Serbia e Italia: insieme alla ricerca di opportunità
L’Italia ricopre un ruolo di rilievo come partner commerciale della Serbia. I dati del 2022 ci confermano come terzo partner commerciale, dopo Germania e Cina, e con un interscambio di beni tra i due Paesi che nel 2022 ha superato i €3,7 miliardi (in aumento dell’11% rispetto all’anno precedente, con un avanzo di €700 milioni per l’Italia). Anche le nostre esportazioni verso Belgrado sono cresciute a doppia cifra: quasi +15% - un andamento poco inferiore a quello delle vendite complessive verso il mondo (+19,9%) – e con un buon grado di diversificazione (Fig. 1)
Figura 1 – La Serbia: export Made in Italy diversificato e in crescita (€ mln)
Fonte: Istat
La meccanica strumentale si conferma il primo settore di export Made in Italy con un peso del 16,4% e una crescita del 9,9% rispetto al 2021; un andamento positivo, ma non quanto quello del tessile e abbigliamento, che rappresenta il 14,3% del totale (influenzato dai c.d. traffici di perfezionamento dei prodotti tessili svolti in Serbia) e che ha registrato un incremento del 26,7% rispetto alla performance già brillante del 2021. Seguono gomma e plastica e metalli (quasi 11% entrambi), prodotti richiesti dalla dinamica industria serba (energia, agroalimentare, infrastrutture), anche grazie a player italiani presenti nel Paese; tra i principali beni esportati, quelli in metallo sono stati però gli unici in negativo. Le importazioni italiane nel 2022 hanno segnato un rialzo del 5,8%, trainate dai prodotti tessili e dell’abbigliamento, metalli, gomma e plastica, apparecchi elettrici e prodotti in legno che insieme rappresentano quasi il 69% degli acquisti italiani. Nei primi 6 mesi del 2023 l’export italiano ha confermato il trend positivo (+6% tendenziale), mentre il dato dell’import ha mostrato una frenata (-16,1%), comportando una temporanea contrazione dell’interscambio (-3,3%). I progressi verso un contesto operativo più favorevole per le imprese estere, come l’istituzione dell’Agenzia per lo sviluppo della Serbia e la creazione di 15 zone franche con sistemi amministrativi e fiscali incentivanti, sono alla base della solida presenza italiana nel Paese con circa 1.200 aziende con una quota di capitale italiano.Il Business Forum tra Serbia e Italia che si è tenuto lo scorso 21 marzo è stato l’inizio di un processo che mira a cementare ulteriormente le relazioni politiche e commerciali tra i due Paesi, aprendo nuovi canali di opportunità in settori tanto strategici quanto ancora non pienamente presidiati come quello della transizione energetica (il Paese sta investendo per diversificare la propria produzione da fonti rinnovabili), dell’agritech (filiera in cui il sistema delle imprese italiane ricopre un’eccellenza) e delle infrastrutture (settore che potrebbe beneficiare ulteriormente del supporto finanziario europeo nei prossimi anni).
L’economia serba ha affrontato bene la pandemia, grazie alle riforme adottate negli ultimi anni. Dopo una lieve contrazione nel 2020 (-0,9%), il PIL reale ha registrato una forte ripresa nel 2021 (+7,4%) e una crescita del 2,3% lo scorso anno, mentre per quest’anno si prevede un aumento del 2%, viste le politiche macroeconomiche restrittive e la debolezza dei partner commerciali. La Serbia collabora con il Fondo monetario internazionale dal 2009 e lo scorso dicembre è stato approvato un accordo stand-by da 2,4 miliardi di euro. I risultati macroeconomici previsti dal programma sono solidi: un deficit fiscale più contenuto del previsto (3%), un disavanzo delle partite correnti più contenuto (7%) e riserve valutarie più elevate (21 EUR/mld) in un contesto di investimenti diretti esteri forti e diversificati (IDE).
Scarica il documento!