Update Espresso: 20 luglio 2018
Ogni settimana, insieme a una sintesi delle principali news su Paesi e settori, i nostri economisti a turno prenderanno un caffè insieme a voi commentando con un video la notizia più importante della settimana per indirizzarvi verso le migliori opportunità per il Made in Italy e darvi sempre il nostro punto di vista sul mondo che cambia.
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PAESI
GIAPPONE: Firmato l’accordo di libero scambio con l’Ue
È stato siglato a Tokyo l’accordo di partenariato strategico ed economico di libero scambio tra Giappone e Ue. Secondo le stime della Commissione europea, le aziende del mercato comune hanno esportato beni per un valore totale di quasi 61 miliardi di euro nel 2017, di cui 6,6 di Made in Italy (+9% rispetto al 2016).
Il patto di libero scambio favorirà il commercio internazionale rimuovendo le barriere esistenti (circa un miliardo di euro veniva pagato in dazi da aziende europee), agevolando le imprese e gli investitori europei e delineando regole globali in linea con gli standard europei. Inoltre, il vertice di Tokyo ha lo scopo di mandare un forte segnale contro il protezionismo e le barriere al libero commercio globale. Trarrà grande vantaggio dall’accordo anche l’Italia, che conta quasi 15mila imprese esportatrici in Giappone, il quale rappresenta nel 2018 il sesto partner commerciale per il nostro Paese fuori dall’Ue.
EUROZONA: Riviste le stime dell’Fmi
Le preoccupazioni per gli effetti della guerra commerciale e il rallentamento delle principali economie dell’Area portano il Fondo Monetario Internazionale a rivedere le stime di crescita dell’Eurozona. L’istituto di Washington taglia le previsioni sul Pil, che si ferma a +2,2% (da +2,4%) nel 2018, per poi calare all’1,9% (da +2%) nel 2019. Secondo l’Fmi, Germania, Francia e Italia cresceranno meno di quanto previsto alcuni mesi fa quest’anno (-0,3 punti percentuali per tutte e tre), mentre sono rimaste immutate le previsioni per la Spagna (che crescerà del 2,8%).
Nel complesso le prospettive per l’economia mondiale rimangano invariate: si attende un aumento del prodotto del 3,9% sia nell’anno in corso sia nel prossimo. Alcune economie emergenti stanno infatti mostrando una dinamicità superiore a quella attesa dall’Istituto internazionale ad aprile scorso.
MALAYSIA: Bloccati quattro progetti finanziati dalla Cina
Il nuovo Governo malese di Mahathir Mohamad, eletto il 9 maggio, reimposta le regole sulle principali iniziative infrastrutturali finanziate dalla Cina e avviate dal precedente governo di Najib Razak. Per «motivi di interesse nazionale», il nuovo Primo Ministro ha, infatti, ridotto le dimensioni e il costo dei lavori sulla East Coast Rail Link, avviata dalla China Communications Construction Company, e sospeso due progetti di oleodotti assegnati alla China Petroleum Pipeline Bureau, in quanto considerati eccessivamente costosi per le finanze malesi.
La scelta di reimpostare i rapporti con la Cina, che rappresenta il primo partner per le importazioni malesi, per la realizzazione dei grandi progetti infrastrutturali potrebbe agevolare, come auspicato dallo stesso Mahathir, gli investimenti diretti esteri da ovunque provengano e, pertanto, non solo dalla Cina.
ETIOPIA-ERITREA: Pace dopo 20 anni. Una svolta per il Corno d’Africa?
Lo storico incontro dell’8 luglio scorso ad Asmara, capitale dell’Eritrea, tra il primo ministro Etiope Abiy Ahmed e il presidente eritreo Isaias Afwerki, ha segnato il completamento del processo di riavvicinamento in corso da alcuni mesi tra i due Paesi, dopo 20 anni di ostilità.
Oltre alla riapertura delle relazioni diplomatiche, l’accordo di pace potrebbe essere un volano per il miglioramento delle prospettive di crescita di entrambi gli Stati, con l’Etiopia che avrebbe la possibilità di utilizzare i porti eritrei quale sbocco delle merci in alternativa a Gibuti e Somalia e l’Eritrea che potrebbe rivitalizzare la propria economia, rompendo l’isolamento in cui il Paese versa da anni e che lo ha reso uno degli Stati dai quali si registrano i maggiori afflussi di rifugiati sul territorio europeo.
Tale distensione potrebbe inoltre essere foriera di positive conseguenze per l’export italiano in un’area in cui il nostro Paese vanta storici legami ed è tuttora il primo partner europeo a livello commerciale.
SETTORI
DIFESA: La Germania aumenta la spesa per le forze armate
Il ministero della Difesa tedesco ha annunciato una riorganizzazione del Bundeswehr (forze armate), ricostruendo strutture militari e rafforzando le forze armate, con l’obiettivo di implementare le operazioni all’estero e la sicurezza nazionale. La spesa militare della Germania aumenterà, avvicinandosi al parametro di riferimento fissato dalla Nato del 2% del Pil, che sarà verosimilmente raggiunto nel 2018 solo da Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Polonia e Regno Unito.
Nel 2014-17, la Germania ha aumentato le spese per la difesa a 40,5 miliardi di euro da 34,7 miliardi, pari a circa l’1,2% del Pil. Se il governo Merkel dovesse raggiungere l’obiettivo per la spesa dell’1,5% del Pil entro il 2021, l’ammontare totale arriverebbe a circa 49 miliardi di euro.
La Germania intende sfruttare la propria posizione strategica al centro dell’Europa per assumersi il ruolo di guida, conducendo alleanze di difesa e costruendo coalizioni atte a controllare le tensioni e proteggere i Paesi europei.
I NUMERI DELLA SETTIMANA
+15,3% Aumento della spesa militare in Germania tra il 2007 e il 2017 (in dollari)
1,2% Quota media della spesa militare sul Pil in Europa occidentale nel 2017
$610 mld Spesa militare negli Stati Uniti nel 2017, pari al 3,1% del Pil
MODIFICHE AL RATING
TURCHIA: Fitch da BB+ a BB