Update Espresso: 12 ottobre 2018
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PAESI
BRASILE: Bolsonaro supera le previsioni nel primo turno
Con il 99% dei seggi elettorali scrutinati, il candidato di estrema destra ed ex capitano dell’esercito, JairBolsonaro ha registrato una clamorosa vittoria nel primo turno delle elezioni presidenziali brasiliane assicurandosi il 46,03% dei voti e sfiorando il passaggio già al primo turno, contro Fernando Haddad del Partito dei lavoratori di sinistra (PT) che invece ha guadagnato il 29,1% dei consensi senza raggiungere la maggioranza.
L’ex militare si è insinuato nelle pieghe del caos istituzionale di una crisi economica e della corruzione fuori controllo. Da indiscrezioni si vociferava che Bolsonaro avrebbe superato il 50% dei voti se non ci fossero stati problemi con il nuovo sistema di voto elettronico. Alla luce di questi risultati, sarà quindi decisivo il ballottaggio con Fernando Haddad che ha sostituito Lula come candidato del Partito dei Lavoratori. Le elezioni si sono svolte in un clima pacifico e senza irregolarità.
PAKISTAN: Richiesta di aiuto al FMI
Il Pakistan ha chiesto assistenza finanziaria al FMI. A meno di due mesi come guida del governo, il primo ministro Imran Khan ha effettuato un cambio di rotta rispetto ai proclami elettorali, in cui affermava la volontà di rompere con la storica dipendenza economica del Paese dagli aiuti dall’Occidente. Vani anche i tentativi di ottenere aiuto da «paesi amici», come apparentemente avvenuto con Arabia Saudita e la stessa Cina. Nelle prossime settimane lo staff del FMI sarà quindi a Islamabad per avviare i negoziati in vista di un programma di supporto finanziario.
Imran Khan ha ereditato un Paese con una economia in moderata crescita ma con diversi squilibri macroeconomici e finanziari, che già nei giorni passati avevano innescato effetti negativi sui mercati. Il coinvolgimento del FMI potrebbe tradursi nella richiesta di una maggiore trasparenza in alcuni accordi commerciali avviati dal Pakistan, nonché nella richiesta di adozione di misure di austerità, come aumento delle entrate fiscali, svalutazione della rupia e incremento dei tassi di interesse.
EGITTO: Interrotte le importazioni di gas
L’Egitto ha annunciato l’intenzione di interrompere le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL), in procinto di raggiungere l’autosufficienza nella produzione grazie alle recenti scoperte di nuovi giacimenti (in particolare Zohr, entrato in produzione a fine 2017). La misura consentirà una riduzione della bolletta energetica nazionale di circa 500 milioni di dollari come confermato dal Ministro egiziano del petrolio Tarek Al-Molla.
Obiettivo delle autorità egiziane è di trasformare il Paese in un centro energetico regionale, grazie al contributo dei nuovi gas field e dell’atteso incremento della capacità produttiva legata a nuovi sondaggi. Negli ultimi mesi alcune compagnie petrolifere, tra cui Eni, hanno annunciato l’individuazione di potenziali giacimenti nelle regioni del Sahara occidentale, Mar Rosso e Mediterraneo.
RUSSIA: Dollari in uscita, rubli sotto il materasso?
Nei primi nove mesi del 2018 il flusso netto di capitali in uscita ha sfiorato i 32 miliardi di dollari, più del doppio rispetto al medesimo periodo nel 2017 (13,7 miliardi). Il totale dei primi tre trimestri ha superato il numero complessivo dell’anno scorso, quando 31,3 miliardi avevano lasciato il Paese per effetto delle sanzioni e di un’economia in crescita ma a passo più lento rispetto all’area.
Nel 2018 il Paese dovrebbe crescere dell’1,5%: le ultime previsioni del FMI si mantengono all’1,8%, evidenziando però come il resto dell’ex-URSS crescerà a velocità doppia (3,8%). Le quotazioni del rublo year-to-date sono diminuite del 14% rispetto al dollaro, nonostante il Brent si sia apprezzato del 27%. Il clima di aleatorietà legato alle sanzioni, la personalizzazione delle stesse sui singoli oligarchi e il protrarsi delle negoziazioni sull’effettivo controllo societario (come nel caso Rusal) stanno alimentando incertezza nelle decisioni di investimento, deleveraging dal dollaro da parte delle imprese e accumulo di rubli come buffer sul fronte interno per eventuali scenari peggiorativi.
SETTORI
SHIPPING: Effetti della guerra commerciale sugli scambi marittimi nel Pacifico
A partire dallo scorso settembre, 200 miliardi di dollari di beni cinesi sono stati aggiunti alla lista delle merci colpite dalla guerra delle tariffe del Presidente Trump. Il dazio, inizialmente del 10%, dovrebbe essere portato al 25% entro la fine dell’anno. Paradossalmente, la guerra dei dazi risulta al momento positiva per i traffici marittimi transpacifici: secondo APL, il settore dovrebbe raggiungere una crescita del 5% quest’anno.
Ciò in parte è dovuto al picco dell’alta stagione e all’ottima crescita dell’economia degli Stati Uniti. Il fattore principale, comunque, è che numerosi importatori americani stanno anticipando i carichi in vista del possibile futuro esacerbarsi delle tensioni commerciali con la Cina. Il 2019, con i magazzini pieni, potrebbe quindi risultare in un calo dei volumi di merci su nave scambiati attraverso il Pacifico, indipendentemente dal livello di fiducia dei consumatori americani.
I NUMERI DELLA SETTIMANA
+3,7% Crescita del Pil globale prevista per il 2019, lo 0,2% in meno rispetto alle ultime previsioni di luglio del FMI
+2,5% Crescita del Pil degli Stati Uniti prevista per il 2019, minore del 2,9% previsto per il 2018
+1,9% Crescita del Pil dell’Area Euro nel 2019, superiore alla previsione per l’Italia (+1,0%)
MODIFICHE AL RATING
ESTONIA: Fitch da A+ ad AA-