Update Espresso: 7 dicembre 2018
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PAESI
PANAMA: Si intensificano i rapporti con la Cina
Il Governo di Panama ha assegnato a un consorzio cinese - composto dalla China Communications Construction Company (CCCC) e dalla China Harbor Engineering Company (CHEC) - un contratto da 1,4 miliardi di dollari per la costruzione di un ponte sul Canale. In occasione della visita del Presidente Xi Jinping nei giorni precedenti, i due Paesi hanno firmato una serie di accordi infrastrutturali, turistici e di cooperazione per lo sviluppo: Panama è il primo Paese latino-americano a collaborare con la Cina all’interno della Belt and Road Initiative.
Intanto il Canale consolida il proprio ruolo nel commercio internazionale. Nel 2017 il traffico è cresciuto del 9,5% a 442 milioni di tonnellate, grazie soprattutto al trasporto di Lpg e Lng, ma anche di container, veicoli e chimichiere. Circa il 63% della merce che passa attraverso il Canale ha origine o destinazione negli Stati Uniti. Le principali rotte sono quelle tra Asia e East Coast, da West Coast verso Sud America e East Coast, e tra East Coast e Sud America.
USA: Tregua nella guerra commerciale
Donald Trump e Xi Jinping hanno concordato una tregua nella trade war che coinvolge i due Paesi. La Cina aumenterà l’import di prodotti agricoli americani, energia e beni industriali per contenere il deficit che Washington ha con Pechino, aumentato del 10% nei primi 9 mesi del 2018. In cambio, gli Stati Uniti sospenderanno il rialzo dei dazi previsto per il prossimo 1° gennaio - dal 10% al 25% - su 200 miliardi di dollari di beni cinesi.
I negoziatori avranno quindi tempo fino al 1° marzo per raggiungere un accordo sui temi del trasferimento di tecnologia, protezione della proprietà intellettuale, barriere non tariffarie, cybersecurity, oltre che su servizi e agricoltura. Trump ha minacciato ritorsioni anche maggiori se i negoziati dovessero fallire.
QATAR: Annunciato il ritiro dall’Opec
Il Qatar ha comunicato ufficialmente la propria decisione di ritirarsi dall’Opec dal 1° gennaio 2019, evidenziando le ragioni puramente strategiche dell’abbandono. Il Paese intende concentrarsi sull’incremento della produzione di gas (aumentando la produzione di Lng a 110 milioni di tonnellate entro il 2024), a fronte di una produzione petrolifera limitata (600mila barili al giorno, pari al 2% della produzione Opec).
Dato il ruolo marginale del Qatar in termini produttivi, l’uscita non dovrebbe avere importanti ripercussioni sul settore oil. Tuttavia la decisione potrebbe acuire la tensione tra i Paesi minori dell’Opec e l’Arabia Saudita, che negli anni si è fatta promotrice di trattative sui livelli di produzione e prezzi esterne all’organizzazione con Russia e Stati Uniti. Negli ultimi tre anni, l'Opec, che conta 15 membri, ha visto il Gabon rientrare nell'Organizzazione (2016) e ha accolto nuovi membri, la Guinea Equatoriale (2017) e la Repubblica del Congo (2018).
NICARAGUA: Nuovo downgrade di S&P
L’agenzia di rating S&P ha motivato la decisione di abbassare il merito creditizio del Nicaragua per la seconda volta in pochi mesi da B a B- a causa della contrazione economica maggiore del previsto, del crescente deficit fiscale, dell’indebolimento della posizione verso l’estero e di un maggiore rischio di restrizioni finanziarie interne ed esterne. Sebbene gli episodi di violenza politica negli ultimi mesi siano calati, l'instabilità persiste e mina le prospettive di ripresa economica. Nel 2018 e nel 2019, secondo il Fmi, l'economia nicaraguense subirà una contrazione rispettivamente del 4% e dell'1%.
Il Paese evidenzia un andamento difforme rispetto ai peer dell’America Centrale, in crescita grazie a buoni fondamentali e all’intenso afflusso di rimesse dagli Stati Uniti. La recente decisione del Governo americano di imporre sanzioni sui beni a carico di Rosario Murillo, vice presidente e moglie del presidente Daniel Ortega, per violazioni dei diritti umani, mostra la volontà dell’amministrazione Trump di isolare sempre più a livello internazionale il governo nicaraguense con l’obiettivo finale di indurre un regime change.
METALLI: Concorrenza cinese e costi energetici frenano le imprese italiane
Il segmento dei metalli non ferrosi si conferma uno dei settori principali dell’industria manifatturiera italiana, con un fatturato di circa 26 miliardi di euro, pari all’1,5% del Pil italiano, con oltre 1.200 imprese e circa 5 milioni di tonnellate prodotte e lavorate.
Tuttavia, le potenzialità del settore sono in parte frenate da due fattori: da un lato l’elevato costo energetico dato che l’Italia è importatore di materie prime; dall’altro, la sovraccapacità produttiva cinese che crea un eccesso di offerta e spinge al ribasso i prezzi. Per queste ragioni, l’Unione Europea chiede di confrontarsi con la Cina per definire delle regole chiare, in un contesto di crescente protezionismo internazionale, di cui si sono resi protagonisti gli Stati Uniti, che hanno deciso di adottare misure restrittive al commercio nei settori acciaio e alluminio
I NUMERI DELLA SETTIMANA
+1,5% Aumento dell’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni in Italia nei primi 9 mesi del 2018
600 mila Posti di lavoro persi nel settore italiano delle costruzioni negli ultimi dieci anni, insieme a un calo del fatturato di 6 miliardi di euro
+2,5% Crescita degli investimenti in costruzioni in Italia nel 2019, secondo le previsioni Cresme
MODIFICHE AL RATING
SRI LANKA: Fitch da B+ a B, S&P da B+ a B