OBIETTIVO INDIA
Più veloci della Cina. L’India si accredita come potenza manifatturiera globale, offrendo molte chance anche all’export italiano.
Per coglierle in sicurezza, da SACE, SIMEST e ICE arriva la nuova guida dedicata alle imprese.
L’India è forse il più sorprendente tra i BRIC. Nonostante le alterne vicende che da tempo travagliano i paesi emergenti, il subcontinente indiano continua a mantenere interessanti prospettive di sviluppo futuro insieme a importanti nuove opportunità di business per le imprese che esportano e investono nel mondo.
Sono soprattutto i numeri, oltre ai fatti, alla base di questa percezione: 1,3 miliardi di abitanti, un Pil pro-capite che è cresciuto - dal 1980 ad oggi - del 4,5% annuo e un ritmo di crescita dell’economia al 7%, superiore a quella della Cina. Inoltre la classe media conta ad oggi già 200 milioni di persone, circa il 15% della popolazione, e il Governo sta puntando a far emergere la cosiddetta neo middle class, che conta ulteriori 380 milioni di individui.
Il Paese offre un’ampia e giovane forza lavoro a basso costo (non ancora adeguatamente specializzata), che lo pone in una posizione di vantaggio competitivo rispetto ad altre nazioni vicine, come Vietnam, Indonesia e Cina.
Tutti questi elementi aprono interessanti opportunità per le aziende italiane, soprattutto, in comparti di eccellenza del Made in Italy: automotive, infrastrutture e costruzioni, energie rinnovabili, meccanica strumentale (pesa per il 40% sull’export totale, in particolare nei comparti altamente specializzati), ICT e Farmaceutica.
Tuttavia, non bisogna sottovalutare quelli che sono ancora punti di debolezza del Paese.
Se la crescita del reddito pro-capite è stata una delle ultime vittorie, altrettanto non si può dire della distribuzione del reddito: sono molto ampie le disuguaglianze territoriali e tra fasce di reddito della popolazione. Le infrastrutture inoltre, anche se sono uno dei cavalli di battaglia del Governo Modi, presentano ancora diverse carenze che provocano inefficienze all’economia del Paese.
Vale lo stesso per l’apparato pubblico e privato, caratterizzato da lentezze e inefficienze che rischiano di frenare riforme e investimenti, impattando negativamente sulla crescita dell’economia, appesantita anche da un debito pubblico in aumento e dai crescenti livelli di crediti deteriorati presenti nei bilanci delle banche. Infine bisogna ricordare che l’India, dopo gli Stati Uniti, è stata la nazione che tra il 2008 e il 2016 ha introdotto il maggior numero di misure protezionistiche (588), con lo scopo di favorire le produzioni locali.
Per presentarsi in modo efficace e tempestivo in India, ICE,SACE e SIMEST (oggi insieme nel Polo italiano dell’export e dell’internazionalizzazione) hanno sviluppato una guida per le imprese per chi intende internazionalizzare il proprio business in questo mercato.
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