Update Espresso: 9 giugno 2017
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PAESI
ARMENIA E AZERBAIJAN: continuano gli scontri
Proseguono gli scontri nella regione autonoma del Nagorno Karabak, area formalmente parte dell’Azerbaijan ma che rivendica i propri legami con l’Armenia. L’esercito azero è intervenuto sul confine in risposta a esplosioni imputate all’esercito armeno e forze locali. Dal 2016, anno di forti scontri che hanno determinato vittime in entrambi i Paesi, vige un accordo di pace che prevede un cessate il fuoco di fatto mai pienamente implementato. Sull’accordo vigila l’Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione (OSCE), in questi giorni impegnata in un’attività di monitoraggio.
Ulteriore elemento di instabilità è l’appoggio del Cremlino alla fazione armena, cui sono state inviate truppe russe, presenti ora sul confine con l’Azerbaijan. L’Armenia è un importante partner della Russia nella regione, con cui ha firmato un accordo di cooperazione militare che prevede la presenza di basi russe all’interno del Paese.
MONGOLIA: approvato piano di aiuti del FMI
Il FMI ha formalmente approvato un piano di aiuti triennale da 434 milioni USD per il Paese che, nei mesi scorsi, ha rischiato una crisi della bilancia dei pagamenti e nel corso degli ultimi tre anni ha subito diversi downgrade da parte delle agenzie di rating. Il programma ha come obiettivo la stabilizzazione macroeconomica, il consolidamento fiscale e la stabilità del settore bancario. Agli aiuti del FMI si affiancheranno, probabilmente, prestiti a condizioni concessional da parte di Banca Mondiale e Banca Asiatica di Sviluppo e supporto da Giappone e Korea del Sud.
La speranza è quella di ristabilire fiducia negli investitori per attrarre capitali esteri e permettere alla Mongolia di continuare ad avere accesso al mercato dei capitali per rifinanziare le emissioni obbligazionarie già emesse. Se rapportato al PIL del Paese, è il quarto finanziamento più elevato approvato nella storia del FMI.
MESSICO: prove di negoziazione con gli Stati Uniti
Il Messico ha raggiunto con gli Stati Uniti un accordo di principio che regolamenta il commercio dello zucchero. Tale intesa limita l’export di zucchero raffinato che il Paese latinoamericano può vendere negli Stati Uniti dal 53% al 30%. L’accordo prevede anche la definizione del prezzo minimo di vendita dello zucchero messicano, per evitare il fenomeno del dumping e l’assenza di imposizione di dazi sulle esportazioni messicane di zucchero raffinato verso gli Usa.
Il fallimento dell’accordo avrebbe penalizzato, tra gli altri, gli esportatori messicani e i grandi consumatori statunitensi, tra cui alcune multinazionali del beverage. Questo segnale positivo dovrebbe gettare le basi per una proficua interazione nella rinegoziazione dell’accordo Nafta, i cui lavori dovrebbero iniziare nel mese di agosto.
IRLANDA: verso la nomina del nuovo premier
Il nuovo leader del Fine Gael (partito conservatore di maggioranza) è Leo Varadkar, già Ministro della Salute e degli Affari Sociali. Trentottenne, di origini indiane da parte di padre, Varadkar succederà al premier dimissionario Enda Kenny dopo il voto del Parlamento del prossimo 13 giugno. Sarà il primo ministro (Taoiseach, in lingua gaelica) più giovane della storia della Repubblica irlandese. Varadkar si prepara a guidare un Paese in robusta crescita (+5,2% nel 2016 e, in media, +3,8%, nel biennio 2017-2018), con un tasso di disoccupazione in diminuzione (dal 13,1% del 2013 al 7,9% del 2016) e conti pubblici in netto miglioramento.
Tuttavia, occorrerà monitorare fattori esterni al Paese, a cui l’economia irlandese è fortemente esposta: da un lato, le negoziazioni per la Brexit potrebbero avere un impatto negativo sulle fitte relazioni commerciali con il Regno Unito; dall’altro, le politiche dell’amministrazione Trump potrebbero incentivare alcune multinazionali con sede in Irlanda, ma di origine americana, a spostare attività e capitali negli Stati Uniti.
SETTORI
AEREI E GAS: quanto vale il piccolo Qatar?
La decisione di interrompere le relazioni diplomatiche con il Qatar da parte di Bahrein, Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi (seguiti poi da Maldive e Yemen) mette a nudo diverse problematiche legate al trasporto aereo e al gas. Qatar Airways, una delle principali compagnie al mondo, ha sospeso i voli verso l’Arabia Saudita mentre le compagnie degli altri Paesi (Emirates, Etihad) si stanno spostando su altri hub: una mossa che contrasta l’embargo sui laptop di marzo da parte di Usa e Regno Unito e avvantaggia gli scali emiratini di Abu Dhabi e Dubai.
Il Qatar è anche il principale esportatore al mondo di LNG con il 30% del mercato nel 2016, mentre diversi Paesi dell’area importano gas qatarino (l’Egitto come LNG, gli Emirati attraverso la pipeline Dolphin). Non si registrano interruzioni nel flusso di gas secco, ma il fabbisogno di questi Paesi è tale che anche una lieve interruzione potrebbe compromettere le attività delle industrie a valle. Al contempo, la ripresa degli investimenti a Doha per produrre più LNG potrebbe trovare un contesto più favorevole con un escalation, anche solo temporanea, dei prezzi.
I NUMERI DELLA SETTIMANA:
30% quota di mercato dell’LNG qatarino nel mondo
6 mld persone che vivono entro le 8 ore di volo dal Medio Oriente
7,8 mld tonnellate di LNG fornito dal Qatar ai Paesi del Medio Oriente nel 2016