Export di servizi: buona dinamica, molte opportunità da cogliere
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L’economia globale, europea e italiana ha dimostrato una notevole capacità di resilienza di fronte alle due gravi crisi della pandemia e della crisi energetica. Dopo il sostenuto rimbalzo del Pil avvenuto nel 2021 e 2022, le economie avanzate sono tuttavia tornate nel 2023 su sentieri di crescita moderata. Allo stesso tempo, l’Asia si è confermata come motore principale della crescita mondiale.
Lo scorso anno le economie europee hanno affrontato l’inflazione esplosa nel 2022 a causa della crisi energetica e allo stesso tempo proseguito il percorso verso gli obiettivi Net Zero. Il processo di aggiustamento della macchina industriale definito nel Green Deal, si è rivelato, anche per altri fattori di natura strutturale, tuttavia complesso, particolarmente in Germania, con perdita di produzione industriale e di occupazione. Nel corso del 2023, l’inflazione tendenziale è calata progressivamente nell’Eurozona chiudendo l’anno al 2,9% (rispetto al 9,2% del dicembre 2022). L’Italia ha riportato uno dei valori di inflazione più contenuti (0,6%) accompagnato anche da una crescita tra le più sostenute tra i peer europei, spinta da politiche fiscali espansive.
A seguito della Crisi Finanziaria Globale, mentre la crescita del commercio mondiale di beni in volume si è quasi dimezzata (dall’8,1% annuo del 2000-07 al +4,4% del 2010-19), quella di servizi è più che raddoppiata (dal +2,8% al +7,1% annuo, rispettivamente). Queste due opposte dinamiche confermano un ruolo sempre più cruciale del Terziario per la crescita economica, non solo in quanto turismo e input intermedio per la manifattura, ma sempre più come componente della domanda finale prodotta attraverso le proprie complesse catene globali del valore (CGV): la Banca Mondiale ha stimato, infatti, che circa due terzi del commercio di servizi riguarda segmenti intermedi integrati nelle CGV del Terziario stesso.
Le esportazioni globali di servizi forniti digitalmente (es. servizi finanziari, informatici, amministrativi e professionali) sono cresciute a un ritmo del 7,5% medio annuo dal 2005 al 2019; la buona dinamica è proseguita anche durante le due crisi, portando la crescita complessiva in valore tra 2019 e 2022 al 37% e arrivando nel 2022 a una quota sul commercio di servizi globali pari al 54% erodendo la quota delle esportazioni sia di beni sia di altri servizi. Inoltre, negli ultimi vent’anni, i costi del commercio dei servizi digitali si sono ridotti fortemente (-14%, in misura molto superiore a quanto registrato dagli altri comparti del Terziario).
Il potenziale del commercio digitale delle piattaforme online apre nuovi spazi per una maggiore partecipazione sia dei Paesi meno sviluppati ma con una forza lavoro qualificata (es. India e Filippine), sia delle PMI. Inoltre, può contribuire a rendere le CGV più resilienti a shock avversi, come è avvenuto recentemente con la crisi pandemica. L’Europa rappresenta il principale fornitore, ma l’Asia sta mostrando recentemente la maggiore dinamicità rispetto agli altri Paesi.
Per l’Italia, l'export di servizi ha risentito in misura significativa e prolungata delle restrizioni alla mobilità legate all’emergenza pandemica e solo nel 2022 si è superato il livello pre-Covid. La buona dinamica è proseguita a un ritmo vivace nel 2023 con una crescita stimata dell’11,2% a €135 miliardi e attesa per il 2024 a un ulteriore incremento del 4,6% - un tasso più sostenuto rispetto al pre-pandemia grazie al maggior ruolo che stanno assumendo i servizi nel commercio con l’estero, anche nei Paesi emergenti.
La notevole performance ottenuta nel 2022-23 dall’export italiano di servizi, migliore anche di quella dei peer europei – a fronte comunque di un valore inferiore – ha origine principalmente in due fattori: a) una maggiore contrazione nel 2020 seguita da una ripresa più lenta; b) la diversa composizione settoriale, più incentrata sul turismo (tornato a essere il settore di punta dell’export di Terziario e che ha pressoché raddoppiato il suo valore a €42 miliardi, poco inferiore a quello del 2019) e meno su altri servizi alle imprese e trasporti.
Germania, Francia e Stati Uniti sono i primi tre fruitori dell’export italiano di servizi (così come di quello di beni), ognuno con valori superiori ai €10 miliardi, seguiti da Svizzera e Regno Unito. Se da un lato si è riscontrato un recupero di valori di export su quasi tutte le destinazioni, dall’altro si nota una tendenza alla regionalizzazione rispetto ai valori pre-pandemia, con un maggior peso delle destinazioni UE rispetto a quelle extra-UE.
Nonostante la buona dinamica degli ultimi anni, le esportazioni italiane di servizi restano ancora storicamente più basse rispetto ai peer europei, sia in livello assoluto sia in rapporto al Pil o al totale delle esportazioni. La bassa produttività media dei servizi italiani di mercato ne è uno dei principali motivi. La Finanza ha riportato nel ventennio precedente la pandemia una dinamica della produttività del lavoro superiore (seppur di poco) di quella ottenuta dai suoi peer, mentre il settore del commercio è stato caratterizzato da una dinamica della produttività del lavoro in linea con i nostri peer, forse non a caso settori italiani con un aumento delle dimensioni medie di impresa e di aumento di concorrenza negli ultimi due decenni.
Per accrescere la produttività dei servizi italiani vi sono diverse leve su cui poter agire tra cui la riduzione degli oneri burocratici, l’adeguamento agli standard normativi internazionali, una maggiore managerialità nell’elevato numero di imprese a conduzione familiare, una maggiore crescita degli investimenti tecnologici inclusi quelli in IA, una maggiore apertura alla concorrenza in molti comparti all’interno dei vari settori.
Le imprese italiane potranno beneficiare di numerosi aspetti positivi che l’IA offre loro, in particolare andando a implementarne l’utilizzo. Un fattore fondamentale per cogliere queste opportunità sarà l’aumento delle competenze in digitalizzazione sia di base che avanzata, con la potenzialità di offrire nuovi prodotti digitali, di cui l’IA è elemento sempre più determinante. A oggi, il numero di imprese che utilizza almeno una tecnologia IA nei comparti dei servizi (e anche nella manifattura) è ancora contenuto, in particolare nel comparto di informazione e comunicazione.
La capacità di formare e accrescere il capitale umano degli addetti del Terziario rimane una sfida aperta e un’opportunità da cogliere per il futuro del settore stesso. In tale ottica è quindi fondamentale puntare anche sulla formazione sia continua che specifica sul posto di lavoro, che risulta inferiore in Italia rispetto ai peer europei. Le imprese italiane potranno contare su diversi strumenti e servizi formativi a loro disposizione, tra cui la SACE Academy e il CFMT - Centro di Formazione Management del Terziario - di Manageritalia.
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