Update Espresso: 14 luglio 2017
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PAESI
VIETNAM-CINA: un ritorno delle tensioni?
Il governo vietnamita ha rinnovato alla compagnia indiana Videsh un permesso biennale per esplorare il giacimento 128 e ha concesso alla compagnia Talisman Vietnam, controllata da Repsol, di iniziare le trivellazioni nel giacimento 136, entrambi localizzati nel mare cinese meridionale. La Cina, che reclama la sovranità sull’area interessata, ne ha concesso i diritti alla Brightoil, azienda con base a Hong Kong.
La vicenda potrà avere come conseguenza un ritorno di tensioni politiche legate alle dispute territoriale sulle acque del mar cinese meridionale, assopitesi recentemente grazie agli accordi tra i governi del Vietnam e della Cina, e causare un rallentamento degli scambi commerciali tra i due Paesi che valgono, secondo fonti vietnamite, circa 71,6 miliardi di dollari.
BRASILE: passi avanti nelle riforme sul lavoro
Il Senato ha approvato la riforma sul lavoro, proposta dal Presidente Temer per rendere il mercato lavorativo più flessibile e che aveva già ottenuto il voto favorevole della Camera lo scorso aprile. I cambiamenti, accolti positivamente dai rappresentanti del settore privato, prevedono una facilitazione dell’assunzione temporanea e dei contratti part-time e viene esteso l’orario massimo di lavoro giornaliero da 8 a 12 ore.
I sindacati si sono mostrati contrari alla legge perché lesiva dei diritti dei lavoratori. In particolar modo si oppongono alla abolizione del versamento della quota obbligatoria sindacale. In un momento di recessione e crisi politica, tale riforma offrirà alle imprese operanti in Brasile un incentivo ad investire. La situazione del Paese però rimane ancora molto incerta, a causa delle accuse di corruzione che riguardano il Presidente. Il Partito Socialdemocratico, uno dei partiti della coalizione, ha annunciato una probabile uscita dal governo una volta approvato il pacchetto di riforme economiche sul lavoro e sulle pensioni.
STATI UNITI: protezionismo in aumento
I primi numeri del 2017 mostrano un incremento delle misure protezionistiche adottate dagli Stati Uniti nei confronti degli altri Paesi del G20: sono ben 189 i nuovi provvedimenti nella prima metà dell’anno. Si registra quindi una crescita del 26% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, a dimostrazione delle intenzioni di tutela delle imprese nazionali della nuova amministrazione statunitense. Gli altri Paesi del G20 tra gennaio e giugno invece hanno ridotto il numero degli interventi che colpiscono i prodotti americani, dopo i molteplici provvedimenti adottati durante il secondo governo Obama. I numeri mostrano, infatti, una contrazione del 29%.
Considerando la struttura delle importazioni americane dal mondo (dei 5.200 prodotti rilevati a livello internazionale, appena 72 rappresentano il 50% dell’import statunitense), l’introduzione di misure restrittive da parte degli Usa, pur se in numero ridotto, potrebbe avere un contraccolpo significativo sull’export dei Paesi partner.
EGITTO: la corsa dei tassi anti-inflazione
La Banca centrale egiziana ha portato i tassi di riferimento dal 16,75% al 18,75%. Il rialzo anticipa le aspettative degli operatori e segue quello di pari entità deciso a maggio scorso. La politica monetaria intende porre freno all’inflazione, attualmente al 30% su base annua. L’aumento dei tassi intende inoltre sterilizzare gli ulteriori effetti inflattivi che si attendono dall’aumento delle tariffe elettriche e del prezzo dei carburanti.
La politica monetaria restrittiva potrebbe non essere totalmente efficace al taglio dell’iper-inflazione. La crescita dei prezzi deriva dal forte deprezzamento della valuta che ha fatto seguito alla liberalizzazione del cambio lo scorso novembre, piuttosto che da un aumento del potere d’acquisto degli egiziani. L’aumento dei tassi potrebbe spingere invece a una riduzione degli investimenti a causa dei maggiori costi di finanziamento. Se il settore bancario dovesse seguire la correzione dei tassi si potrebbe assistere a una riduzione dei margini. Infine, potrebbe assistersi un maggior indebitamento verso l’estero, a fronte della maggiore onerosità del finanziamento sul mercato domestico.
SETTORI
AGRIBUSINESS INDIA: tra crescita e malcontenti
Dopo due annate di tempo avverso, il settore agricolo in India ha cominciato a riprendersi e consoliderà una forte crescita nei prossimi anni: l’agribusiness indiano, che vale oltre 260 miliardi di dollari, crescerà a un tasso medio annuo del 6,4% al 2021.
Tuttavia, una buona annata per l’agricoltura non si traduce automaticamente in una migliore situazione per gli agricoltori. Nonostante le promesse dell’attuale governo, i redditi agricoli (e di conseguenza la domanda interna di beni e servizi da parte di quel 50% della popolazione che dipende direttamente o indirettamente dall’agricoltura) restano bassi e il settore fortemente dipendente dal credito più che dalla spesa pubblica. Sono aumentate le proteste per rivendicare maggiore supporto ai prezzi e waiver dei prestiti che non possono essere onorati e che hanno portato al suicidio 300.000 agricoltori negli ultimi vent’anni. Il piano di riforme del Primo Ministro Modi potrebbe risultare inadeguato poiché manca delle misure di lungo termine per aumentare la produttività, diminuire la volatilità dei raccolti dovuta alle stagioni monsoniche e garantire redditi stabili.
I NUMERI DELLA SETTIMANA:
+5% crescita media annua dell’export italiano di agricoltura e alimentari tra il 2017 e il 2020, secondo le previsioni del nuovo Rapporto Export di SACE
1° mercato asiatico di sbocco per le esportazioni italiane di agricoltura e alimentari: Giappone
EUR 4,37 mld vendite di macchine agricole italiane all’estero nel 2016, di cui quasi la metà extra-UE