Studi 08 luglio 2016

SACE Country Risk Update: 08 - 14 luglio 2016

Snapshots: Angola, Brexit - Regno Unito, India, Iran, Mongolia, Petrolio - Kazakistan, Porto Rico

ANGOLA

L’Angola ha deciso di abbandonare il piano di salvataggio del Fondo Monetario Internazionale (FMI), aumentando il rischio di una recessione e di una imminente crisi del debito. La decisione di respingere il FMI solleva seri interrogativi circa la capacità del Paese di finanziare il grosso deficit delle partite correnti, che si stima sarà di circa il 12% del PIL nel 2016. Le riserve valutarie sono crollate negli ultimi mesi e il governo ha una limitata capacità di prendere in prestito sui mercati internazionali; le autorità saranno costrette a svalutare ulteriormente il Kwanza e ci si attende un’inflazione a +35% quest’anno. Senza un prestito da Washington o Pechino, il Paese avrà limitate possibilità di far fronte all’aggravarsi della propria bilancia dei pagamenti.

 

BREXIT – REGNO UNITO

Cinque dei principali gruppi industriali inglesi (la Confederazione degli Industriali, la Camera di Commercio, la Federazione delle Piccole Imprese, l’Istitute of Directors e l’Organizzazione dei Produttori Manifatturieri) hanno sottoscritto una lettera aperta al Governo per indirizzarlo ad un’azione immediata contro le conseguenze della Brexit. In primo luogo, si richiede di chiarire la posizione dei cittadini europei residenti nel Paese, le cui competenze sono cruciali al successo delle imprese inglesi. Inoltre, si sollecita un intervento tempestivo sui progetti infrastrutturali di lungo periodo, soprattutto nel settore dei trasporti e dell’energia, per assicurare che gli investimenti proseguano e che non vi siano impatti negativi sui posti di lavoro e sulla crescita delle aree interessate.

 

INDIA

L’India mostra segnali di nuova apertura verso gli investimenti diretti esteri (IDE), indispensabili per portare avanti il progetto Make in India lanciato dal premier Narendra Modi nel 2014, con il quale si invitano gli imprenditori e le aziende di tutto il mondo a investire, a stabilire le proprie manifatture e ad aprire poli industriali nel Paese. Da metà giugno, il Governo sta lanciando nuove misure per attrarre gli IDE, in particolare nei settori della difesa, della farmaceutica, dell’aviazione e del commercio al dettaglio. Secondo le stime del Ministero del Commercio e dell’Industria, nell’anno fiscale 2015-16, l’India ha ricevuto USD 55,5 miliardi di capitali esteri, +23% rispetto all’anno precedente.

 

IRAN

L’Iran ha diffuso i nomi delle 8 compagnie che hanno i requisiti di qualità e tecnologia per collaborare con le società petrolifere internazionali. Si tratta di: Petropars, Oil Industries' Engineering and Construction (Oiec), Dana Energy Company, Petroiran Development Company (Pedco), Mapna Group, Khatam-al-Anbiya Construction Headquarters, Industrial Projects Management of Iran (Ipmi) e Persia Oil and Gas Development Company. Con il nuovo sistema di contratti IPC (Iran Petroleum Contract) promosso dal governo Rohani, le società straniere potranno formare una joint venture con una delle 8 aziende E&P locali e verranno pagate direttamente con parte degli idrocarburi (petrolio o gas) estratti.

 

MONGOLIA

I risultati delle ultime elezioni in Mongolia hanno creato un nuovo clima di stabilità politica nel Paese. Il principale partito di opposizione, il Mongolian People's Party, al potere dalla rivoluzione del 1990, ha ottenuto una schiacciante vittoria dopo 4 anni di pausa, con 65 seggi su 76. Il Partito Democratico, alla guida dell’instabile coalizione governativa uscente, aveva indebitato pesantemente il Paese sui mercati internazionali. L’economia mongola, fortemente dipendente dalle esportazioni di minerali, è stata infatti indebolita dai prezzi delle commodity e da anni di dispute sul progetto sospeso da USD 5,3 miliardi del Rio Tinto, a cui lo scorso mese è stato finalmente dato il via libera.

 

PETROLIO – KAZAKISTAN

Chevron investirà USD 36,8 miliardi nell’espansione del giacimento Tengiz, pari a 260 mila barili al giorno (mb/g) di produzione aggiuntiva. È l’investimento più cospicuo degli ultimi dieci anni, che supera i USD 28 mld di BP in Azerbaijan (Shah Deniz) e i 26,9 mld di Novatek in Russia (Yamal). Il giacimento ha prodotto una media di 595 mb/g di greggio nel 2015, mentre l’ampliamento sarà operativo dal 2022. Chevron, che ha ridotto il proprio budget dai USD 42 mld del 2013 ai USD 25 mld del 2016, si concentra così su un progetto brownfield con un breakeven stimato in USD 50 per barile. Oltre a Chevron (50%), il consorzio che sfrutta il giacimento comprende ExxonMobil (25%), la locale KazMunaiGas (20%) e la russa Lukoil (5%).

 

PORTO RICO

Il disegno di legge per aiutare Porto Rico a ristrutturare il mega debito di $70 miliardi è stato approvato dal Senato. Dei $2 miliardi di pagamenti dovuti il 1° Luglio, circa $800 milioni erano destinati al pagamento degli obbligazionisti, che secondo la costituzione portoricana devono essere pagati anche a danno del finanziamento dei servizi di base. Il pagamento non è stato onorato e, senza l’intervento normativo di emergenza, il Paese sarebbe incorso in centinaia di cause legali che avrebbero impedito l’erogazione dei servizi pubblici, dal blocco dei trasporti alla chiusura di un ospedale. Puerto Rico è in default anche su diversi altri debiti e la già fragile situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi poiché l’isola non ha accesso alle tutele della legge americana sulla bancarotta.

 

Pillole

Austria: L'elezione presidenziale del 22 maggio è stata annullata a causa di alcune irregolarità. Il nuovo ballottaggio si terrà il 2 ottobre.

Kuwait: Il Paese pianifica di raccogliere fino a USD 9 miliardi con l’emissione di bond sui mercati internazionali per coprire il proprio deficit di bilancio, aggravato negli ultimi mesi dai bassi prezzi del petrolio.

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