Nel 2021 la Colombia si è confermata una delle economie più dinamiche in America Latina e tra i Paesi Emergenti; un'economia ancora fortemente basata sulle materie prime e la cui crescita del Pil dello scorso anno non ha recuperato i livelli pre-pandemia. Il Paese domenica 29 maggio andrà alle elezioni con il presidente uscente, Duque, che sfiderà il progressista Petro. Gli investitori sono alla finestra per capire quale sarà la via che imboccherà il Paese e se l’approccio business-friendly sarà mantenuto.
Nel 2021 la Colombia si è confermata una delle economie più dinamiche in America Latina e tra i Paesi Emergenti. La crescita del Pil del 10,6%, record dal lontano 1906, è stata sufficiente non solo a recuperare il livello del 2019 ma anche il trend precedente alla pandemia. A trainare il risultato, oltre a una dinamica sostenuta dei consumi interni, è stato il miglioramento delle ragioni di scambio.
L’economia colombiana rimane infatti ancora fortemente basata sulle materie prime: i combustibili fossili contano per oltre la metà dell’export totale, cui va aggiunto un 20% relativo a
commodity agricole e un 5% del comparto minerario.
La diversificazione del tessuto produttivo è stata troppo lenta negli ultimi decenni e il peso elevato di imprese capital-intensive all’interno dell’economia penalizza la creazione di posti di lavoro: non è un caso che a fronte di un tasso di informalità lavorativa del 60% e in linea con le medie dell’area, la disoccupazione in Colombia sia strutturalmente più elevata, sempre intorno al 10% nell’ultimo ventennio, e le ferite inflitte dalla pandemia rimangano ancora aperte. Un comparto manifatturiero dal peso contenuto rispetto al grado di sviluppo del Paese, e con un ruolo declinante nella formazione del valore aggiunto (Fig.1), determina una posizione verso l’estero strutturalmente debole e rende più difficile ridurre le diseguaglianze, tra le più alte di tutta l’America Latina
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Figura 1 – Rapporto tra valore aggiunto manifatturiero e Pil (sx) e indice di Gini (dx) dal 2000 al 2020
Nota: dati su indice di Gini (in verde, scala 0-1 ove valore più alto indica maggiore diseguaglianza) non disponibili per 2006 e 2007. Fonte: elaborazioni SACE su dati Banca Mondiale
Non appare pertanto strano che i cittadini colombiani siano scesi in piazza a più riprese nel corso degli ultimi anni ed emerga grande voglia di cambiamento dalla media dei sondaggi in vista delle elezioni presidenziali, il cui primo turno si terrà domenica 29 maggio.
Il governo uscente Duque, conservatore come tutti quelli delle ultime decadi, termina il mandato con una popolarità inferiore al 20% secondo tutte le ultime rilevazioni demoscopiche e ciò potrebbe aprire le porte di Casa de Nariño al progressista Petro, che si candida per la terza volta. Verrebbe così a cadere la pregiudiziale nei confronti della sinistra colombiana, penalizzata dalla relativa vicinanza ideologica alle forze di guerriglia.
Chiunque vincerà dovrà fare i conti con un Parlamento rinnovato nel mese di marzo e molto più frammentato che in passato. Gli investitori sono alla finestra per capire quale sarà la via che imboccherà il Paese e se l’approccio business-friendly sarà mantenuto. Restano, infatti, molteplici opportunità di investimento, anche per le imprese straniere, dalle energie rinnovabili alle infrastrutture, fino alle nuove tecnologie e alle industrie creative (la cosiddetta
economia naranja), fiore all’occhiello del governo Duque e il cui potenziale inespresso è notevole
Per l’Italia il Paese andino rappresenta il quinto mercato di destinazione in America Latina, con un interscambio in crescita negli ultimi anni e arrivato a €1,6 mld nel 2021, vicino al massimo del 2014. SACE ha inserito dal 2018 Bogotà tra le geografie prioritarie per l’export; la Colombia figura inoltre nel tier 2 delle geografie a più alto potenziale secondo la Cabina di Regia. Per la Colombia l’Italia riveste infine notevole importanza in quanto 11esimo fornitore mondiale.