Focus On
07 settembre 2024
Focus ON | Obiettivo SPARKLING: PMI e filiere italiane a prova di futuro
Lo studio, presentato al 50esimo Forum di Cernobbio, traccia i trend di evoluzione e di investimento per le PMI italiane e non solo, evidenziando il ruolo centrale delle filiere per lo sviluppo e la competitività del tessuto imprenditoriale nazionale.
Lo Studio approfondisce il ruolo strategico delle PMI e delle filiere analizzando le trasformazioni che spingeranno la competitività del Made in Italy nel mondo: innovazione 4.0, sostenibilità ed export.
- Le oltre 200 mila piccole e medie imprese (PMI) italiane producono un giro di affari di oltre 1.400 miliardi di euro, generano quasi il 40% del Valore Aggiunto nazionale e impiegano 5,6 milioni di persone, pari a un terzo di tutti gli occupati.
- Sono le medie imprese quelle che garantiscono all’Italia un primato nei confronti di Francia, Germania e Spagna mostrando un livello di produttività del lavoro superiore e anche le grandi imprese presentano una produttività pari o superiore ai citati peer europei.
- I distretti industriali sono un tratto distintivo del sistema produttivo italiano: la specializzazione favorisce una maggiore produttività del lavoro, una performance positiva del fatturato e lo sviluppo di economie di scala. I 160 distretti industriali italiani nel 2023 hanno esportato circa 150 miliardi di euro (25% dell’export manifatturiero nazionale) e vedono una significativa presenza di piccole e micro imprese che gravitano intorno a un nucleo di aziende di maggiori dimensioni.
- I distretti italiani si focalizzano su specifici ambiti produttivi: agro-alimentare, sistema moda, metalmeccanica, sistema casa, beni intermedi e mezzi di trasporto; all’interno di questi si possono individuare più di 2.200 imprese
“champion” (corrispondenti al 13% del totale), ossia leader e punti di riferimento all’interno di un determinato distretto produttivo. - L’emergere nel tempo della necessità di trovare una risposta a un mercato sempre più globale e competitivo ha portato a un ampliamento dei rapporti di fornitura, soprattutto a livello internazionale. Dal modello “distretto” si è passati a filiere produttive strutturate e integrate lungo l’intera catena del valore. In quest’ottica SACE mette a disposizione il proprio Network sul territorio domestico e alcuni strumenti, come il “Reverse Factoring” – pensato anche in chiave ESG – che consente a medie e grandi imprese di offrire ai propri fornitori l’accesso ai servizi di factoring per l’anticipo dei crediti.
- Tre sono le filiere a maggiore “rilevanza economica”: agro-alimentare, edilizia e mezzi di trasporto su gomma, che rappresentano circa il 32% del Valore Aggiunto. A queste si aggiungono anche macchine industriali, abbigliamento, energia, sanità, farmaceutica e cure per un totale di 8 filiere a “elevata rilevanza sistemica”, che contribuiscono complessivamente al 56% del Valore Aggiunto (oltre che al 52% dell’occupazione e al 67% dell’export).
- Edilizia intelligente (smart building), evoluzione in chiave 5.0 dell’agro-alimentare (agritech) e fonti energetiche rinnovabili e alternative (come eolico offshore e idrogeno) sono solo alcuni esempi dell’evoluzione in atto verso le
“filiere del futuro”. Grazie al loro alto contenuto innovativo e al legame diretto con gli obiettivi di sostenibilità energetico-ambientale possono offrire vantaggiose opportunità di crescita alle PMI italiane, anche come sbocco sui
mercati internazionali, dove peraltro proprio l’export italiano di beni ambientali è atteso crescere del triplo rispetto alle vendite complessive. Le prospettive attese per queste tre filiere sono di una crescita in termini occupazionali di quasi 800mila posti di lavoro. - Le imprese italiane per rafforzare la propria crescita, diventando loro stesse l’onda del cambiamento e garantendo al contempo una transizione sostenibile devono adottare l’approccio #SPARKLING: Smart, Proactive, Agile, Revolutionary, Kinetic, Leader, Innovative, New, Green.
- 121mila sono le imprese italiane esportatrici (2,6% sul totale delle imprese), di cui circa la metà PMI che generano quasi il 50% del totale dell’export italiano. La propensione all’esportazione è direttamente legata alla dimensione
di impresa: solo il 18% delle piccole imprese esporta più della metà del proprio fatturato, a fronte di quasi il 33% per le medie e quasi il 40% per le grandi. Maggiori percentuali di fatturato all’export contribuiscono a una più elevata redditività delle imprese. - Due sono le principali leve strategiche per aumentare la propensione all’export: (i) trasformazione tecnologica, anche in chiave sostenibile; e (ii) approccio multi-filiera.
- Per guidare la trasformazione tecnologica è essenziale intervenire sia in termini di innovazione di prodotto 4.0 sia nella formazione del capitale umano, investendo nel rafforzamento della capacità e nell’acquisizione di nuove competenze digitali e manageriali (il 37% delle piccole imprese investe in innovazione 4.0 e formazione, mentre la quota raddoppia per quelle medio-grandi), che in particolare accrescono del 15% la probabilità di un’impresa di iniziare a esportare.
- Il tasso di crescita delle esportazioni delle PMI italiane potrà raggiungere quest’anno l’1,5% circa, il 3,5% il prossimo, toccando i 260 miliardi esportati alla fine del 2025. A fare da traino all’aggregato sono le medie imprese.
- Medio Oriente e India rappresentano le principali aree di opportunità per le PMI italiane, mentre le grandi imprese si orienteranno anche verso l’Asia Orientale, tutti mercati in rapida crescita economica. L’andamento delle vendite
verso l’Europa e prenderà più vigore nel 2025. - Trasformare mercati di nicchia in opportunità per piccole e medie imprese è l’indirizzo strategico che SACE ha deciso di intraprendere, affiancando alla tradizionale operatività export credit lo strumento sempre più consolidato della Push Strategy, che ha coinvolto finora mercati ad elevato potenziale ma ancora marginali per i flussi di export, come alcuni Paesi africani dove faranno da traino le iniziative legate al Piano Mattei.
- Per poter fare un salto di crescita e competitività diventa fondamentale il passaggio all’approccio multi-filiera in quanto oggi solo 1 impresa su 5 appartiene a più filiere produttive. La partecipazione a più filiere garantisce, infatti, svariati benefici: la condivisione di risorse, competenze e innovazione, il controllo delle diverse fasi del processo produttivo, una migliore efficienza e qualità, una riduzione dei rischi di concentrazione, una maggiore capacità di espansione della propria attività su scala internazionale e l’adozione di pratiche sostenibili e responsabili lungo l’intera catena del valore. In tutti questi aspetti, le imprese italiane potranno contare sul supporto di SACE tramite i suoi strumenti, i suoi uffici su tutto il territorio nazionale e le sue persone.
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