Focus On 04 febbraio 2017

Focus On - Mappa dei rischi 2017: più incertezza nell’era dell’ “ognun per sé”

È iniziata la fase di “disamoramento” per la globalizzazione e la discontinuità rispetto al modello passato si farà sentire in tempi ravvicinati. Le misure protezionistiche sono in forte aumento e gli scambi internazionali crescono sensibilmente meno rispetto al periodo pre-crisi.

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Executive summary

È iniziata la fase di “disamoramento” per la globalizzazione e la discontinuità rispetto al modello passato si farà sentire in tempi ravvicinati. Le misure protezionistiche sono in forte aumento e gli scambi internazionali crescono sensibilmente meno rispetto al periodo pre-crisi.

 

I due core risk del 2016 si confermano essere le principali criticità anche nel 2017: il debito (pubblico e privato, che ha raggiunto il 225% del Pil globale) e la variabile geopolitica. Tra le componenti relative al debito, i principali fattori di preoccupazione risiedono nel rischio bancario (indicatore SACE in crescita di 2 punti a livello mondiale) e nel rischio di trasferimento valutario.

 

Paesi avanzati ed emergenti: media dei rischi di credito SACE

 

Tra i Paesi maggiormente colpiti dall’aumento della rischiosità bancaria troviamo economie importanti come Brasile e Messico in Sudamerica, India, Turchia, Mozambico, Nigeria e Angola in Africa. Tra le geografie in cui è aumentato sensibilmente il rischio di trasferimento valutario, rientrano ancora Mozambico e Angola, a cui si aggiungono Cuba, Egitto e Oman. In controtendenza Iran e Argentina.

 

L’aumento delle misure protezionistiche non è storia degli ultimi mesi, ma l’anno appena trascorso ha segnato il picco. Le barriere elevate dal 2008 ai primi mesi del 2016 sono oltre 3.500.

 

Primi Paesi per misure protezionistiche adottate*

Non ci sono ricette giuste, ma la conoscenza a fondo dei pericoli da temere per superare le paure e continuare a crescere è fondamentale. È importante incrementare l’awareness delle imprese che operano sui mercati internazionali, oggi ancora più che nel passato.

 

Le aree di integrazione regionale, in particolare tra l’Ue e i Paesi andini (come Colombia, Perù, Cile), dell’area Subsahariana e dell’Asia (come la Corea del Sud) possono diventare ecosistemi da esplorare. Questi Paesi sono stati destinatari, nel 2015, di oltre EUR 27 mld di esportazioni italiane.

 

 

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