Focus On - Coppa d'Africa: l'Italia può giocarsi la sua partita?
L’8 febbraio si è conclusa la trentesima edizione della Coppa d’Africa, torneo di calcio continentale che ha visto sedici squadre africane contendersi la vittoria finale. Ma al di là dell’evento sportivo, il mondo guarda da tempo alle opportunità di business che l’intera Africa sub-Sahariana è in grado di offrire.
Come sta giocando l’Italia la sua “Coppa d’Africa” rispetto alle altre nazioni? Se si escludono i Paesi dell’Africa mediterranea, dove le relazioni commerciali sono storicamente consolidate (l’Italia è il secondo Paese fornitore in Tunisia e il terzo in Algeria), la proiezione delle nostre imprese oltre la fascia Sahariana è ancora molto modesta.
Sotto il profilo dell’export, nelle prime dieci economie del sub-continente africano i principali Paesi (europei e non) vantano posizioni migliori della nostra, e lo scarto a sfavore dell’Italia rimane ampio.
Puntare al “podio” dei Paesi fornitori in tutte queste dieci geografie appare un obiettivo al di sopra delle
nostre forze; l’Italia dovrebbe infatti passare dai € 4,2 miliardi di export attuale a un valore di circa € 21,2
miliardi nel 2018. Se tuttavia concentrassimo lo sforzo sulle quattro economie in cui il nostro Paese figura
già tra i primi dieci fornitori (Etiopia, Camerun, Ghana e Sudafrica), il risultato potrebbe essere alla nostra
portata.
Anche società di piccole e medie dimensioni, o con una limitata esperienza in Africa sub-Sahariana, possono affrontare con efficacia questi mercati. A patto di gestire i rischi operativi connessi a una presenza continuativa su queste geografie, con il supporto di un partner qualificato.
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