Nord Est: cresce l’export nei mercati emergenti trainato dal Made in Italy
- Il gruppo assicurativo-finanziario italiano presenta a Mestre i risultati di REthink studio previsionale sull’export e si confronta sulle sfide future con le imprese del Triveneto (Bisol, Pasta Zara, Ital TBS Telematic & Biomedial Services e Marangoni Meccanica)
- Per il futuro delle esportazioni del Nord Est, le nuove direttrici di crescita sono fuori dall’Europa. Best performer i settori di punta dell’export Made in Italy, sia tradizionale che tecnologico: agroalimentare, moda, gioielli e mobili; ma anche macchinari industriali e apparecchiature elettriche, con margini interessanti nel continente africano
SACE, il gruppo assicurativo-finanziario che sostiene la crescita e la competitività delle aziende italiane, presenta oggi REthink, il Rapporto con le previsioni sui trend dell’export italiano per il 2014-2017, con un focus dedicato al tessuto imprenditoriale del Nord Est.
“Sono molto lieto di presenziare a quest’importante evento, di incontro e confronto con le imprese, nel cuore del Triveneto, una delle aree italiane più orientate ai mercati internazionali – ha dichiarato il presidente di SACE, Giovanni Castellaneta, in apertura dei lavori -. I nostri studi lo confermano: grazie a un’elevata capacità di riadattamento, innovazione e specializzazione, le imprese del Nord Est hanno saputo anticipare i tempi e reagire alle difficoltà congiunturali, intercettando le migliori opportunità al di fuori dell’area euro e realizzando, solo nel 2013, 70 miliardi di export”.
“Questo dinamismo trova pieno riscontro anche nell’operatività della nostra Sede di Venezia, che segue tutte le imprese del Triveneto – ha spiegato Simonetta Acri, direttore Rete Italia di SACE -. Da qui, anche attraverso i nostri presidi a Padova, Verona, Pordenone e Trento, solo nell’ultimo anno abbiamo servito più di 3 mila imprese, in prevalenza Pmi, per oltre 5 miliardi di euro di operazioni assicurate”.
Nel 2013 nel Triveneto hanno registrato le migliori performance i settori di punta dell’export Made in Italy: le tecnologie industriali ma anche i beni di consumo, che da soli hanno sfiorato il valore di 40 miliardi di euro di esportazioni, forti dell’indiscutibile appeal che esercitano sui mercati emergenti.
La filiera agroalimentare, ad esempio, ha messo a segno un tasso di crescita dell’export del 5,7%; i gioielli e mobili del 3,1% (tasso che diventa a due cifre nei mercati emergenti, raggiungendo il 15% nei mercati mediorientali); il settore moda, in aumento del 3,1% a livello globale, è balzato al 19% nel Far East.
Anche le tecnologie industriali hanno realizzato performance positive all’estero, trainate dalla meccanica strumentale, che da sola ha generato 15 miliardi di euro di export (+2,1% rispetto all’anno precedente) e dalle apparecchiature elettriche (+5,4%) che trovano nella “Inox Valley” un territorio di eccellenza transfrontaliero. Interessanti prospettive sono offerte anche da altri distretti: spiccano le performance dell’occhialeria di Belluno, della concia di Arzignano e dei vini di Conegliano e Valdobbiena e del Veronese.
Rilevazioni che trovano conferma nel Rapporto di SACE, che inserisce quasi tutti questi comparti nella classifica Top Sector, ovvero la classifica dei settori di punta per l’export italiano nei prossimi quattro anni (2014-2017): l’agroalimentare, best performer a livello nazionale, con previsioni di crescita dell’export all’8,9%, seguito dalla meccanica strumentale (8,5%) e, qualche gradino più in basso, dal tessile e abbigliamento (7%). Mentre i migliori margini di crescita per l’export di questi settori proverranno dai mercati emergenti: non solo i Brics, ma anche diverse destinazioni meno battute (come Arabia Saudita, Angola, Cile, Filippine e Tailandia) senza dimenticare i mercati avanzati già acquisiti (come Canada e Francia).
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