Sasso nello stagno 20 marzo 2023

Serbia e Italia: insieme alla ricerca di opportunità

Marzo si conferma per la Serbia un mese intenso con appuntamenti determinanti per la situazione politica ed economica del Paese. L’allineamento della Serbia con le posizioni europee anche in politica estera sembra essenziale per l’ingresso di Belgrado in Europa, con importanti ricadute dal punto di vista economico e commerciale. Tra i Paesi europei, l’Italia ricopre un ruolo di rilievo come partner commerciale della Serbia.

Marzo si conferma per la Serbia un mese intenso con appuntamenti determinanti per la situazione politica ed economica del Paese. Il 18 marzo infatti si è svolto l’incontro tra il presidente serbo Vucic e il premier kosovaro Kurti con l’obiettivo di accelerare il processo di normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi, caldeggiata dalle autorità europee ma che resta un obiettivo ancora sfidante da entrambi i lati. L’incontro, nonostante le forti critiche interne sia da parte dei partiti nazionalisti serbi che dei partiti di opposizione kosovari, mira a una distensione delle relazioni tra i due Paesi.

L’allineamento della Serbia con le posizioni europee anche in politica estera sembra essenziale per l’ingresso di Belgrado in Europa, con importanti ricadute dal punto di vista economico e commerciale. L’Europa infatti chiede anche alla Serbia di uniformarsi all’approccio europeo verso la Russia, accelerando l’adozione di sanzioni verso Mosca, provvedimenti finora evitati per contenere le reazioni dei partiti filorussi presenti nel Paese. D’altronde una maggiore integrazione con l’Ue (che pesa per circa il 60% del commercio e degli investimenti diretti nel Paese) potrebbe costituire un elemento trainante per l’economia serba, che sconta l’aumento dei prezzi dei beni energetici (anche a fronte di problemi con il settore elettrico nazionale gravato da siccità) e una domanda estera più volatile.

Tra i Paesi europei, l’Italia ricopre un ruolo di rilievo come partner commerciale della Serbia. I dati di inizio 2023 diffusi in questi giorni confermano l’Italia come terzo partner commerciale, già dal 2022, dopo Germania e Cina, e con un interscambio di beni tra i due Paesi che nel 2022 ha  superato i €3,7 miliardi (in aumento dell’11% rispetto all’anno precedente, con un avanzo di €700 milioni per l’Italia). Le esportazioni Made in Italy verso Belgrado lo scorso anno sono aumentate di circa il 15%, un andamento relativamente inferiore a quello delle vendite complessive verso il mondo (+19,9%), con un buon grado di diversificazione (Fig. 1).

Figura 1 - La Serbia: export Made in Italy  diversificato e in crescita (€ mln)
SACE export Serbia 
Fonte: Istat

 

Il tessile si conferma il primo settore di export con un peso di circa il 20% (influenzato dai c.d. traffici di perfezionamento dei prodotti tessili svolti in Serbia) con un incremento del 31% rispetto alla performance già brillante del 2021. Segue con un peso intorno al 16% la meccanica strumentale, la chimica e i metalli (circa il 12% entrambi), prodotti richiesti dalla dinamica industria serba (energia, agroalimentare, infrastrutture); tra i principali beni esportati, questi ultimi sono stati gli unici in negativo. Le importazioni italiane nel 2022 hanno segnato un rialzo del 5,8%, trainate dai prodotti tessili e dell’abbigliamento, metalli e gomma e plastica, che insieme rappresentano oltre la metà degli acquisti italiani. I progressi verso un contesto operativo più favorevole per le aziende estere, come l’istituzione dell’Agenzia per lo sviluppo della Serbia e la creazione di 15 zone franche con sistemi amministrativi e fiscali incentivanti, sono alla base della solida presenza italiana nel Paese con  circa 1.200 aziende con una quota di capitale italiano. Il Business Forum tra Serbia e Italia del 21 marzo mira a cementare ulteriormente le relazioni politiche e commerciali tra i due Paesi, aprendo nuovi canali di opportunità in settori tanto strategici quanto ancora non pienamente presidiati come quello della transizione energetica (il Paese sta investendo per diversificare la propria produzione energetica da fonti rinnovabili), agritech (filiera in cui il sistema delle imprese italiane ricopre un’eccellenza) e infrastrutture (settore che potrebbe beneficiare ulteriormente del supporto finanziario europeo nei prossimi anni). 

 

 

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