Maggiore economia dell’area centroamericana e caraibica pur essendo al quarto posto per dimensione demografica dopo Guatemala, Cuba e Haiti, la Repubblica Dominicana dal 2000 al 2019 è stata tra le economie più dinamiche di tutta l’area (+5,2% all’anno in media, in ulteriore accelerazione al 6,1% dal 2015 in poi) e solo l’impatto della pandemia ha costretto il Paese a tornare in recessione (Pil 2020 -6,7%). La ripresa nel 2021 e 2022 sarà rapida per il Fmi (+5,5% e +5%) e beneficerà non solo dei provvedimenti di stimolo anticiclico del governo ma anche degli effetti positivi derivanti dalla crescita più rapida del previsto degli USA (1° partner commerciale, 1° fonte di IDE, flussi turistici e rimesse).
Quel che differenzia la Rep. Dominicana dalle altre economie dell’area è la minore dipendenza dal turismo (contributo 16% del Pil vs 25% dei pari)
, soprattutto crocieristico, e un’economia ben diversificata (Fig.1).
L’apertura agli scambi e agli investimenti dall’estero dei governi dominicani, a prescindere dal colore, rende tale destinazione una meta attrattiva. Gli IDE sono concentrati nel settore turistico, nell’immobiliare, nelle telecomunicazioni, nei settori minerario e finanziario nonché nelle zone di libero scambio. Queste ultime sono ben 74 e prevedono esenzioni fino al 100% delle imposte nazionali e locali. Non ci sono limiti generali alla proprietà e al controllo estero di società in Rep. Dominicana. Nell’ambito della Estrategia Nacional de Desarollo 2030 è stata inoltre approvata, a febbraio 2020, la prima legge sulle partnership pubblico private (PPP) che potrebbe dare una spinta ulteriore allo sviluppo infrastrutturale del Paese, carente in ambito elettrico. Non mancano però le criticità all’interno di un contesto fortemente diseguale, caratterizzato da tassi di povertà elevati (un quarto della popolazione), corruzione, criminalità e un sistema giudiziario inefficiente. Il rafforzamento delle istituzioni è necessario e deve andare di pari passo con un sistema fiscale più semplice ed equo, visto che quello attuale è pieno di scappatoie e zone grigie. Non da ultimo rimane “calda” la situazione al confine con Haiti, geografia “irredimibile” che occupa la parte occidentale dell’isola di Hispaniola.
Per l’Italia la Repubblica Dominicana è stabilmente il settimo mercato di sbocco in America Latina. L’interscambio complessivo, dopo aver superato quota €400 mln nel 2019, ha ripiegato a €358 mln nel 2020. Il nostro Paese è il secondo fornitore europeo dopo la Spagna (e l’ottavo nel mondo) ma ci sono margini per un salto di qualità ulteriore considerati i profondi legami storico-culturali tra i due Paesi. Se Hispaniola fu, infatti, la prima colonia europea fondata da Colombo nel Nuovo Mondo nel 1492, gli italiani, e in particolare alcune famiglie di mercanti genovesi, furono protagonisti nella guerra che portò all’indipendenza della Rep. Dominicana da Haiti nel 1844. Ancora oggi alcune tra le principali famiglie del Paese sono di origine italiana e hanno interessi che spaziano in diversi settori. Ciò rappresenta un buon viatico per una ripresa nei flussi di export: nei primi 5 mesi del 2021 il cumulato è in linea con lo stesso periodo del 2019 e continuando così le nostre esportazioni potrebbero superare la soglia dei €350 mln.