Update Espresso: 4 maggio 2018
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PAESI
LIBANO: Ritorno alle urne
Il prossimo 6 maggio il Libano voterà per il rinnovo del Parlamento, dopo quasi nove anni dalle ultime elezioni. L’attuale assemblea legislativa ha esteso più volte il suo mandato per questioni di sicurezza interne e regionali.
Il voto arriva dopo la crisi di Governo dello scorso novembre, quando il Primo Ministro Hariri presentò (e poi sospese) le proprie dimissioni. Il voto avverrà con una nuova legge elettorale di tipo proporzionale. Viene mantenuto il principio della ripartizione dei seggi su base confessionale, con 64 seggi assegnati ai cristiani e 64 ai musulmani. La possibilità di esprimere preferenze potrebbe rafforzare i singoli partiti all’interno dei vari gruppi religiosi, ma anche favorire l’emergere di candidati indipendenti o piccoli partiti localmente radicati. La struttura istituzionale rende probabile la formazione di un nuovo Governo di unità. Gli equilibri tra le diverse fazioni politiche e tra i Paesi esteri sponsor delle stesse è un fattore fondamentale per la stabilità del Paese.
ARGENTINA: Rialzo dei tassi al 30,25%
La Banca Centrale argentina ha effettuato un inaspettato e brusco aumento dei tassi di interesse, portandoli dal 27,25% al 30,25%, nel tentativo di proteggere il peso da una ulteriore perdita di valore nei confronti del dollaro. Nell’ultimo anno la valuta nazionale si è infatti deprezzata di circa un terzo rispetto quella statunitense, di cui il 10% nel solo 2018.
L’inflazione nel 2017 ha raggiunto un tasso di crescita di poco inferiore al 25%, ben al di sopra del target della Banca del 12-17%, rappresentando una sfida economica importante per il Presidente Mauricio Macri. Seppur non sia riuscito finora a contrastare l’aumento dei prezzi, il Governo ha però raggiunto importanti obiettivi di bilancio, facendo registrare un deficit fiscale primario dello 0,3% del Pil nel primo trimestre dell’anno, ben al di sotto dell’obiettivo dello 0,6%.
GHANA: Aiuti Fmi e ritorno sui mercati
Questa settimana il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha approvato una nuova tranche di circa 191 milioni di dollari nel quadro del programma di sostegno Extended Credit Facility (Ecf). Siglato ad aprile 2015 per un valore complessivo di oltre 918 milioni di dollari e giunto al suo ultimo anno, il programma Ecf punta a sanare le principali criticità dell’economia ghanese, in particolare la gestione dei conti pubblici.
Il Fmi ha sottolineato i progressi registrati in questi anni dal Paese, ma ha nel contempo sottolineato l’importanza da porre verso una accorta gestione dell’elevato debito pubblico. In quest’ottica le autorità ghanesi hanno avviato le valutazioni con gli operatori di mercato in vista di una prossima emissione di un Eurobond di circa 2,5 miliardi di dollari, i cui proventi saranno appunto destinati alla gestione del debito in essere, con l’obiettivo di ridurre i rischi valutari di riscadenziamento e rimodulare i piani di ripagamento, oltre che a finanziare il budget pubblico 2018.
EUROZONA: Avanti ma a ritmo più lento
Come atteso, i 19 Paesi della valuta comune hanno rallentato nel primo trimestre del 2018. Secondo le stime preliminari di Eurostat infatti, il Pil dell’Area Euro è cresciuto dello 0,4% rispetto al trimestre precedente (e del 2,5% su base annua). Si tratta del ritmo più lento da 18 mesi e che alimenta le preoccupazioni sull’effetto di una serie di fattori che stanno emergendo contemporaneamente, quali, le tensioni commerciali, l’apprezzamento dell’euro, i vincoli di capacità che restringono le prospettive di crescita della regione nel lungo periodo. Vi sono tuttavia alcuni fattori temporanei che aiutano a spiegare tale rallentamento tra i quali vi sono il clima e gli scioperi dei lavoratori in Francia. Nello stesso periodo, il Pil italiano è aumentato dello 0,3% rispetto all’ultimo trimestre del 2017 e dell’1,4% in termini tendenziali.
Prosegue dunque la fase di espansione sia nel Bel Paese che nell’Eurozona nel suo complesso, ma a ritmi inferiori alle attese.
SETTORI
PETROLIO: L’Arabia Saudita perde quote di mercato?
Il rialzo del prezzo del barile sta aiutando i Paesi del Golfo, che possono allentare i cordoni della spesa, e sta contribuendo ad apprezzare le riserve di Saudi Aramco, il principale produttore di petrolio al mondo, in attesa di una sua quotazione. Al contempo, però, le manovre intorno al Brent, oggi sopra i 70 dollari, stanno avvantaggiando anche i concorrenti: tra gennaio e aprile l’export di greggio statunitense in Europa è quadruplicato rispetto al 2017 e a marzo la Russia si è confermata per il tredicesimo mese di fila il primo fornitore di petrolio della Cina con 1,4 milioni di barili al giorno (+23,6% rispetto a marzo 2017).
Secondo quanto riportato da Banchero Costa, la cinese Unipec (controllata della compagnia petrolifera Sinopec) potrebbe mantenere bassi i volumi d’acquisto da Saudi Aramco anche a giugno e luglio dopo aver ridotto del 40% le consegne previste a maggio: il prezzo ufficiale di vendita proposto dai sauditi, infatti, si mantiene al di sopra dei concorrenti.
I NUMERI DELLA SETTIMANA:
2% Sconto medio sul Brent della varietà Arab Light nei primi 3 mesi del 2018, era del 3% nel 2017
2,85 mld Scorte di petrolio dei Paesi Ocse in barili al primo trimestre 2018
61 giorni Durata attesa delle scorte di greggio dei Paesi Ocse (5 giorni in meno rispetto al primo trimestre 2017)
MODIFICHE AL RATING
ANGOLA: Moody’s da B2 a B3
TURCHIA: S&P da BB a BB-