EMIRATI ARABI UNITI
Gli Emirati Arabi Uniti vogliono ritagliarsi il ruolo di “Paese cerniera”. Cerniera d’affari tra tutti i Paesi del Golfo Persico e l’Europa, innanzitutto. Non solo, intendono anche diventare un trampolino logistico e di business verso l’Asia, in particolare con Cina e Giappone, ma stando anche intessendo importanti relazioni anche in Africa centrale (dove sono stati finalizzati importanti investimenti nel settore agricolo). Un trait d'union tra tutti questi Paesi e l’Europa.
La politica espansiva mondiale di Abu Dhabi – primo dei sette emirati che compongono la federazione dell’Eau per ricchezza ed estensione – è dettata dal piano di sviluppo nazionale (“The Vision 2020”), lanciato anni addietro per condurre il Paese fuori dalla sudditanza economica del petrolio.
Se possibile la crisi dei prezzi del greggio (sceso dagli oltre 100 dollari Usa al barile fino alla soglia dei 30 dollari), ha accelerato questo processo di diversificazione. Le riserve petrolifere (e di gas naturale) degli Emirati sono imponenti, certo, ma l’intenzione è di sganciare il Paese dalle royalties del greggio. Per questo i massicci investimenti nel settore aereo mondiale (come la recente partecipazione azionaria in Alitalia), servono da volano per far sterzare verso il Golfo le rotte aeree internazionali di traffico e turismo. I piani di sviluppo per il settore aereo procedono a tappe forzate, forti di una capacità finanziaria impressionante. Proprio agli Emirati fanno capo cinque tra i principali fondi sovrani mondiali, con una potenza di fuoco finanziaria complessiva stimata in centinaia di miliardi di dollari.
La scelta di concentrarsi sul settore aereo è qualcosa di più di una strategia singola, è una precisa politica regionale condivisa, visto che tutte le principali compagnie dell'area (Etihad, Emirates, Qatar Airways), hanno avviato strategici piani di sviluppo e potenziamento della flotta aerea. L'intenzione è di veicolare i flussi turistici e dirottare l’asse degli affari mondiali verso il Golfo Persico. Ma non solo. Da qualche anno gli eventi fieristici dedicati al settore aereo e aeroportuale (come il tradizionale salone Airport Show di maggio, al quale quest'anno partecipa con un proprio stand anche SACE), hanno strappato il primato ad altri eventi simili. Solo nel 2015, alla precedente edizione del salone emiratino, si sono conclusi affari e accordi per complessivi 20 miliardi di dollari. Non c'è solo da vendere e acquistare nuovi velivoli. Questa è solo una piccola parte del business. C'è tutto un mondo di tecnologie e servizi avanzati che ruota intorno al settore aereo e aeroportuale. Organizzare e gestire la più importante kermesse dedicata consente, e sempre più consentirà, di indirizzare le scelte, agganciare possibili ricche nicchie d'affari, rendere sempre più strategica la "portaerei regionale del Golfo" come hub internazionale di riferimento.
In sostanza si vogliono oggi gettare le basi per fare di questo Paese uno snodo imprescindibile per l'intera filiera del comparto aereo: dalla realizzazione delle piste di atterraggio ai sistemi di smistamento bagagli, dalla gestione dei flussi passeggeri all'implementazione delle nuove tecnologie.
Ma il dinamismo nel comparto aereo rappresenta soltanto la punta della strategia emiratina. L’intenzione dichiarata è di accompagnare il Paese verso uno sviluppo sostenibile (imponenti gli investimenti in energie rinnovabili), di incoraggiare la giovanissima popolazione (la maggior parte ha meno di 40 anni), a lanciarsi in business più promettenti (finanza, nuove tecnologie, servizi, intermediazione commerciale).
L’occasione per le imprese italiane è ghiotta. Non solo il made in Italy gode di grandissima attenzione, ma l’intensificarsi dei rapporti tra Italia e Abu Dhabi potrebbe rappresentare il volano migliore per far decollare l’interscambio. “Presidiare quest’area da vicino è una scelta indispensabile oggi e strategica per il futuro”, spiega Marco Ferioli, responsabile Medio Oriente e Nord Africa di SACE, capo dell’ufficio SACE di Dubai. “Nel 2015 l’export italiano verso gli Emirati ha superato i 5,5 miliardi di euro, e le stime ipotizzano che entro il 2018 le esportazioni italiane possa crescere di altri 2 miliardi”.
Nel 2020 gli Emirati ospiteranno – in un passaggio ideale del testimone con l'Expo Milano 2015 - la prossima edizione di EXPO Dubai 2020. E guardando a questo evento SACE ha già messo a disposizione della Dubai Aviation Corporation (Dacc) una linea di credito da 1 miliardo di euro destinata a sostenere export e investimenti di imprese italiane coinvolte nel progetto Dubai South, area di 145 chilometri quadrati che ospiterà il nuovo aeroporto internazionale Al Maktoum ed Expo Dubai 2020. Sempre negli Emirati, SACE ha recentemente sottoscritto un Memorandum of Understanding con Abu Dhabi Ports, che prevede la valutazione di importanti progetti per le aziende italiane, in particolare rispetto allo sviluppo del Khalifa Port, il porto di Abu Dhabi e della free zone di Kizad.
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