Export Unchained - Rapporto Export 2017
Con Export Unchained, il Rapporto Export 2017, anche quest’anno SACE offre a tutte le imprese una visione dei trend economici mondiali e gli strumenti adatti per intercettarli.
Mentre nel 2016 abbiamo parlato di strumenti, di una cassetta degli attrezzi per le imprese, ossia del “come” internazionalizzarsi. Oggi, senza insistere troppo sul mantra dell’incertezza, che rimane comunque il tema principale con cui confrontarsi,
ci concentriamo sul “dove”: 15 geografie di opportunità dove le imprese italiane possono e devono fare meglio.
Con il Rapporto Export 2017, offriamo alle imprese italiane una bussola per la conoscenza dei mercati internazionali, suggerendo una chiara strategia sulle destinazioni da privilegiare per liberare tutto il potenziale dell'export italiano.
Dal “come” al “dove”: 15 Paesi per far volare il Made in Italy
In un mondo che cresce meno, ma non è “piatto”, diventa necessario acquisire maggiore competitività e quote di mercato su alcune geografie prioritarie, attraverso una strategia selettiva, costante e continuativa.
Questi mercati, che hanno generato 85 miliardi di euro di export italiano nel 2016 (oltre il 20% del totale), varranno più di 100 miliardi nel 2020 e rappresentano il principale aggregato economico per le esportazioni italiane dopo i Paesi europei ad alto reddito.
Impossibile? Niente affatto! Sono Paesi in cui le importazioni dal mondo cresceranno in media del 5,7% l’anno tra il 2017 e il 2020 e dove la quota di mercato italiana presenta significativi margini di crescita. Sta al Sistema Italia indirizzare export e investimenti, liberando tutto il proprio potenziale e concentrandosi su quanto sa fare meglio.
In una fase storica di potenziale riduzione dell’integrazione dei mercati, Arabia Saudita, Brasile, Cina, Emirati Arabi, India, Indonesia, Kenya,Messico, Perù, Qatar, Repubblica Ceca, Russia, Stati Uniti, Sudafrica e Vietnam rappresentano destinazioni imprescindibili e un bacino di riferimento a cui attingere con tutte le risorse a disposizione.
L’export italiano cambia marcia: rimbalzo in vista
Anche grazie a queste geografie, che rappresentano un quarto della variazione delle vendite all’estero tra il 2017 e il 2020, l’export italiano tra tre anni sfiorerà i 490 miliardi.
Una decisa accelerazione (+4% annuo) rispetto alla crescita deludente del 2016: +1,2%. Anche nel mondo non sono mancati gli imprevisti: Pil e commercio sono cresciuti meno del passato, alcune importanti votazioni — come Brexit e l'affermazione di Donald Trump — hanno avuto esiti inattesi, la politica monetaria statunitense è stata più cauta delle previsioni e diverse economie emergenti hanno registrato criticità significative.
I primi dati 2017 mostrano una ripresa dell’export italiano e del commercio internazionale in genere (+3,5% in termini di volume) e spingono a un maggiore ottimismo: la nostra previsione si attesta su una crescita dell’export italiano di beni a fine anno del 3,8% (in valore). Inoltre, l’export di servizi, la componente più dinamica del commercio internazionale negli ultimi anni, crescerà in media del 4,3% l’anno tra il 2017 e il 2020, con le esportazioni di beni che vedranno un incremento del 4% medio annuo.
Tra le aree geografiche più dinamiche si segnalano i tradizionali partner europei e nordamericani, oltre alle economie asiatiche e dell’Europa emergente. In Nord America è attesa la performance migliore nel 2017 (+4,9%). Nell’area asiatica, le opportunità per le nostre imprese sono ampie e diffuse. Le criticità di diverse economie dell’Africa Subsahariana, invece, non consentiranno di andare oltre una stabilizzazione delle vendite nell’area nell'anno in corso, con le eccezioni positive di Ghana, Kenya e Senegal. L’America Latina sperimenterà infine nel prossimo biennio una lenta ripresa, dopo aver registrato una contrazione dell’attività economica nel 2016.
Tra i settori, l’export di beni intermedi crescerà del 5,2% nel 2017, seguito dai prodotti agricoli e alimentari (4,8%) e dai beni di investimento (3,8%). Complessivamente, nel quadriennio 2017-2020 i beni intermedi e di investimento genereranno circa 50 miliardi di euro di export aggiuntivo, pari a oltre i due terzi dell’incremento complessivo.