Vietnam, perché crederci: meno dazi e più Made in Italy
L’1 agosto 2020 è entrato in vigore l’accordo commerciale di libero scambio tra Unione europea (Ue) e Vietnam, il secondo stipulato da Bruxelles con un Paese ASEAN dopo quello con Singapore del 2019. L’accordo testimonia l’importanza crescente della regione asiatica come partner commerciale europeo e va ad aggiungersi a quelli già vigenti con Giappone (dal 2019) e Corea del Sud (dal 2011). Obiettivo del trattato è l’eliminazione completa dei dazi sul 99% dei beni scambiati tra le due parti nell’arco di 10 anni, con il 65% di questi azzerati già dall’entrata in vigore di agosto. Oltre a beneficiare dell’abbattimento delle barriere tariffarie, le imprese europee vedranno ridursi anche gli ostacoli di natura non tariffaria, attraverso l’adozione di standard comunitari e internazionali, e godranno di un maggiore accesso al mercato vietnamita grazie alla possibilità di partecipare alle gare di appalto alle stesse condizioni delle aziende locali. Sarà inoltre garantita la ratifica da parte del Vietnam delle convenzioni internazionali riguardanti il rispetto dei diritti dei lavoratori e della tutela dell’ambiente.
Negli ultimi anni il Vietnam ha mostrato una crescita economica vigorosa (di poco inferiore al 7% l’anno nel periodo 2015-19 e prevista al 2,3% nel 2020 e all’8% nel 2021) e si è distinto per la sua reattività nell’attuale contesto di crisi pandemica; si è inoltre affermato come importante hub manifatturiero in Asia e ha nel tempo rafforzato i legami commerciali con le economie europee: l’interscambio tra l’Ue e il Vietnam è infatti passato da €12,7 mld nel 2010 a €45,5 mld nel 2019. Tra i principali Paesi beneficiari dell’accordo troviamo l’Italia, nel 2019 terzo esportatore europeo dopo Germania e Francia verso Hanoi con €1,3 mld di beni venduti, registrando di contro un disavanzo commerciale superiore a €1,8 mld, anche a causa dell’alta percentuale di dazi applicati ai prodotti europei. Dopo l’inevitabile battuta d’arresto nell’anno in corso, comunque la minore fra quelle osservate nella maggior parte delle economie dell’area, le nostre vendite sono previste in rapida ripresa, portando i valori esportati ai livelli superiori a quelli pre-crisi come evidenziato nel nostro Rapporto Export 2020 (Figura 1).
Beneficeranno di questo accordo i settori più rappresentativi del nostro export: la meccanica strumentale, che costituisce quasi il 30% del valore esportato nel 2019 e che, in alcuni comparti, era soggetta a dazi fino al 35%; i prodotti in cuoio e pelle, pari al 16% dell’export, e “tassati” fino al 10%; gli apparecchi elettrici, terzo settore per valori esportati con un peso del 7%, ma funzionale alla produzione di beni tecnologici ad alto valore aggiunto da parte del Vietnam, e sul quale gravavano dazi fino al 30%. L’accordo rappresenta anche un’opportunità per aumentare l’export di prodotti alimentari e di bevande italiane, fino a oggi soggetti a dazi molto elevati, che potevano raggiungere il 50% nel caso del vino e di alcuni prodotti lattiero-caseari, garantendone il corretto riconoscimento della provenienza. Saranno infatti tutelate 169 Indicazioni Geografiche europee, di cui ben 38 italiane, con un vantaggio non trascurabile per il marchio Made in Italy che vede aprirsi una finestra di opportunità in un settore fortemente penalizzato dalle falsificazioni, ma soprattutto che ha saputo difendersi anche in periodo di crisi pandemica. Il progressivo abbattimento delle barriere tariffarie rappresenta dunque un elemento cruciale per rafforzare il Vietnam come mercato di opportunità nelle strategie di internazionalizzazione delle imprese italiane.