Focus On 08 agosto 2012

Focus On: Tunisia

La strada della rivoluzione, tra sfide istituzionali ed economiche

La strada della rivoluzione, tra sfide istituzionali ed economiche

 

Nonostante la sostanziale stabilità politica, affiorano contrasti tra partiti secolaristi e islamici moderati, in particolare in merito ai limitati progressi del governo provvisorio nell’affrontare i temi economici e sociali; tali contrasti hanno portato anche alle dimissioni di importanti esponenti dell’esecutivo. Inoltre l’emergere del movimento fondamentalista salafita ha innescato incidenti e scontri, talvolta violenti. Infine, il rallentamento economico continua ad alimentare tensioni e proteste da parte di differenti categorie di lavoratori.
 

La performance dell’economia è stata fortemente colpita dagli eventi della primavera araba. Nel 2011 la crescita è stata negativa (PIL -1,8%), i deficit fiscali e di parte corrente si sono ampliati; le entrate derivanti dal turismo sono diminuite del 30% e gli investimenti esteri di circa il 25% rispetto al 2010. Particolarmente significativa è risultata la flessione della produzione nel settore estrattivo (-57%) a causa delle proteste dei lavoratori. Nel 2012, secondo le recenti previsioni del FMI, la crescita sarà positiva ma ancora debole (PIL 2,7% nel 2012 e 3,5% nel 2013).
 

Il sistema bancario resta fragile e continua a essere caratterizzato da livelli di capitalizzazione bassi, tali da spingere le autorità a considerare iniezioni di capitali entro l’anno. Si attende un ulteriore deterioramento della qualità dell’attivo, in particolare per gli istituti pubblici, a causa del rallentamento economico (NPL:13,3% del totale dei prestiti a fine 2011). La recente rimozione del governatore della Banca Centrale, a causa di disaccordi sulla politica economica del governo, ha sollevato dubbi sulla futura indipendenza della Banca e sui possibili ritardi nelle necessarie riforme del settore (ad es. la ristrutturazione degli istituti pubblici e il rafforzamento della supervisione bancaria).
 

Vi sono tuttavia segnali positivi: nel primo semestre le statistiche indicano una crescita del PIL (+3,5%), delle entrate legate al turismo (+36% y/y) e degli investimenti esteri (+45% y/y). Le riserve internazionali, in diminuzione nel 2011, si sono stabilizzate negli ultimi mesi, assicurando una copertura di circa 113 giorni di importazioni (USD 6,5 miliardi).
 

Le previsioni di graduale ripresa sono condizionate dal consolidamento delle istituzioni locali e dalla stabilità sociale. Tuttavia le incognite legate alla debolezza dell’UE (cui il paese è strettamente legato in termini di rimesse, scambi commerciali, turismo, investimenti) e alla stabilizzazione della Libia (secondo partner economico dopo l’UE) potrebbero influenzare significativamente il rilancio dell’economia tunisina e influire sulla percezione al rischio degli investitori.

 

Eppur (il business) si muove...

 

Criticità nel breve periodo a causa del fragile contesto politico ma outlook positivo nel medio termine: il consolidamento istituzionale e un governo eletto potranno favorire l’adozione e l’implementazione di riforme e investimenti pubblici, oggi ritardati anche dal carattere provvisorio delle autorità tunisine.

 

Le banche di sviluppo e regionali hanno rinnovato il loro impegno nel paese e contribuiranno al finanziamento di progetti infrastrutturali, come nel settore dei trasporti (ad es. sviluppo della rete urbana ed extra-urbana) e dell’energia (ad es. potenziamento della rete di distribuzione del gas e dell’elettricità). Le istituzioni finanziarie internazionali partecipano inoltre allo sviluppo delle PMI locali attraverso linee di credito destinate a nuovi investimenti o all'espansione/ammodernamento di progetti esistenti nel manifatturiero e nei servizi. Anche la Cooperazione Italiana ha rilanciato l’accordo per una seconda linea di credito da EUR 73 milioni, a disposizione delle PMI tunisine per l’acquisto di attrezzature e relativi servizi di origine italiana.
 

Prospettive favorevoli grazie ad una maggiore trasparenza e possibilità di accesso a nuovi mercati, precedentemente riservati alla famiglia dell’ex presidente, con un impatto positivo sul business climate. Il governo ha annunciato la vendita di asset appartenenti all’ex regime e già nel 2012 dovrebbero essere lanciati i bandi per la vendita delle quote pubbliche di 6 società tunisine, e in particolare il 25% di Tunisiana (telecom), il 13% di Banque de Tunis (finanziario) e il 37% di Cartage Cement (costruzioni).
 

Prosegue il miglioramento del livello sicurezza e del contesto operativo. Nonostante l’estensione di un mese dello stato di emergenza, in vigore da inizio 2011, le autorità hanno evidenziato il marcato miglioramento delle condizioni di sicurezza. Inoltre, nella prima metà dl 2012, il numero di scioperi e delle imprese interessate dalle rivendicazioni sindacali è diminuito rispettivamente del 22% e del 19% in confronto allo stesso periodo dell'anno precedente. 
 

Il ritorno degli investitori? Nel primo semestre 2012 gli investimenti diretti esteri nel paese sono aumentati del 45% rispetto allo stesso periodo del 2011 e dell’8,3% rispetto al 2010; i flussi in entrata evidenziano una performance particolarmente positiva per i servizi (+ 20% rispetto al 2010) e turismo e real estate (+30,5%). Nei primi sei mesi del 2012 si sono registrate 71 nuove imprese a partecipazione straniera (di cui 41 operanti nel settore manifatturiero) e 120 società gia costituite hanno invece investito nel potenziamento delle loro attività in loco. Con il proposito di continuare ad attrarre gli investimenti stranieri, dall’inizio dell’anno le autorità hanno presentato 15 nuove aree industriali, oltre le 100 esistenti. 
 

Gli scambi commerciali con l’Italia sono in ripresa: nel primo quadrimestre del 2012 le esportazioni italiane in Tunisia sono aumentate rispetto allo stesso periodo del 2011 (+10%), anche se ancora leggermente inferiori alle vendite registrate nel 2010 (-1%). A livello settoriale la performance del comparto tessile e abbigliamento ha sofferto maggiormente delle turbolenze (-7% rispetto al 2010), mentre l’export italiano di meccanica strutturale è aumentato significativamente (+41%).
 

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