bassi (-6,2%), con l’eccezione positiva del Belgio (+4,3%).
Tra i mercati extra-Ue si segnalano, invece, Cina (-0,6%), Svizzera (-2,9%), e Stati Uniti (-6,7%). Particolarmente negative le esportazioni dirette verso Africa Settentrionale (-15,1%), Paesi Opec (-15,8%), Paesi Asean (-16,1%), e India (-23,9%).
2.2. Focus Paesi
Nel 2020 si osserva una flessione superiore alla media del settore tessile in Svizzera, Stati Uniti e Spagna (rispettivamente -20,8%, -27,4% e -25,8% rispetto al 2019); le performance dei prodotti agricoli sono positive in Svizzera (+15%) e leggermente negative in Spagna (-1,1%), mentre si rileva un forte calo verso gli Stati Uniti (-12,8%). È in crescita verso tutti e tre i Paesi la domanda di articoli farmaceutici (US +1%, Svizzera +2,1%, Spagna +4,5%). Nonostante la crisi del settore, le vendite di autoveicoli verso Berna e Washington sono meno negative della media (rispettivamente -4,4% e -3,5%).
2.3. Focus industrie e settori
Tutti i raggruppamenti principali di industrie chiudono il 2020 in territorio negativo. La flessione risulta relativamente più contenuta per i beni intermedi (-7,5% rispetto al 2019), che si sono mostrati resilienti dopo i mesi di lockdown. Dinamica analoga per i beni di consumo (-7,5%), trainati dai beni non durevoli (-6,5%) il cui andamento è stato influenzato positivamente dalla performance di alimentari e bevande e dei prodotti farmaceutici. In dicembre i beni di consumo durevoli mostrano un inizio di ripresa (+6,7% dic.20 vs. dic.19), pur rimanendo in forte contrazione nella media dell’intero anno (-12%).
Più marcato, invece, il calo per i beni strumentali (-11,6%), che hanno sofferto delle scelte di imprese e famiglie in questo anno particolarmente incerto.
Chiudono il 2020 con una flessione moderata i prodotti chimici (-5%) e quelli in gomma e plastica (-7,7%), a conferma della ripresa globale in atto, data la loro natura di anticipatori del ciclo economico. Per i primi, l’export è stato positivo verso Cina (+22,5%) e Belgio (+8,9%). I secondi registrano una buona performance in Cina (+12,6%) e Stati Uniti (-5,7%).
Il calo per gli autoveicoli è stato marcato, specie per i Paesi Ue (-13,7%). Malgrado le cadute a doppia cifra verso alcuni importanti mercati quali Spagna (-31,2%), Regno Unito (-22%) e Francia (-12,5%), non mancano eccezioni positive tra cui Germania (+1,9%) – primo mercato per questi beni con vendite pari a quasi 7 mld di euro – e Belgio (+5%).
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