Update Espresso: 13 ottobre 2017
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PAESI
RUSSIA: Formalizzato l’acquisto di quote di Zohr
L’azienda russa Rosneft ha formalizzato l’acquisto da ENI del 30% delle quote relative al giacimento egiziano di gas naturale di Zohr. La transazione, il cui valore ammonta a circa USD 1,12 miliardi, lascia quindi ad ENI una quota di partecipazione pari al 60%, a cui si aggiunge il 10% di BP. L’accordo prevede inoltre uno stanziamento di ulteriori USD 4,5 miliardi di investimenti da parte dell’azienda russa nel giacimento, le cui riserve sono stimate in oltre 850 miliardi di metri cubi.
L’acquisizione rientra nella strategia espansiva di Rosneft che mira a diversificare i propri mercati di approvvigionamento e ampliare la propria rete distributiva in Europa meridionale e nel vicino Oriente.
MESSICO: Invariati i tassi
La Banca Centrale messicana (Banxico) ha mantenuto il costo del denaro stabile al 7% per il secondo meeting consecutivo, segnando così la fine di un ciclo di politica monetaria fortemente restrittiva durato 18 mesi e volto a contenere un tasso di crescita del livello dei prezzi ben al di sopra del target del 3% annuo. Dopo aver raggiunto il 6,7% lo scorso agosto, il picco più alto degli ultimi 16 anni, l’inflazione ha registrato un calo di 35 punti base a settembre, dando credito all’ipotesi che la crescita dei prezzi subirà un rallentamento nella parte finale di quest’anno e nel prossimo.
Secondo gli analisti di Nomura, Banxico non effettuerà tagli al tasso di interesse nella parte finale del 2017, ma posticiperà tale decisione ai primi mesi del 2018, dopo aver anche osservato l’andamento del peso. Nomura ha anche rivisto al ribasso le stime relative alla crescita del Pil messicano nel 2017, dal 2,2% all’1,8%, rallentato sia dall’impatto dei terremoti che da un calo dell’attività economica.
THAILANDIA: Il premier promette elezioni a novembre 2018
Il primo ministro e capo del governo militare thailandese Prayut Chan-Ochan ha affermato che le prossime elezioni generali si terranno a novembre 2018, dopo essere state ripetutamente rinviate, e che la data precisa sarà annunciata il prossimo giugno. Prayut è salito al potere nel 2014 a seguito del colpo di stato che ha portato alla destituzione del governo di Yingluck Shunawatra, fuggita all’estero dopo la condanna a 5 anni di reclusione con l’accusa di negligenza nella gestione di un programma di incentivi ai produttori di riso.
Nonostante l’affermazione del premier, è possibile che le elezioni siano ancora ritardate. UE e Stati Uniti hanno più volte messo sotto pressione Prayut affinché fissasse una data e abolisse le restrizioni sulle libertà civili. L’esercito ha sfruttato questo periodo di stallo per introdurre una nuova costituzione che aumenta il potere governativo militare e con la quale si spera di ritornare alla stabilità, dopo quasi una decade di turbolenze politiche. Si ritiene tuttavia che l’annuncio potrebbe avere effetti positivi sull’economia del Paese: il bath ha infatti subìto un apprezzamento dello 0,4% ed è destinato a rafforzarsi.
TURCHIA: Lira e Borsa crollano per guerra dei visti tra Usa e Turchia
Nel momento in cui i rapporti tra Usa e Turchia sembravano essere tornati sereni, domenica 8 ottobre gli Stati Uniti hanno adottato un blocco dei visti in Turchia, cui Ankara ha risposto adottando analoghi provvedimenti. Motivo della decisione statunitense, l’arresto da parte della polizia turca di un dipendente dell’ambasciata americana ad Istanbul, accusato di avere legami con Fethullah Gulen, il predicatore islamico esiliato da anni in America e additato dal governo turco come mandante del fallito golpe dello scorso anno.
A seguito della vicenda la lira si è deprezzata del 3% e nella sera di lunedì è arrivata a quota 3,73 rispetto al dollaro, il più forte calo dall’estate 2016. La Borsa di Istanbul ha invece perso il 2,7%. La Turchia è caratterizzata da un forte deficit di partite correnti, circa 3,8% del PIL. Il nuovo indebolimento della lira potrebbe comportare un ulteriore peggioramento dei saldi con l’estero, oltre che avere effetti accelerativi sull’inflazione, già oltre l’11% a fronte di un target del 5%. L’episodio rischia inoltre di creare difficoltà nel rollover del debito estero e di portare a un aumento dei costi del credito.
SETTORI
AGRIBUSINESS: Post Brexit, chi ha la peggio?
Il settore agricolo europeo dovrà fare i conti con l’aumento dell’incertezza dovuto ai negoziati per l’uscita del Regno Unito dall’Unione. Tuttavia, a separazione avvenuta, sarà l’agricoltura inglese a soffrirne maggiormente. Benché le conseguenze nel breve termine potrebbero essere limitate, il settore potrebbe risultare quello più impattato nel lungo periodo come conseguenza di minori finanziamenti pubblici, maggiori costi degli scambi con l’UE, investimenti ridotti e costo del lavoro più alto. Il Paese ha una bilancia commerciale negativa nei confronti dell’UE in quasi tutti i segmenti dell’agribusiness, in particolare nelle carni, nei dolciumi e in diverse materie prime agricole.
Dal lato continentale, il principale rischio riguarda il quadro regolamentare e la perdita del contributo britannico al budget della Common Agricultural Policy. Alcuni segmenti e stati membri, inoltre, hanno una posta in gioco più alta: l’Irlanda, ad esempio, è fortemente esposta e potrebbe subire perdite significative da una riduzione del commercio agricolo con Londra.
I NUMERI DELLA SETTIMANA:
7% Peso dell’intera supply chain dell’industria alimentare britannica sul Pil nazionale
1° Posizione dell’UE come destinazione dell’export inglese di agroalimentare, ovvero il 60-90% del totale a seconda del prodotto
€ 3,2 mld Export italiano di alimentari e bevande e prodotti agricoltura nel Regno Unito nel 2016