Tre presidenti in una settimana, ma il Perù riparte
A Vizcarra è succeduto il presidente del Congresso Merino, ma il suo esecutivo è rimasto in carica per soli sei giorni a causa delle più intense proteste popolari degli ultimi due decenni contro un “golpe mascherato”. Per uscire dall’impasse il Congresso ha designato quale presidente l’esperto tecnocrate Sagasti, uno dei pochi parlamentari ad aver votato contro l’impeachment, entrato in carica il 17 novembre. A lui il compito di traghettare il Paese verso le elezioni generali dell’aprile 2021 e garantire un ordinato passaggio dei poteri nell’anno del bicentenario dall’indipendenza
Vizcarra non è che l’ultimo presidente peruviano a essere sotto inchiesta per corruzione, come tutti i suoi predecessori dal 2000 in avanti: i rapporti tra politica e potere giudiziario rimangono un nervo scoperto del Paese e sono destinati a rimanere un fattore di rischio nel medio periodo, insieme all’elevata frammentazione parlamentare che riflette la pluralità di orientamenti dei cittadini peruviani, ma anche l’estrema debolezza del sistema partitico (Fig.1).
Fig.1 Evoluzione della frammentazione partitica nel Congresso peruviano dal 2006 a oggi
Le elezioni 2021 saranno cruciali per capire dove andrà il Paese, se procederà o meno nel solco delle politiche degli ultimi lustri che ne hanno fatto una delle economie più dinamiche a livello globale. Il tremendo impatto di Covid-19 potrebbe rimescolare le carte. Più di un peruviano su mille è morto a causa del virus: si tratta del terzo peggior dato mondiale per milione di abitanti, aggravato dal fatto che il Perù è un Paese demograficamente “giovane”. Cosa è andato storto? Tra i possibili motivi la vasta economia informale, l’elevata densità di popolazione nell’area di Lima (oltre un terzo degli abitanti totali) e un sistema sanitario segmentato tra assistenza privata di qualità e pubblica carente.
Il milagro peruano è definitivamente alle spalle? Dopo due decenni di crescita ininterrotta il Perù sta sperimentando un’acuta recessione (-13,9%) e il PIL pre-Covid sarà raggiunto solo nel 2023. Il Paese però, grazie a fondamentali solidi, ha impostato le più ampie politiche fiscali anticicliche tra le sei maggiori economie dell’area e gode di ulteriori margini grazie al debito pubblico sotto controllo (39,5% del PIL) e all’elevata dotazione di riserve valutarie (30% del PIL). Nonostante l’attuale fase di difficoltà il Perù, sesto mercato nell’area, rimane una meta strategica per i nostri esportatori e sarà importante intercettare al meglio la ripartenza della domanda nei prossimi trimestri.