Negli ultimi decenni il crocieristico è stato tra i settori oggetto di maggiore espansione. La domanda di crociere è quindi aumentata a un’intensità tale da non risentire del ciclo economico. Saprà risollevarsi anche dalla crisi Covid-19?
Negli ultimi decenni
il crocieristico è stato tra i settori oggetto di maggiore espansione. Il
comparto ha vissuto un’espansione quasi senza eccezioni, nel tempo, che ha portato il numero di passeggeri annui delle navi da crociera da 2 a 30 milioni tra la fine degli anni ’80 e il 2019.
La domanda di crociere è quindi aumentata a un’intensità tale da non risentire del ciclo economico, mantenendo un
andamento positivo durante tutte le crisi degli scorsi decenni. Fino a pochi mesi fa, gli analisti si chiedevano fino a che punto il settore avrebbe potuto registrare uno sviluppo così marcato. I tassi di penetrazione nei paesi in via di sviluppo, specialmente a Oriente, sembravano far sperare in una crescita duratura, nonostante la pressoché raggiunta saturazione dei mercati occidentali. Saprà risollevarsi anche dalla crisi Covid-19?
Una delle peculiarità di questo settore è che richiede grande lungimiranza e investimenti di lungo periodo in un contesto però in rapida evoluzione. La costruzione di una nave da crociera ha, infatti, un costo considerevole ed è anche soggetta a stringenti vincoli di capacità produttiva che non consentono al settore di essere flessibile e rispondere prontamente alle fluttuazioni della domanda. A oggi, le imprese crocieristiche, hanno investito circa $67,7 miliardi nella costruzione di navi che non sono ancora state consegnate. L’arrivo del Covid-19 ha tuttavia cambiato le prospettive, soprattutto in questo comparto. È infatti ancor più difficile per una crociera, rispetto ad altre tipologie di viaggio, convivere con la pandemia. Tipicamente una nave da crociera oltrepassa numerosi confini ed è spesso occasione di assembramenti al suo interno, al netto dei nuovi protocolli messi in atto negli ultimi mesi. Il settore è peraltro stato anche penalizzato dall’enorme attenzione mediatica sui casi di contagio a bordo di marzo e aprile.
Sebbene da qualche mese la navigazione in Europa e Asia sia ripresa con ferree regole di sicurezza, la fiducia dei consumatori in questo tipo di vacanza rimane ai minimi storici e servirà tempo perché questi ultimi tornino a considerare le crociere come viaggio sicuro. Ulteriore incertezza deriva dalla necessaria riduzione della capacità delle navi per rispettare le norme di distanziamento sociale che potrebbe rendere il business economicamente meno sostenibile.
In un recente studio condotto da Rina (Registro Italiano Navale) e dall’Ufficio Studi di SACE, è stato modellizzato il settore per descriverne l’andamento e per prevederne l’evoluzione durante e dopo la pandemia (Figura 1).
Sono stati analizzati diversi scenari legati ai tempi e alle modalità di ripresa del comparto nel breve periodo. Il modello prevede un drastico calo dei passeggeri quest’anno in tutti gli scenari ipotizzati, con una ripresa graduale della domanda già nel 2021 e 2022, facendo leva sulla disponibilità di un vaccino anti-Covid in tempi più o meno lunghi e tenendo comunque conto di un periodo di transizione prima della ripresa della fiducia dei consumatori. È pertanto ragionevole credere, seppure con alcune cautele, in un ritorno alla crescita del comparto. Per quest’anno si prevede il quasi azzeramento dei ricavi degli operatori che però tornerebbero sui livelli del 2019 già tra il 2021 e il 2022. Nello scenario base, nel 2022 si raggiungerebbe quasi il 90% del fatturato complessivo del 2019. L’attesa per i prossimi anni è quella quindi anche di una forte frenata degli investimenti che erano quasi raddoppiati nell’ultimo quinquennio. Il modello prevede però un ritorno a un livello di ordini in linea con la media degli anni 2015-19.